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Giorgia Meloni con Matteo Salvini e Antonio Tajani

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IL SISTEMA di voto proporzionale costringe gli attori del centrodestra a giocare in solitaria. Giorgia contro Matteo. Anzi, Salvini contro Meloni. E ancora: Salvini contro Meloni e Tajani. Gioca da solo il leader della Lega. La campagna elettorale delle elezioni europee è già iniziata. Dunque, più che una sfida destra contro sinistra sembra preconizzarsi un derby tra destra e centrodestra. Con Salvini nella parte del sovranista. Obiettivo: crescere nei consensi, intercettare chi è insoddisfatto dell’azione del governo Meloni. E quest’ultima costretta a spostarsi al centro, perché la sua destra è occupata da Salvini e dagli ex An come Gianni Alemanno, in virtù delle recenti posizioni filoatlantista e di un europeismo fino a qualche anno fa impensabile.

LO SCONTRO NEL CENTRODESTRA SULLE BOLLETTE

La partita, per ora, si gioca a bassa intensità. Piccoli colpi sono partiti da via Bellerio per destabilizzare la war room di Palazzo Chigi. La premier fa finta di non aver visto, lascia correre, affida ai propri colonnelli la risposta. Ufficialmente, il trio Meloni-Salvini-Tajani continua a essere descritto come un moloch. Ma solo ufficialmente. Dopodiché la realtà va altrove. Il più agitato, il più attivo è, va da sé, il leader della Lega. La vicenda bollette è la più eclatante. Lo stop al mercato tutelato fa infuriare Salvini, che chiede una proroga proprio come il Pd di Elly Schlein che parla a sua volta «di tassa Meloni sulle bollette». «Ne abbiamo parlato oggi – dice Salvini – Conto che l’interlocuzione del ministro Fitto con la Ue porti a una soluzione».

E su queste note si apre uno scontro con il ministro degli Affari europei. Fitto definisce la polemica «paradossale». E in testa a quelli che polemizzano c’è proprio Salvini. Insomma, qualcosa non torna all’interno della maggioranza. Il Capitano viene infatti seguito a ruota dal capogruppo alla Camera di via Bellerio, Riccardo Molinari: «Il ministro Salvini ha espresso la nostra posizione, che è anche dimostrata dagli atti parlamentari recenti, per esempio un emendamento al dl bollette in cui chiedevamo la proroga del mercato tutelato. È la posizione storica della Lega. Noi pensiamo comunque che una forma di tutela, visto il quadro attuale dei costi dell’energia, vada trovata. Il ministro Pichetto Fratin ci sta lavorando. Andremo a contrattare con la Commissione europea una proroga di qualche mese, o diversamente dovremo riuscire a capire con la normativa nazionale come tutelare questi utenti». I leghisti passeggiano in Transatlantico e sorridono: «Vogliamo la proroga del mercato tutelato, Pichetto Fratin un mese fa aveva promesso che sarebbe stato possibile rinegoziare tutto». L’oggetto della contesa non è solo il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero. Salvini è rimasto scottato dalla legge di Bilancio. Si aspettava e voleva di più. Invece ha dovuto abbozzare.

TRATTATIVE E SABOTAGGI NEL CENTRODESTRA

Proprio la scorsa settimana i leghisti avevano provato a far saltare il patto siglato sulla legge di Bilancio, presentando comunque tre emendamenti, poi alla fine ritirati. E ancora: qualche giorno fa il vicepresidente al Senato di via Bellerio, Gianmarco Centinaio, ha scolpito che «sulla riforma della Costituzione non c’è fretta». Ed è noto a tutti il malessere diffuso sullo stallo dell’autonomia differenziata, la madre di tutte le riforme per la narrazione leghista.

La galassia salviniana avrebbe poi voluto una serie di concessioni sulla flat tax, sulle pensioni. Poco o nulla è arrivato. Di conseguenza, da quelle parti studiano le contromosse per provare a risalire nei sondaggi. Insomma, il derby si giocherà fino all’ultimo. La war room di Palazzo Chigi teme che d’ora in poi sarà sempre peggio. «Finita la sessione di bilancio tutto potrebbe ancor più complicarsi». Perché a quel punto anche Forza Italia potrebbe cominciare ad alzare il prezzo. Lo ha già fatto nei giorni scorsi, quando ha invocato un cambio di passo sulla riforma della giustizia, uno dei totem di Forza Italia. E potrebbe farlo anche su altro. È noto ai più che il mondo berlusconiano non fa certo i salti di gioia di fronte a una riforma della Costituzione che dovrebbe introdurre il premierato. Forse perché consapevole che ormai la leadership della coalizione è lontana, visto gli equilibri della coalizione.

L’IMPATTO DELLE EUROPEE

Ecco perché, da qui avanti, sarà sempre più difficile gestire una coalizione così eterogenea, dove ognuno tenterà di giocare per sé e dove tanto si giocherà a livello europee. Tutto quello che succederà all’indomani del rinnovo del Parlamento europeo potrebbe avere un impatto sull’azione dell’Esecutivo Meloni e sui futuri equilibri della politica italiana. Salvini, per dire, si giocherà il tutto per tutto insieme alla compagine sovranista. E già nel prossimo fine settimana riunirà la destra europea a Firenze, dove accoglierà Geert Wilders, leader in Olanda del Partito per la libertà nazionalista e populista.


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