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L’Italia è il Sud dell’Europa e non solo geograficamente parlando. Anche come capacità infrastrutturale il nostro Paese è indietro, come  dimostra la diffusione delle “autostrade” digitali: Internet e la banda ultralarga in Italia sono ancora diffuse a macchia di leopardo, mentre in altri Stati si è già raggiunta un’equa distribuzione.

È il quadro che emerge da uno studio della fondazione Openpolis: considerando la copertura di qualunque connessione di rete balza immediatamente all’occhio l’importante disparità tra il nord e il sud Europa.

Da una parte ci sono Germania, Svezia e Paesi Bassi, Stati in cui le percentuali di famiglie raggiunte dalla rete internet sono tra le più alte, superando nella maggior parte dei casi il 95%. L’unica eccezione sono le regioni della Germania dell’est che hanno quote lievemente più basse rispetto a quelle della parte ovest.

L’AREA DEGLI SVANTAGGIATI

 Dall’altra parte, invece, ci sono i paesi dell’est e sud Europa, in particolare la Grecia, il Portogallo e il sud Italia in cui non viene raggiunto neanche l’80% della popolazione.

Sono tre regioni della Bulgaria ad avere le percentuali più basse, inferiori al 75%. Seguono la regione portoghese Alentejo (74%), la Calabria (77%), Centro in Portogallo (77%) e Yugozapaden in Bulgaria (77%).

Anche la Sicilia e la Puglia sono tra le regioni europee che non raggiungono l’80%. Una quota che viene invece ampiamente superata dalle regioni del nord Italia. In particolare dalla provincia autonoma di Trento, dall’Emilia Romagna (90%) e dal Veneto (89%).

«Questa differenza tra regioni europee denota l’importanza di adottare misure volte a incentivare infrastrutture più efficienti e maggiormente diffuse – è scritto nel report – Oltre alla velocità, uno degli obiettivi europei sul digitale, c’è anche la problematica che internet non è ampiamente diffuso in tutti i paesi della Ue. A maggior ragione se consideriamo che in quest’ultimo anno le abitudini dei cittadini sono cambiate notevolmente, per esempio è variata la percentuale di lavoratori in smart working e telelavoro nella loro quotidianità lavorativa».

I RISCHI DI ISOLAMENTO

 L’Unione europea negli ultimi anni ha avviato numerose iniziative per ridurre il divario digitale tra i Paesi membri. Una delle più recenti è il Digital compass che, tra i vari obiettivi che sono stati prefissati per il 2030, stabilisce la presenza del 5G in tutti i centri urbani e il raggiungimento delle competenze digitali di base per l’80 per cento della popolazione.

 «Questa misura – spiega Openpolis  – nasce da un’effettiva necessità, in quanto molte aree della Ue sono isolate a livello di connessione e vi è il rischio che tale divario digitale aumenti ulteriormente».

 Tuttavia, il problema non è solo la mancanza di copertura internet: spesso, infatti, la questione riguarda anche le competenze digitali dei cittadini e la loro tendenza a utilizzare o meno questo strumento.

«Sono ancora forti – prosegue l’analisi  redatta da  Openpolis – le divergenze tra  regioni in termini di copertura, ma le distanze aumentano ulteriormente se si considerano le persone che effettivamente dispongono di un accesso a internet, fondamentale per favorire l’apprendimento delle conoscenze tecnologiche. Tra gli Stati europei con la maggiore divergenza digitale tra le proprie regioni, vi è l’Italia. Infatti la diffusione di internet divide il Paese in due, influenzando probabilmente anche l’utilizzo che ne viene fatto».

IL PAESE DUALE

Da una parte il Nord, ben fornito del servizio,  e dall’altra il Sud, dove l’accesso a internet in alcuni territori è «gravemente limitato».

«Una scissione che nel corso degli anni è in costante aumento», sentenzia la fondazione. Nel 2010, nella regione più distante dalla media nazionale (52,5%), il Molise, la quota di famiglie con accesso a internet da casa era il 43,9%. Quasi 9 punti in meno della media nazionale, e a 14 punti dalla regione che allora aveva più famiglie connesse (il Lazio, 58,2%).

 A quasi un decennio di distanza, nel 2019, la regione meno connessa è la Calabria, che ha una quota di famiglie con accesso a internet molto più alta rispetto ad allora: 67,3%. Ma il divario con la media nazionale è ancora di quasi 9 punti. E anche il ritardo rispetto alla regione più connessa, il Trentino Alto Adige, 81,1%, è rimasto quasi invariato: 13,8 punti percentuali.

Insomma, le regioni del sud, seppur con dei miglioramenti, rimangono sempre al di sotto della media nazionale e si distanziano sempre di più dall’Italia centro-settentrionale. Per esempio, nonostante il Piemonte (73,5%) risulti al 2019 al di sotto della media nazionale, presenta comunque un dato superiore a quello di regioni del sud come Calabria (67,3%) e Puglia (69,6%).

«Come è emerso dai dati – dice Openpolis – avere delle infrastrutture più efficienti e molto diffuse sul territorio diviene un’opportunità per i cittadini per acquisire le competenze digitali di base, un aspetto fondamentale anche nell’ottica degli obiettivi europei. In questo i paesi del nord Europa risultano essere tra i primi sia per l’efficienza delle connessioni che per le conoscenze dei cittadini. Diversamente invece dai Paesi del sud che rimangono indietro in termini di innovazione e soprattutto hanno importanti divari tecnologici tra le proprie regioni».

GLI OBIETTIVI EUROPEI

Nel nuovo bilancio europeo pluriennale 2021-2027 sono dedicati 6,8 miliardi di euro alla trasformazione digitale, circa il 20% del budget totale. Questo dimostra la volontà europea di potenziare le infrastrutture di rete per far sì che tutti i Paesi in maniera omogenea dispongano di una connessione internet veloce. In particolar modo, la pandemia con il successivo ricorso allo smart working, per i lavoratori, e alla didattica a distanza, per gli studenti, ha mostrato l’importanza di avere accesso a una buona connessione internet.

Nel 2030 l’Unione europea dovrebbe raggiungere l’obiettivo di 1 Gbps di download in tutti i Paesi membri. Per raggiungere tale scopo  è necessaria la presenza di una  rete a banda ultralarga, un’infrastruttura che include fibra ottica e altre tecnologie. Nel 2019 la media europea era pari al 44%, un notevole miglioramento, considerato che nel 2017 la stessa percentuale era del 26%. Una crescita pari a quasi 20 punti.


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