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Uno scorcio di Castellabate dove si svolge il Premio Alferano e dove dove hanno girato “Benvenuti al Sud"

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Si avvia alla decima edizione il Premio Alferano, a Castellabate, con la chiamata, intorno alla mostra “Caravaggio Pasolini e altri”, di personalità sensibili all’arte e alla bellezza, che tornano nel luogo della conversione al Sud raccontata da Luca Miniero con Claudio Bisio. Toccò anche a Caravaggio, prima in fuga da Milano a Roma, poi da Roma a Napoli e alla Sicilia. Se siamo qui è per lui, per Luca Miniero, il Fellini di Castellabate.

Ci vengo da più di dieci anni, e ogni volta che ne parlo devo dire: un paese meraviglioso, dove hanno girato “Benvenuti al Sud”. Prima c’era solo la Rimini di “Amarcord”, ora c’è Castellabate, il luogo dove Alberto, direttore di un ufficio postale in Brianza, invece che nella desiderata e nebbiosa Milano, viene trasferito per punizione e, grazie al postino Mattia Volpe e ai colleghi Maria, Costabile piccolo e Costabile grande, finisce per apprezzare le bellezze e le abitudini del borgo campano, con un clima mite, a picco sul mare, siti ameni e pittoreschi come punta Licosa, e la gentilezza e la generosità degli abitanti, ambientandosi allo stile di vita e scoprendo come le idee sul Mezzogiorno, sue e dei suoi conoscenti, erano solo stereotipi. A Miniero si deve di aver raccontato la meraviglia del Sud e la responsabilità di averlo fatto amare a Matteo Salvini, che, da bambino, aveva incontrato Claudio Bisio al Leoncavallo. Per non deluderlo, ha girato il meno fortunato “Benvenuti al Nord”.

Con lui si è premiata anche una coppia sensibilissima del nostro cinema: Col piede giusto, Eleonora Ivone e Angelo Longoni da quasi trent’anni camminano insieme, consapevoli che L’amore migliora la vita, che il mondo si capisce e si affronta meglio in due, per sostenersi, per fortificarsi, per aiutarsi anche ad aiutare gli altri. Eleonora e Angelo hanno pensieri e obbiettivi comuni. Lei dice: “Io lo considero da sempre, un valore aggiunto. Angelo ed io lavoriamo insieme in maniera molto costruttiva, c’è un continuo scambio di idee, anche lo “scontro” nella diversità di pensiero, ma sempre con una grande collaborazione. Io amo tantissimo quello che fa, nonostante lui abbia sempre da dire sugli attori! Ogni tanto devo ricordargli che io faccio la stessa cosa! In realtà lavoriamo con grande sintonia”.

Talvolta accade, ed è una grazia. Angelo di lei dice: “Ha quest’aria da bambina; ed invece è una donna molto forte. Eppure, non è capace di fare del male. Non ha secondi fini”. Di sé, invece, con civetteria: “Io sono cinico. Ma credo che sia una prerogativa fondamentale. Chi non lo è rischia di non essere intelligente… Sono anche pessimista. Ma sono convinto che sia l’unica possibilità per la sopravvivenza”. Vanno insieme, sono qui insieme, ci danno certezza e sicurezza, in un mondo in cui tutto è diviso. Dobbiamo ringraziarli, prima di premiarli. E ascoltare Eleonora che, commossa, dice: “E mentre io sono libera di fare una foto, sorridere, mostrare me stessa. Mentre sono libera di studiare, sedermi a un tavolino del bar a bere un caffè. Uscire con le amiche e lavorare. Mentre sono libera di vestirmi come voglio, e scegliere chi amare. Mentre i miei capelli si muovono al vento… In ognuno di questi momenti il mio pensiero corre a tutte le donne afgane celate, rinchiuse, e che lottano anche solo per respirare. Nei miei attimi di libertà, il mio cuore è con chi la libertà non riesce ad assaporarla”.

Solo un’anima gentile, che conosce il privilegio dell’amore, poteva sentirlo con tanta sofferenza e semplicità.

E un ragazzo di vita Caravaggesco e pasoliniano è Gigi D’Alessio. Nessuno è più amico e più generoso di un napoletano: perché è scettico, perché è concreto, perché non finge.

I proverbi napoletani lo dicono: “Chi amicizia tene, chino va e chino vene” (Chi ha amici, da tanto quanto riceve); “L’amico vero te vo’ bene pe ll’affetto non pe chelle ca tieni” (Il vero amico ti vuol bene per quello che sei, non per quello che hai); “Amici verace è quanno s’appicceca e se fa’ pace” (La vera amicizia è quando si litiga e si fa la pace); “O nemico e l’amico tuoio adda essere nemico pure tuoio” (Il nemico del tuo amico deve essere anche il tuo nemico); “‘O vero amico ‘o ricanusce ‘a comme te dice ‘e fessarie” (Il vero amico lo si riconosce da come racconta le bugie); “Int’ e carcere e int’ ‘e malatie cunosc’ l’amicizia mia” (Nel carcere e nella malattia si conosce l’amicizia) ; “Lo buono amico dura porzi’ dapo’ la morte” (Il buon amico dura perfino dopo la morte)”.
Così è Gigi: io l’ho chiamato, ho provato a spiegargli cosa è il premio Alferano, a dirgli chi c’era e chi l’aveva avuto. Inutile. Non lo voleva sapere. Veniva, è venuto, perché è amico mio. “Amico pruvato vale cchiù ‘e ‘nu parentato” (Un amico fidato vale più di un parente).

Tanto bastava: glielo avevo chiesto. Non c’era bisogno d’altro.

E lo ha scritto, per la canzone “Piccolo amico”: “Ehi! Piccolo amico / Anche se è duro il tuo lungo cammino ti sono vicino / Non importa se siamo lontani, ti tendo le mani / È un pensiero per te che hai bisogno di me”. Grazie, Gigi.


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