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IL 24 MAGGIO 1941, 80 anni fa, nasceva a Deluth Minnessota un cantautore che nel 2016 si sarebbe poi aggiudicato il Premio Nobel per la Letteratura. Buon Compleanno Bob !

Quando Bob Dylan arriva per la prima volta a New York nel gennaio del 1961 ha vent’anni e fa un freddo cane. Ma lui ci è abituato, perché ha sempre vissuto in Minnesota, dove vento e neve sono gli scenari abituali in tutta le regione. Nato a Deluth ma vissuto a Hibbing, Robert Allen Zimmerman da piccolo impara subito a smanettare con la radio, perché la sua famiglia ebraica di origini turche ed ucraine l’ascolta senza sosta, con l’ entrata in Guerra degli Stati Uniti dopo l’attacco dei giapponesi a Pearl Harbor il 6 dicembre, proprio nel 1941.

Da teenager continua ad ascoltarla, sintonizzandosi senza sosta su stazioni blues,  country  e più tardi  rock and roll. Poi prende una chitarra elettrica in mano ed inizia ad esibirsi con un gruppo Rock nelle palestre dei college. “La mia passione per il folk invece è nata quando ho ascoltato  Odetta”, dice in una intervista, “Ho sentito un suo disco in un negozio, era il  1958, più o meno. Sono uscito e ho venduto la mia  chitarra elettrica  e  l’amplificatore  per comprare una Gibson acustica”. Ed è proprio con questa chitarra, pochi dollari in tasca ed una piccola sacca sulle spalle che arriva nella Grande Mela.

“Finalmente ero arrivato a New York, città tentacolare”, prosegue, “ero lì per cercare i cantanti che avevo sentito sui dischi, Dave Van Ronk, Peggy Seeger, Ed McCurdy, ma soprattutto per trovare Woody Guthrie, di cui potevi sentire le sue canzoni ed allo stesso tempo imparare a vivere: New York, la città che avrebbe dato forma al mio destino !”.

Woody Guthrie era ricoverato al  New Jersey Hospital, dall’altra parte dell’Hudson River, ma comunque l’incontro si rivelò di enorme importanza perché ebbe grande influenza sulle sue prime composizioni.

Dylan affitta una stanzetta all’Hotel Earle, oggi  Washington Square Park Hotel, quasi all’angolo di Washington Square, il Campus della New York University al Greenwich Village, dove musicisti ed artisti in genere si danno appuntamento, dando vita a concerti improvvisati e performances di ogni genere. Sognano tutti di cambiare il mondo, mentre invece sono già iniziati i voli della aviazione statunitense in Vietnam.

Nell’estate del 1962 Robert Allen Zimmerman  cambia legalmente il suo nome in Bob Dylan, lascia l’Hotel Earle e si trasferisce sulla West 4th Street del Village con la sua compagna Suzanne Rotolo, di origini italo americane. I suoi genitori sono membri attivi del Partito Comunista Statunitense e forti sostenitori dei diritti umani. Molti biografi di Dylan affermano che questo è stato il momento decisivo della sua svolta autorale e formazione musicale in generale. “Suze era dentro le vicende dell’uguaglianza e della libertà molto tempo prima che ci entrassi io. Sceglievamo le canzoni insieme”, dice lui stesso. E sono queste canzoni che Dylan inizia a suonare dal vivo.

Tra Bleecker Street e la West 4th ci sono dozzine di piccoli club che danno a tutti la possibilità di esibirsi. Qui hanno mosso i primi passi Bruce Springsteen, Joan Baez, CSN&Y e tantissimi altri di questo calibro. Molti ancora ricordano una leggendaria session di Jimi Hendrix al Cafè Wha? Al Cafè Dylan suonò alcune cose del repertorio di Woodie Guthrie per la prima volta in pubblico, per un dollaro e due birre. E poi The Commons a Mac Dougal Street dove si leggevano poesie e si faceva musica folk e jazz, il Gaslight Cafè, The Folklore Center e naturalmente il Village Gate di Bleecker Street dove regnava sovrano il Sindaco del Greenwich Village, Edward Herbert Beresford  “Chip” Monck, suo grandissimo amico e futuro MC del Festival di Woodstock del 1969.

Nel suo seminterrato e con la sua macchina da scrivere Dylan compose “A Hard Rain’s A- Gonna Fall”. Al Gerde’s Folk City di Mercer Street Dylan accompagnò con la sua chitarra la leggenda del blues John Lee Hooker. E conobbe Joan Baez, con la quale scrisse canzoni e condivise un’intensa storia politica e sentimentale. E poi The Bitter End dove artisti folk si mettevano davanti ad un microfono e ce la mettevano tutta per farsi notare. Erano tutti posti dove la sera, più o meno in incognito, venivano anche talent scout e produttori discografici. Uno di questi, John Hammond della Columbia Records, restò affascinato da Dylan e gli fece incidere “Bob Dylan”, nel 1962. L’album vendette meno di 5.000 copie e la casa discografica stava già pensando a cancellare il contratto. Hammond lo difese a spada tratta, mettendo sul tavolo le sue dimissioni, ed il secondo LP “The Freewheelin’ Bob Dylan” gli diede ragione perché fu certificato Platinum. Sulla copertina del disco Dylan e Suzanne si stringono l’uno all’altra a Jones Street per proteggersi dal freddo.

A questo punto Bob Dylan è ricco e famoso: i suoi fan lo adorano e la critica lo incensa. Compra un bellissimo appartamento al 94 di Mac Dougal Street perché intanto la famiglia si è allargata. Ma non dura, oramai è Bob Dylan “Il Simbolo”: gli attivisti cercano di farlo diventare il portabandiera del Moviment, mentre i fan si fanno sempre più aggressivi. Poi un giorno trova il giornalista A.J. Weberman a rovistare per l’ennesima volta nella sua spazzatura a caccia di uno scoop e lo prende a pugni. Basta, è ora di lasciare il Greenwich Village.


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