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Paolo Gentiloni

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A me non piace invocare la frase “io l’avevo detto”, perché ritengo una simile frase non solo retorica ma anche inutile in quanto ciò che in questi ultimi mesi, in particolare dal 25 luglio 2019 ad oggi (dalla data cioè in cui abbiamo appreso di una disponibilità della Unione Europea di circa 209 miliardi di euro), abbiamo più volte ribadito, proprio attraverso questo giornale, la carenza di adeguate risorse nel comparto delle infrastrutture per il Mezzogiorno, in particolare abbiamo più volte denunciato l’assenza di risorse non solo “assegnate” ma anche “utilizzate” dal Mezzogiorno del Paese.

Distinguo tra “assegnato” e “utilizzato” perché in più occasioni ho precisato, sempre attraverso questo giornale, che i progetti infrastrutturali inseriti nel Recovery Plan e che possono realmente essere adeguatamente trasformati in opere compiute coerentemente a quanto richiesto dalla Unione Europea non superano, nel Mezzogiorno, l’importo di 4,5 miliardi di euro, mentre contestualmente, nel Centro Nord, tale valore si attesta su un valore di oltre 74 miliardi di euro.

Né possiamo accettare due inversioni di marcia da parte del Governo senza una contemporanea ammissione delle errate assegnazioni contenute nella prima stesura del Recovery Plan:

• la prima inversione legata all’utilizzo del Fondo stesso per elargire sussidi e bonus; in tempo non sospetto attraverso questo giornale avevo ricordato che nelle Linee Guida emanate dalla Commissione Europea i sussidi e i bonus non potevano essere contemplati, queste mie denunce, fatte sempre attraverso questo giornale, avevano trovato poi piena conferma nell’intervento al Parlamento italiano del Commissario europeo Paolo Gentiloni

• la seconda inversione legata all’ammissione del limitato volano di risorse assegnato proprio al Mezzogiorno

Questo tentativo di rivisitazione del Recovery Plan per riequilibrare in modo adeguato i trasferimenti al Mezzogiorno purtroppo non ci soddisfa affatto perché, mentre può soddisfare chi si accontenta delle cosiddette “percentuali obbligate”, sì di chi si accontenta di partecipare alla gara delle percentuali del 34%, del 40% e, addirittura, del 50% di investimenti al Sud, non soddisfa chi invece, come chi scrive e chi legge questo giornale, è molto attento alle reali e misurabili scelte che il Governo intende non “adottare” ma “attuare” concretamente nel Sud; non ci soddisfa perché utilizza quota parte delle risorse del Fondo di Coesione, sempre comunitario per il periodo 2021 – 2027, destinato al Mezzogiorno.

Ora sappiamo da sempre che tale Fondo, attraverso i Piani Operativi Nazionali (PON) e i Piani Operativi Regionali (POR) per l’85% (ottantacinque per cento) è già destinato ad interventi nel Mezzogiorno. Quindi, ci spiace dover ammettere che ancora una volta si è preferito regalare solo illusioni ai cittadini di ben otto Regioni del Paese (Sardegna, Sicilia, Molise, Abruzzo, Campania Basilicata, Puglia, Calabria) e, cosa ancor più grave, si sono preferiti, in questa operazione, dei comparti come la scuola, la sanità e quella del comparto trasporti che sono comparti le cui risorse vengono spalmate nell’intero sistema Paese.

Tra l’altro il comparto trasporti è stato incrementato per la voce acquisto materiale rotabile dimenticando che i treni sono mezzi mobili e che quindi arricchiscono l’intero patrimonio strutturale ed infrastrutturale del Paese.

Cercare di convincere chi da mesi sta denunciando questa enorme e preoccupante sottovalutazione delle esigenze infrastrutturali del Sud, cercare di produrre riequilibri teorici ed inesistenti per riottenere un consenso da parte di chi aveva praticamente scoperto e chi, come questo giornale, aveva più volte denunciato da parecchio, è quanto meno poco corretto.

Sono sicuro e fiducioso però che queste contestazioni saranno sollevate in modo formale fra pochi giorni da parte della Unione Europea; sarà sicuramente Marc Le Maître (Director- General, for Regional and Urban Policy della Unione Europea) a dire in modo formale e, forse anche più mortificante per il nostro Paese, tutto questo.

Il Ministro Gualtieri conosce benissimo il contesto tecnico amministrativo della Unione Europea e sa bene quanto sia stata pesante la denuncia del Direttore Le Maître nel mese di settembre 2019 sul mancato utilizzo delle risorse del Fondo di Coesione 2014 – 2020 da parte del nostro Paese, quindi prima di licenziare un documento quale quello conosciuto ancora in modo informale sarà bene, ancora una volta, verificare quali possano essere davvero le risorse aggiuntive per il comparto infrastrutture del Sud.


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