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L'area industriale di Termini Imerese

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FORSE sarebbe stato meglio evitare annunci e garanzie su scelte e decisioni prese per far ripartire le attività dell’ex polo industriale di Termini Imerese; questa precauzione l’avrei presa perché leggendo quanto comunicato su vari giornali la settimana scorsa si scopre una somiglianza per non dire identità con la serie di Piani definiti ed attivati negli ultimi dieci anni e tutti falliti.

Per questo ritengo utile riportare alcuni passaggi di un comunicato stampa ripreso da più testate: “Investimenti complessivi per quasi cento milioni e 900 nuovi posti di lavoro; i progetti sono stati inseriti in uno studio di fattibilità e in occasione della presentazione di tali studi erano presenti i rappresentanti della cordata industriale formata da due multinazionali (una dell’alluminio con sede in Ucraina e l’altra della meccanica di precisione) e da aziende italiane leader nella componentistica per l’automotive, nella mobilità sostenibile, nella robotica e nella produzione di impianti fotovoltaici di ultima generazione. Sempre nella serie di comunicazioni si precisa che gli investitori hanno dato la propria disponibilità ad assorbire gli ex lavoratori Blutec e quelli dell’indotto. Di particolare importanza è la firma di un Accordo di Programma (mi sembra il quarto o il quinto in dieci anni) in cui la Regione siciliana assicura un investimento di 90 milioni di euro ed il Ministero per lo Sviluppo Economico ne ha previsti 35 milioni invece dei 150 milioni stanziati precedentemente. La Regione siciliana inoltre ha anche approvato una norma in Finanziaria in cui stanzia 30 milioni di euro per consentire la fuoriuscita dal bacino della Cassa integrazione di una buona parte degli oltre 600 operai ex FIAT e poi ex Blutec”.

Ma ancora non contenti nell’aver annunciato proposte da approfondire con appositi studi di fattibilità si è aggiunta anche la informazione sul piano di investimenti della azienda ucraina Brovary Aluminium Plant; una Azienda che produce allumino a ciclo continuo e impiega circa 1.200 dipendenti ed il cui stabilimento è ubicato nella regione di Kiev ed è ritenuto il più grande complesso produttivo in Ucraina. In particolare il piano prevede per Termini Imerese un investimento di 50 milioni e la creazione di 500 posti di lavoro.

Questa serie di “ipotesi” è stata esposta dall’apposito Distretto Meccatronica riconosciuto dalla Regione Siciliana con la missione di valorizzare tutte le aziende siciliane che operano all’interno di un’area ad alta specializzazione tecnologica, che si colloca tra la meccanica, l’automatica, l’elettronica e l’informatica definita “meccatronica” e proprio i responsabili del Distretto hanno dichiarato: “L’attuale situazione in Ucraina richiederà che l’impianto ucraino sia completamente occupato da ordini statali per la ricostruzione delle città e delle infrastrutture ucraine per questo motivo l’ideatore del progetto della società ucraina ha deciso di costruire un impianto di alluminio in Italia con un’area totale di 60.000 metri quadrati e la quantità di alluminio prevista nell’impianto di Termini è di 24.000 tonnellate l’anno”.

Oltre a questa ipotesi progettuale ce ne sono altre come quella del Gruppo Motion che opera nel settore dei meccanismi per poltrone e divani e che è pronto ad investire 34 milioni e a creare 290 posti di lavoro o come quella della Società Comal attiva nel settore della produzione di energia da fonte solare con sede a Montalto di Castro. La Società ha ipotizzato la sede di Termini sia per la disponibilità di spazi che per la posizione logistica favorevole al ricevimento di materiali di base e alla spedizione del prodotto finito.

Tutte interessanti dichiarazioni, tutte apprezzabili disponibilità e tutte buone intenzioni ma mi chiedo in questi incontri, in queste riunioni formali alla presenza di tutti i soggetti direttamente ed indirettamente interessati al rilancio di un’area industriale essenziale per la crescita e lo sviluppo dell’intera Sicilia orientale, per un’area in cui oltre all’elevato numero di ex dipendenti FIAT si è accumulato nel tempo una disoccupazione che rischia di diventare ingovernabile, dove era il Sindacato.

Posso capire che in questo momento pre elettorale gli schieramenti politici che tentano di vincere il confronto elettorale siano ben disposti a credere ed accettare ogni “ipotesi programmatica”, siano anche disposti a raccontare disponibilità finanziarie e coperture aggiuntive provenienti da possibili Fondi comunitari, ma il Sindacato che penso e spero non creda più negli studi di fattibilità, non creda più nel ruolo dei Commissari, non creda più nella istituzione di uno strumento come quello delle Zone Economiche Speciali che dopo quattro anni dalla loro istituzione sono rimaste solo bandiere da invocare in situazioni impossibili, non credo possa cadere in questa trappola delle promesse inutili.

Il Sindacato non ha scadenze elettorali, il Sindacato sa bene che il caso Termini Imerese, come il caso ILVA di Taranto, come il caso Lukoil a Priolo, sono, a tutti gli effetti, delle vere bombe sociali che se non affrontate in modo responsabile senza ricorrere a forme mediatiche inutili e, mi spiace ammetterlo, a volte anche infantili, rischiano di produrre esplosioni spontanee pericolosissime. Ebbene, in occasione delle elezioni per il nuovo governo della Regione siciliana sicuramente assisteremo al lancio di queste notizie e ci saranno non solo impegni ma, addirittura, accordi supportati anche da possibili ulteriori coperture finanziarie (sì le stesse di quelle attuali che praticamente non ci sono), risorse che saranno trovate e garantite dalla nuova giunta.

Poi ci sarà la Legge di Stabilità 2023 in cui, come avvenuto sistematicamente nei dieci anni passati, compariranno tanti ordini del giorno sottoscritti da parlamentari eletti nel collegio della Sicilia occidentale in cui “impegnano il Governo ad affrontare prioritariamente ed a risolvere la emergenza Termini Imerese”. Poi a maggio 2023 ci saranno le elezioni del nuovo Parlamento e in campagna elettorale saranno rilanciate non solo le notizie apparse pochi giorni fa e riportate in precedenza ma si anticiperà per il quarto anno l’avvio operativo della Zona Economica Speciale (ZES).

Tutto questo, purtroppo, avverrà e, ancora una volta, mi chiedo dove sono stati finora, dove sono adesso e dove saranno nei prossimi mesi i massimi rappresentanti del Sindacato, cioè dove sono Landini, Sbarra e Bombardieri perché onestamente non può il Sindacato, dopo quanto comunicato pochi giorni fa a proposito di Termini Imerese, dopo quanto assicurato per 10 anni, non denunciare immediatamente la indifendibile superficialità degli impegni, la sistematica indifferenza del Governo su emergenze come quella di Termini Imerese, di Priolo e di Taranto. Temo che il Sindacato con questo comportamento perda, nel tempo, la propria credibilità, una credibilità che era ed è essenziale per la crescita e lo sviluppo del Paese; una credibilità che invece, anno dopo anno, sta scomparendo.


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