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È sfilata via così, in sordina senza nessuno o quasi che ci facesse caso. Anche tastiere e display le hanno dedicato poca attenzione e parole. La giornata della gentilezza non scalda le animosità, non accende passioni, non ispira cuoricini e simboletti da rete.

Ogni profilo di Facebook, Instagram, Twitter è come un piccolo palcoscenico dove ognuno si esibisce, esterna, annuncia, inveisce. Un modo nuovo di stare al mondo, per sfuggire al grande pensiero maligno che ci attanaglia. L’angoscia delle angosce, la paura di non essere visibili, l’anonimato considerato come una morte anticipata. E questo nuovo universo dell’esibizione alimenta la corsa a esserci a tutti i costi, a sgomitare, a non perdersi un commento, una stroncatura.

La gentilezza ce la siamo persa per strada. La crudezza e la spigolosa verve dei polemisti a tutti costi di internet ci hanno fatto smarrire le buone maniere. Le tastiere arroventate degli sfoghi di bile e invidie condizionano anche i rapporti e la vita di tutti i giorni, quelli in presenza, come il covid ci ha obbligato a definirli. Con il tramonto della gentilezza il mondo è diventato più complicato. I social e la pandemia ci stanno facendo smarrire il senso dei contatti. Siamo tutti più incavolati e incattiviti; e anche più spregiudicati e aggressivi, perché mascherine e account ci sembrano scudi sufficienti per lasciarsi andare.

Ci sentiamo protetti e quindi autorizzati a scagliarci contro tutti, a riversare sugli altri rabbia, disagio, frustrazione, paure e pochezza di pensiero. La rete ha abbattuto tutte le barriere e le differenze, un analfabeta si ritiene tanto valido fino a permettersi di insultare uno scienziato. C’è una forma nuova di squadrismo delle parole che non riconosce il diritto all’errore, al pensiero diverso, alla resa davanti alle scuse, alla tregua umana per chi ammette mortificato uno sbaglio. Un mondo di accaniti, con l’insulto sempre in punta di lingua o di tastiera.

Una violenza che nasce dalla voglia di essere i primi, i vincitori, i migliori, i più forti. La giornata della gentilezza è andata in archivio con il disinteresse e la distrazione di quando si stacca un foglio dal calendario. Domani è un altro giorno, un altro insulto, un’altra vittima da lapidare . Le buone maniere sono rimaste nelle stanze degli abbracci, riservate ai pazienti del covid che disperati cercano un briciolo di umanità, un contatto fisico, uno sguardo e un sorriso veri e non stilizzati, un “ mi piace”.

La gentilezza di chi li aiuta a ritrovare una dimensione affettiva, di chi li segue e li assiste ci riconcilia con gli umani. Anche se mascherine, tute e caschi celano nomi e volti. Ma da quando il mondo è mondo sono gli anonimi la vera forza, quella che ci ha trascinato dalle palafitte al web.


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