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di CESARE MIRABELLI*

SI E’ SOLITI attribuire minore rilievo alle elezioni amministrative, per l’impatto prevalentemente locale che ha la scelta del sindaco di una città, rispetto alla dimensione nazionale delle elezioni politiche, che misurano la forza dei diversi partiti in campo e ne determinano la rappresentanza parlamentare. Tuttavia elezioni amministrative che decidono la scelta dei sindaci delle grandi città e coinvolgono larga parte del corpo elettorale hanno anche un rilievo nazionale, giacché manifestano ben più di un sondaggio il consenso che riceve ciascun raggruppamento politico.

Indipendentemente da questo ulteriore effetto riflesso che le elezioni negli enti locali producono sul piano nazionale, esse hanno una incidenza di particolare rilievo per la crescente importanza che i Comuni hanno nel governo del territorio, nella gestione amministrativa e nei servizi che erogano alla popolazione. Del resto la costituzione rende evidente questo apprezzamento e indica i Comuni quale primo ente del quale la Repubblica «è costituita». Un apprezzamento ancora maggiore per Roma, se ancora la costituzione sottolinea che è «la capitale della Repubblica» e stabilisce che «la legge dello Stato disciplina il suo ordinamento».

Non è dunque espressione di campanilismo affermare che l’elezione del sindaco di Roma ha un particolare rilievo non solamente per il governo della città. Già questo è un compito particolarmente impegnativo. Assicurare l’erogazione dei molti sevizi pubblici di competenza comunale, concorrere a creare con il corretto ed efficace esercizio delle proprie competenze lo sviluppo economico, sociale e culturale della città, organizzare e rendere efficiente un apparato amministrativo complesso e di grandi dimensioni sono tutti elementi che qualificano e caratterizzano il buon governo di un grande comune, nel caso di Roma il più grande sia per estensione territoriale sia per popolazione.

LE SFIDE IMMEDIATE

Per quanto riguarda Roma c’è altro. Il ruolo di capitale offre la città come sede delle istituzioni politiche e amministrative centrali dello Stato e impone un’impegnativa presenza e accoglienza internazionale. Inoltre racchiudere nel proprio territorio in uno dei più piccoli Stati, la Città del Vaticano, attribuisce particolare rilievo e responsabilità a una città, per la quale viene riconosciuto «il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità».

Già nel contesto di un’ordinaria amministrazione al sindaco di Roma sarebbero richieste qualità di notevole rilievo. Un significativo retroterra culturale e politico, una personale rappresentatività, una capacità di visione che proietti la città in una dimensione internazionale, un’altrettanta capacità di amministrazione che assicuri una buona qualità di servizi da rendere ai cittadini.

Le prospettive che si presentano oggi richiedono che queste doti siano ancor più rafforzate. L’attesa del Giubileo, e la candidatura all’Esposizione universale del 2030 offrono la occasione di uno straordinario rilancio della città, che richiede una lungimirante capacità di progettazione.

Tuttavia non si tratta, come pure è necessario, di guardare solamente a un futuro remoto, che va pensato già oggi. Sono immediati gli interventi che coinvolgono, direttamente o indirettamente, anche il Comune nella realizzazione dei progetti finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Infrastrutture, scuola e formazione, ricerca scientifica, funzionalità dell’amministrazione, innovazione tecnologica e digitalizzazione, sono tutti fattori di sviluppo, per i quali esistono risorse finanziarie che devono non solamente essere spese tempestivamente, ma anche e soprattutto essere spese bene.

GUARDARE OLTRE

Roma ha straordinarie potenzialità. Una concentrazione di Università, di istituti di ricerca scientifica , di centri di produzione culturale, di laboratori di progettazione e produzione in settori innovativi e di alta tecnologia. Anche lo straordinario richiamo turistico richiede innovazione e progettazione.

C’è da chiedersi se riuscirà il sindaco che sarà eletto, forte dell’investitura popolare diretta, a fare sistema con queste realtà: non limitarsi a risolvere, come pure è necessario, i problemi minuti dibattuti nella campagna elettorale, dalle buche ai rifiuti non ritirati nelle strade, ma anche a guardare oltre per fare di Roma non solo una città da visitare o nella quale vivere, ma anche nella quale fare ricerca internazionale, innovare, produrre, lavorare.

*Presidente emerito della Corte costituzionale


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