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Dei migranti

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Continua il giro dei nostri politici nelle capitali del Nord Africa e della Africa centrale. Si sta recuperando in tempi brevissimi quello che non è stato fatto in tanti anni, grazie alla disattenzione verso una parte del mondo che è a due passi da noi e che abbiamo abbandonato totalmente per guardare ad Est, ed anche ai nostri uomini politici che non hanno preso posizione nei confronti degli interessi della Germania.

Si sta correndo ai ripari per evitare di continuare a dare ogni giorno 800 milioni di euro all’Orso russo con i quali esso riesce a non pagare per quelle sanzioni che il mondo occidentale sta imponendo alla Federazione per costringerla a più miti consigli e a farla ritirare dalle aree invase in Ucraina e ad evitare il default tecnico del rublo e di tutta l’economia russa.

Trovare fonti energetiche in così breve tempo è estremamente complicato ed infatti le resistenze da parte di Germania in particolare, la più dipendente dal gas russo, ma anche degli altri Paesi è rilevante, tanto che una tale decisione non è stata ancora presa, ed assistiamo al paradosso per cui da un lato forniamo le armi al popolo ucraino per contrastare il gigante russo e dall’altro forniamo i soldi necessari allo stesso per fornirgli le risorse che gli servono per attaccarci.

Questa incapacità di guardare lontano, dei nostri governi precedenti, che non hanno impostato una strategia energetica, facendosi imporre da minoranze agguerrite lo stop al nucleare, che poi ha convinto una popolazione che ha votato senza sufficienti strumenti per capire il risultato a cui saremmo arrivati e che non ha compreso la pericolosità di mettersi in mano a fonti energetiche esclusive fornite da parte di un solo Paese.

Adesso stiamo pagando tutto. Potevano esserci alternative? Certamente sì se solo guardiamo quello che ha fatto la nostra vicina Francia, mentre noi ci siamo tenuti il pericolo delle loro centrali in casa e stupidamente abbiamo chiuso quelle nostre che oggi renderebbero il Paese meno succube dell’energia russa e ed anche meno esposto ai rincari che stanno portando l’economia italiana verso una fase recessiva, che speriamo poter evitare.

Adesso corriamo ai ripari quando la situazione è precipitata, ma sembra che tale esperienza non ci stia insegnando nulla, perché non si vede un cambio di percorso riguardo al Mediterraneo che prevedrebbe investimenti importanti per collegare la sponda sud della Sicilia a Berlino. Ma sembra che invece continuiamo a subire il Mediterraneo invece che come opportunità come problema. Infatti con la primavera ed il bel tempo ritorna il grido di dolore del sindaco di Lampedusa, Totò Martello, che dà l’allarme sulla ripresa degli sbarchi. L’hotspot posizionato in un’Isola che è uno dei punti nevralgici del turismo siciliano, insieme a Taormina e Cefalù, torna a riempirsi in modo inconcepibile, considerato che mentre è attrezzato a ricevere 200-300 persone al massimo, spesso ne ospita, si fa per dire, anche un migliaio.

     Anche lì una soluzione a lungo termine non si è voluta prendere né a livello locale né a livello europeo. Infatti quella che potrebbe diventare una soluzione che non confliggerebbe con il turismo di Lampedusa, cioè attrezzare l’isolotto di Lampione, non viene, per insipienza ma anche per interessi ormai consolidati sull’Isola, presa in considerazione. 

A livello europeo si assiste ad una differenziazione nell’accoglienza da parte dei paesi di Visegrad, che adesso si dimostrano estremamente disponibili, correttamente, nei confronti degli Ucraini, cosa buona ed auspicabile. Ma non possiamo dimenticare che la Polonia ha costruito muri e posto fili spinati per evitare che poche migliaia di persone provenienti dal Medioriente potessero entrare in Europa. Ed anche che Italia e Grecia sono state lasciate sole.

L’operazione che il nostro Paese dovrebbe intestarsi è quello di un cambiamento epocale nei confronti della visione del futuro dell’Europa.

Non sarà facile ma il momento è molto propizio. Bisognerà lavorare su molti fronti: uno quello della ricerca di fonti energetiche alternative di approvvigionamento, che forse va fatta a livello comunitario, in modo da evitare che ci possa essere concorrenza tra i singoli Paesi europei e che quindi i fornitori possano avere un potere contrattuale maggiore.

L’altro quello del risparmio energetico, a cominciare dagli uffici pubblici, i cui locali spesso rimangono accesi notte e giorno, a quello dell’illuminazione delle città, evitando sprechi oggi molto diffusi, a quello dei riscaldamenti/condizionamenti sia nelle case private che negli uffici pubblici.

Oltre ovviamente dare indicazioni, come è stato fatto col Next Generation UE, e come si sta facendo con provvedimenti recenti, per far sì che la transizione energetica possa essere accelerata consentendo normative più veloci per permettere impianti anche individuali per produrre energia solare, eolica o anche con l’utilizzo delle maree. Oltre che nel medio termine tornando al nucleare di nuova generazione. Ed infine modificare gli accordi di Dublino per l’accoglienza.

E tutto questo non può che portare a valorizzare maggiormente tutta l’area meridionale, peraltro aria che dal punto vista climatico presenta condizioni migliori per il risparmio energetico, considerate le temperature medie più alte.


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