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Mario Draghi, presidente del Consiglio incaricato

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CON LA vittoria del sì al referendum dei 5Stelle sulla piattaforma Rousseau (59,3%) gli iscritti si sono espressi a favore della formazione del governo Draghi. Si conclude, di conseguenza, il passaggio finale della crisi che consente al premier incaricato, Mario Draghi, di dare il via libera alla squadra di ministri. Non si sa ancora quando ciò avverrà, ma con tutta probabilità sarà nella giornata odierna.

Oggi potrebbe salire al Quirinale e sciogliere la riserva (visto che solo Fratelli d’Italia non entra nella compagine). Sabato mattina ci sarebbe il giuramento in streaming.

Vito Crimi ha detto che “la democrazia del movimento passa per il voto degli iscritti, che è vincolante. Il lavoro più difficile ora sarà esprimere questo mandato che ci hanno dato gli iscritti”. Dichiarando quindi di essere pronto a “metterci al lavoro e a disposizione del presidente incaricato”.

La chiave di tutto, sostengono gli osservatori più acuti, è nel quesito strutturato con questa formula: “Sei d’accordo che il movimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-ministero della Transazione ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal movimento con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato?”. Non ci sono conferme, ma il tam-tam indica nella mattinata odierna la presentazione della lista dei nuovi ministri, ma le fonti ufficiali tacciono. Quali saranno? Si sa che nel pomeriggio di ieri, quando Draghi aveva fatto perdere le tracce, fosse impegnato in Banca d’Italia a incontri di lavoro. Una new entry sarebbe Raffaele Cantone ex presidente dell’Autorità Anticorruzione.

Il nuovo ministero si farebbe in due -industria ed energia. Altri ritengono che nascerebbe un super ministero “green” con dentro la delega del green. Dei 209 miliardi su cui l’Italia potrà contare, tra prestiti e denari a fondo perduto, 70 miliardi sono stati riservati alla rivoluzione verde e transizione ecologica. Ma il voto, che apparentemente è un viatico per il governo Draghi, che sta per nascere, è arrivato grazie al via libera sulla creazione del ministero della Transizione ecologica che mette al centro i temi ambientali. Ma anche per sbloccare lo stallo del voto su Rousseau. In ogni caso si uniforma la transizione ecologica dell’Italia con altri Paesi come Francia, Spagna, Svizzera, Costarica. Secondo Grillo, presto ce lo avranno tutti. “Non lo dico io. Ce lo gridano la natura, l’economia, la società”.

In ogni caso, non tutti i big dei 5Stelle hanno votato alla stessa maniera. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio non ha esitato a votare sì, perché “io mi fido di Beppe Grillo che è stato più lungimirante di tutti noi”. Ha aggiunto comunque di fidarsi pure di Giuseppe Conte: non era scontato che dicesse di votare sì su Rousseau per la formazione del nuovo governo. Ed ha invitato gli iscritti dei 5Stelle a votare per l’appoggio al governo Draghi. Mentre un leader storico, come Danilo Toninelli, ha votato no “spiegando che per porre un limite agli attacchi vergognosi contro esponenti pentastellati ci sono solo due strade. Ci si piega o si continua a lottare, ma solo nel secondo caso, si potrà dare all’Italia un’informazione libera da partiti e lobby. Ho votato no per evitare di sedermi al tavolo con certi personaggi, che sono tra i motivi per cui sono nati i 5Stelle”. La ribellione di Toninelli è stata provocata da una pagina che gli ha dedicato Il Giornale della famiglia Berlusconi. Si chiede: “E’ quel Berlusconi che potrebbe diventare nostro futuro alleato di governo se prevalesse il sì nel voto di Rousseau?”.

Ma Di Maio ha sollecitato a votare sì perché “non esiste una maggioranza senza di noi. Io voto sì perché dobbiamo difendere ciò che abbiamo costruito per l’Italia. Voto sì – ha continuato – perchè dobbiamo spendere al meglio i 209 miliardi del Recovery plan conquistati in Europa grazie al movimento 5Stelle”.

Davide Casaleggio è stato positivo fino all’ultimo dopo aver constatato che nel processo di partecipazione collettiva, fino a ieri mattina, si era raggiunta quota 100mila. Ma il presidente dell’associazione Rousseau ha sottolineato che la piattaforma determina “un nuovo modello di partecipazione che ci differenzia rispetto alle altre formazioni politiche”. Sulla corsa al ministero, Beppe Grillo, ha sempre ribadito la necessità di un uomo dal profilo scientifico “e di visioni”. Su tutti spicca il nome di Stefano Patuanelli, che attualmente è al ministero dello Sviluppo economico. Ma c’è pure un altro personaggio, come Di Maio, ora titolare della Farnesina. Ci sono altri big, come Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali nel governo Letta. C’è pure in corsa Vittorio Colao, già capo della task force voluta da Conte.


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