X
<
>

Bisogna chiedere a Putin di fornire più gas

Condividi:
3 minuti per la lettura

LO scollamento fra realtà delle industrie e proclami della politica in tema ambientale è sempre stato ampio, perché le bollette sono cosa, oltre che noiosa, difficile da capire, mentre il salvare il pianeta e rassicurare le adolescenti del Nord Europa è cosa molto più empatica. Tuttavia, le cose sono andate peggiorando nelle ultime settimane e la malattia della fuga alla realtà ha avuto una recrudescenza, un po’ perché i mercati sono fuori controllo, un po’ perché si sta avvicinando la scadenza della COP26 che vede l’Europa, l’UK e anche l’Italia attori protagonisti sul palcoscenico di Glasgow.

I prezzi da un mese e mezzo sul mercato del gas sono completamente impazziti, da valori ad inizio anno di 20 euro per megawattora a punte ad inizio ottobre a 120, mentre negli ultimi giorni sono leggermente scesi, si fa per dire, a 85 euro. Siccome l’elettricità in Italia si fa soprattutto con il gas, inevitabilmente le quotazioni sono schizzate oltre 200 euro per megawattora, con punto verso 300 ad inizio ottobre e valori, ora, solo leggermente più bassi verso i 200 euro per megawattora.

Questi sono i prezzi che vengono presi a riferimento per stabilire le variazioni delle bollette del gas e dell’elettricità degli italiani e, più o meno direttamente, anche degli altri consumatori del resto d’Europa. Le bollette di ottobre, nonostante uno stanziamento del governo di 3,5 miliardi, sono salite rispettivamente del 30% e del 14% per l’elettricità e per il gas. Solo che i prezzi di fine settembre erano più bassi di quelli di adesso e gli aumenti che si prospettano per il prossimo trimestre, quello dal primo gennaio 2022, sono di portata analoga a quella di ottobre.

È così in tutta Europa e il tasso di inflazione farà segnare nelle prossime settimane un’impennata, creando qualche grattacapo ai finanziari che manovrano la loro liquidità da un investimento all’altro. Manca gas in Europa, manca carbone in Cina, magra consolazione, e molti politici, in vista della COP, continuano ad insistere che occorre far più rinnovabili, quelle che tutti vorremmo più sviluppate perché, non ci vuole molto a capire, è meglio usare il sole e il vento piuttosto che roba nera e sporca come il carbone o il petrolio. Fosse così facile come dicono alcuni politici di successo.

Il problema è che anche le nostre istituzioni, nazionali ed europee, sembrano un po’ ostaggio di questa faciloneria e non hanno il coraggio di dire chiaramente che serve gas immediatamente e non fra qualche anno quando si, forse, una centrale d’acquisto comune con relativi stoccaggi, potrebbe fare di più attraverso dei rilasci controllati di volumi addizionali.

Questa è una delle misure suggerite dalla Commissione Europea per fronteggiare la crisi. Elenca anche, nel documento diffuso il 13 ottobre, altre iniziative al limite del paradossale, ma, giustamente, ricorda i poveri che quest’inverno non ce la faranno a scaldarsi, 31 milioni, il 7% della popolazione europea, di cui almeno 3 milioni sono italiani.

L’Italia è il paese più esposto all’esplosione dei prezzi del gas perché è quello che usa più gas nella generazione elettrica ed è anche per questo che i prezzi dell’elettricità sulla borsa elettrica sono i più alti. L’Italia ha la presidenza del G20 e ha l’opportunità, e il dovere, per quei 3 milioni, di chiedere a Putin, il prossimo fine settimane, di sedersi al tavolo e di chiedergli che cosa serve per avere più gas. Solo l’annuncio basterebbe a far scendere i prezzi almeno di un 20% e per molti cittadini vorrebbe dire un po’ più di caldo il prossimo inverno.

Si liberino i politici dalla tentazione di parlare solo di cambiamenti climatici, di transizione e di rinnovabili, temi di cui avremo tempo per anni di discuterne, e si faccia un atto di umiltà prendendo atto della realtà della nostra dipendenza energetica.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE