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La corsa ai prestiti è cominciata. Un percorso a ostacoli tra banche nel caos, norme nebulose e tempi di erogazione incerti. Per le imprese, soprattutto piccole, rischia di essere una maratona defaticante e con una posta in gioco di pochi soldi che a mala pena basteranno per riavviare l’attività. Pochi, maledetti e in ritardo, è questo il teorema servito su un piatto d’argento dal governo con il Decreto Liquidità, annunciato con squilli di tromba come una bombola di ossigeno per il sistema produttivo.

Innanzitutto per sfuggire alla tagliola dell’istruttoria delle banche non si deve chiedere più di 25 mila euro. Ma sia chiaro: non è che un’impresa va in banca, compila un modulo o magari fa tutto online e si vede trasferito sul conto, subito, tale cifra. Non siamo in Germania o in Svizzera. Punto numero uno: va chiarito che non tutti possono mettersi in tasca 25 mila euro. Per avere un prestito di questo importo bisogna aver fatturato quattro volte tanto. Il decreto dice che non si può chiedere più del 25% dei propri ricavi. Ergo, per un prestito da 25 mila euro l’impresa deve avere ricavi superiori a 100 mila euro. Altrimenti deve accontentarsi di cifre più basse.

La piccola impresa artigiana, la giovane partita Iva con un basso giro d’affari, che ancora non è uscita dalla crisi economica, deve accontentarsi di poco.

Va peggio alle aziende con pochi mesi di vita, nate nel 2019, che non hanno fatturato e che quindi restano escluse dal circuito dei prestiti garantiti. Queste appena aperti i battenti si sono trovati alle prese con il lockdown che ha bloccato il business e magari speravano di poter accedere a un finanziamento. Niente da fare, il governo non li ha nemmeno presi in considerazione.

Non hanno vita più facile le aziende che aspirano, è il caso di dirlo, a prestiti tra i 25 mila e gli 800 mila euro. Dovranno munirsi di tanta pazienza. La garanzia al 90% dello Stato e al 10% di Confidi, non assicura una corsia preferenziale rispetto alle procedure ordinarie. Le richieste saranno sottoposte all’istruttoria consueta che verificherà la solvibilità. Prima di mettere la firma la banca farà le pulci al bilancio per evitare sorprese o contenziosi nel futuro.

Le pmi hanno come copertura il Fondo centrale PMI che ha fatto sapere di esser pronto per ricevere le domande per le garanzie. Da oggi dovrebbe essere operativa la piattaforma informatica sulla quale le banche devono caricare le richieste. La procedura per le piccole e medie imprese partirà lunedì prossimo. Il segretario generale della Fabi, il sindacato dei bancari, Lando Maria Sileoni, è ottimista. Ha spiegato che serviranno solo quattro passaggi: la firma del contratto di finanziamento, la sottoscrizione della richiesta di accesso al Fondo di garanzia, la presentazione di una copia di un documento di identità e la compilazione di un’autocertificazione sui ricavi e le spese del personale. La banca dovrà effettuare solo la verifica antiriciclaggio e antimafia.

Il sindaco ha riferito che molte aziende vorrebbero che fosse allungato il tempo di restituzione dei prestiti introdotti col decreto Liquidità. Ma per andare oltre i sei anni attualmente stabiliti, ha spiegato Sileoni, occorre modificare una norma europea e quindi servirebbe una istanza specifica da parte del governo italiano alla Commissione europea.

Il bacino dei potenziali interessati al prestito fino a 25 mila euro è di circa 2,5 milioni. Il timore delle banche è che ci sia un bis di quello che è accaduto all’Inps con il sistema informatico andato in tilt per la mole degli accessi. Il modulo per fare la domanda è pronto ma le banche lo sono meno. Il sindacato dei bancari, Fabi, ha già messo le mani avanti ricordando che la rete degli istituti ha la metà del personale in smart working e poi si tratta di ridisegnare il meccanismo operativo adeguandolo alle nuove norme. Intesa SanPaolo si attende una valanga di domande.

Oltre alla modulistica del fondo di garanzia c’è la documentazione di legge. I tempi sono legati al numero delle domande che perverranno e all’intasamento nelle filiali. I piccoli prestiti dovrebbero essere liquidati prima.

Più complicato il percorso per le medie e grandi imprese. I prestiti fino a 5 milioni hanno la garanzia della Sace fino al 90%. Il via libera di Bruxelles a questa copertura, previsto dalla normativa, è arrivato ma questo non vuol dire che il meccanismo parta subito. Non si conoscono ancora i tempi in cui sarà operativa la piattaforma della Sace sulla quale le banche dovranno caricare le richieste di garanzia.

Come era prevedibile c’è stato un corto circuito tra le banche e il governo. Palazzo Chigi si è affrettata a dire che le imprese avrebbero ricevuto subito la liquidità di cui hanno bisogno, senza considerare la capacità organizzativa e i tempi degli istituti. Nel momento in cui il modulo per richiedere il credito è stato messo online, i telefoni delle banche sono andati in fibrillazione. Tant’è che l’Abi si è fatta sentire precisando che le dichiarazioni di immediata disponibilità, non hanno tenuto conto degli adempimenti, non dipendenti dalle banche, “non sempre completati e che impediscono alle banche di attuare, fino ad ora, le misure di liquidità che necessiterebbero di semplificazioni”.

Un tema che attende una risposta è la tutela legale e lo scudo penale per i banchieri. Ovvero un paracadute che metta al riparo gli amministratori delegati delle banche da possibili conseguenze penali come concorso in bancarotta, revocatorie fallimentari, concessione abusiva del credito in presenza di fallimenti di società beneficiare del finanziamento. È un articolare non irrilevante se si vuole che il meccanismo dei prestiti proceda velocemente e senza intoppi.


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