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Il porto di Gioia Tauro

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C’è un ulteriore tassello nella strategia per il rilancio del Mezzogiorno e il recupero dei diritti di cittadinanza per i suoi abitanti. Nel Piano di ripresa e resilienza che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha presentato ieri al Parlamento, è stata inserita anche la riforma per la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), ovvero i servizi minimi in termini di istruzione e formazione, assistenza sociale, mobilità e trasporto che la Costituzione vuole garantiti a tutti gli italiani e su tutto il territorio, ma rispetto ai quali i cittadini meridionali sono stati finora lasciati indietro. Il Pnrr parte dagli asili nido, puntando ad aumentare l’offerta delle prestazioni di educazione e cura della prima infanzia, attingendo alle risorse del piano di infrastrutturazione sociale previsto nella missione 4, dedicata all’Istruzione e alla ricerca, sia ai fondi stanziati nell’ultima legge di bilancio.

«Una vittoria per il Mezzogiorno, per tutte le donne e i bambini del Sud», l’ha definita il ministro per il Sud, Mara Carfagna, che ne ha fatto una battaglia fin dai primi giorni del suo insediamento, sottolineandone la valenza anche ai fini di una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

LE RISORSE PER LA RIPARTENZA

Per riaccendere i motori e accorciare la distanza che lo separa dal resto del Paese il Mezzogiorno può contare su risorse straordinarie. Il Pnrr, tra le risorse europee del Recovery fund (191,5 miliardi) e la “gamba” del Piano nazionale complementare da 30,6, mette in campo 82 miliardi sui 206 ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota pari al 40%. A questi si aggiungono gli 8,4 del React Eu – che ne conta complessivamente 13,5 – 54 di fondi strutturali per la programmazione 2021-2027, più 58 del Fondo per lo sviluppo (il premier ha confermato il reintegro delle risorse del Fsc anticipate nel Piano). E siamo già oltre i 200 miliardi.

Ci sono poi i 26 miliardi stanziati entro il 2032 destinati alla realizzazione di opere specifiche, di cui ha parlato il premier illustrando il Piano alla Camera: da qui si attingerà per finanziare con 9,4 miliardi la linea ferroviaria ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, che – ha sottolineato Draghi – «diventerà una vera alta velocità». I tempi di realizzazione dell’opera oltrepassano il termine fissato da Bruxelles per l’attuazione del Piano: manca l’elettrificazione della rete, non c’è un progetto esecutivo. Ma essendo parte del piano completare le garantisce di poter godere della stessa procedura accelerata di quelle che vi sono iscritte.

Per il Mezzogiorno stavolta i soldi ci sono e sono tanti, come non si erano visti nemmeno negli anni della Cassa del Mezzogiorno. Serviranno per rispondere all’«ansia dei territori svantaggiati di affrancarsi da disagi e povertà», «colmare le disparità regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord», ma anche scommettere sul recupero di competitività di un’Italia unita. Il premier non ha usato giri di parole: «Il potenziale del Sud in termini di sviluppo, competitività e occupazione è tanto ampio quanto è grande il suo divario dal resto del Paese – ha affermato – Non è una questione di campanili: se cresce il Sud, cresce anche l’Italia». Se l’incremento di Pil stimato per il Mezzogiorno è pari a quasi 1,5 volte l’aumento del Pil nazionale, nel piano si sottolinea che «il Sud contribuisce per un punto percentuale allo scostamento del Pil nazionale nel 2026.

GLI INTERVENTI

Guarda a Sud il 50% degli investimenti nelle infrastrutture, destinati all’alta velocità (Napoli-Bari, Palermo-Messina-Catania, Salerno-Reggio Calabria) e al sistema portuale. Per la portualità, in particolare, il Mezzogiorno può contare su 1,2 miliardi su uno stanziamento complessivo di 3,6 miliardi (previsti per la maggior parte nel Fondo complementare), mentre al Centro Nord ne sono riservati 1,240. Incidono sulla portualità poi altre risorse per 1,2 miliardi previste nel piano per azioni di sistema sull’intero territorio. Per l’infrastutturazione delle Zes meridionali ci sono 600 milioni che ricadono nella Missione 5 – Inclusione e Coesione -accompagnati da un progetto di riforma e dalla previsione di un credito d’imposta che passerà da 50 a 100 milioni di euro e sarà allargato anche agli immobili strumentali.

La Missione 1 si propone di incidere significativamente sulla riduzione dei divari, a partire dal gap digitale che come ha sottolineato Draghi, condiziona anche l’esperienza educativa dei ragazzi e la competitività delle imprese, destinando al Sud il 48% degli investimenti sulla banda digitale ultra veloce. I progetti per la Rivoluzione verde, tra economia circolare, transizione ecologica, mobilità sostenibile e tutela del territorio e della risorsa idrica, destinano al Mezzogiorno 23 miliardi. Oltre agli interventi sulle reti idriche e sulla gestione dei rifiuti, nel Sud si prevedono importanti progetti per la produzione dell’idrogeno, attraverso la riconversione di siti industriali in Puglia, Sicilia sia per il rifornimento sulla rete ferroviaria e stradale.


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