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È la vecchia storia della pagliuzza nell’occhio altrui e della trave nel proprio, soltanto risceneggiata da capo e portata nel 2020, fuori dalle pagine del Vangelo di Matteo e con l’aiuto sapiente di Photoshop.

A riesumare – senza saperlo – l’eterno insegnamento di Cristo è il Codacons, che torna all’attacco di Chiara Ferragni, influencer e imprenditrice, per la pubblicazione di un fotomontaggio, a corredo di una recente intervista, in cui la blogger assume le sembianze della Madonna con in braccio Gesù bambino, riprendendo un dipinto di Giovanni Battista Salvi.

“Presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica e al Ministero dei Beni Culturali”, ha fatto sapere il Codacons con una nota, “questa è una grave mancanza di rispetto per tutti i cristiani, per la religione in generale e per l’arte stessa”.

Le parole del Codacons per la Ferragni sono poco lusinghiere: senza troppe cerimonie, viene apostrofata come “macchina da soldi finalizzata a vendere prodotti e indurre i suoi seguaci a comprare questo o quel bene”.

Una storia infinita quella tra l’Associazione dei Consumatori e Chiara Ferragni, che promette di diventare una di quelle appassionanti saghe che ricordano Batman e Joker perché tornano alla ribalta quando meno ce lo si aspetta. La più recente occasione di scontro era stata la raccolta fondi per creare nuovi posti in terapia intensiva promossa durante il lockdown dai “Ferragnez” sulla piattaforma GoFundMe.

Peraltro, nel tanto chiacchierato numero di Vanity Fair in cui compare la “scabrosa” immagine della Ferragni, compaiono altre note donne italiane, come Barbara D’Urso e Maria De Filippi, “sostituite” ai soggetti di alcuni dipinti. È la prova del nove: il Codacons punta proprio la giovane imprenditrice digitale.

Come ne I vestiti nuovi dell’imperatore, si imbastisce ogni giorno una gara a chi si veste di uno sdegno più lucente, a chi si indigna più forte. Peccato che, paradossalmente, la tendenza alla critica a tutti i costi diventa inesorabilmente oggetto di critica a sua volta. Rasenta il ridicolo una chiamata in causa del Ministero dei Beni Culturali sulla rivisitazione artistica di alcuni dipinti: da quando la tecnologia lo consente, sono sempre di più gli artisti o i personaggi dello spettacolo che rielaborano famose opere d’arte modificandole con i propri tratti. Per non parlare dei richiami ai punti di riferimento principali della religione come quello azzardato da Achille Lauro nei panni di San Francesco d’Assisi: una rilettura sdoganata del Santo, quella portata sul palco di Sanremo durante l’ultimo Festival della Canzone Italiana, che ha inteso esaltare i grandi rivoluzionari della Storia. Proprio come il Poverello di Assisi, che si spogliò di tutti i suoi averi per votarsi a Cristo.

Eppure Achille Lauro, che non è certo il portabandiera della sobrietà, non è mai stato oggetto della disistima del Codacons.

Forse è appena il caso di sottolineare che ciò che lede severamente l’immagine della fede cristiana ed offende i fedeli sono, piuttosto, le mortificazioni dei precetti cristiani ad opera di chi, spesso e volentieri, opera all’interno della Chiesa o per la Chiesa. O ancora, le strumentalizzazioni dei simboli religiosi, la loro esibizione gratuita al solo fine di attrarre l’attenzione dei fedeli come il pifferaio magico con i topolini: come mai al Codacons sono sfuggiti gli sventolii di rosari e immagini sacre ad opera di noti politici? E in che modo, a detta del loro eloquente silenzio, questi comportamenti risultano meno offensivi di un ritocco al computer del quadro di una Madonna?

La blasfemia, a quanto pare, è negli occhi di chi guarda, ed ha spesso quel retrogusto relativo che fa sfigurare una bilancia per nulla imparziale, i cui pesi sui due piatti risultano sempre visibilmente impari.

Dei precetti cristiani bisognerebbe far tesoro anche da atei: il rispetto per gli altri, la pietà verso i più deboli, il soccorso nei confronti degli ultimi; nulla che non dovrebbe far parte anche di un buon decalogo laico. Senza dimenticare che anche Cristo mostrava i propri evidenti lati umani, e che se proprio vogliamo seguire i suoi passi, non va dimenticato quel famoso episodio che avvenne al Tempio, quando infuriato rincorse i mercanti con una frusta.


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