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Il ministro per la Giustizia Carlo Nordio

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I SOTTOSEGRETARI si preparano al giuramento previsto per oggi, mercoledì 2 novembre. Si completa così la squadra del governo Meloni che ha spinto per avere una rappresentanza femminile numericamente consistente. Desiderio, soddisfatto solo in parte degli alleati, con le donne che ricoprono un terzo dei posti. Sono 31 i sottosegretari e 8 vice ministri.

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Dalla lista sono fuori Mangiavalori che dopo aver suscitato polemiche ha lasciato il campo libero. Meloni ha detto: “Mi divertirò a leggere i giornali, ma abbiamo bisogno di fare in fretta”. All’editoria Alberto Barachini Tra i nuovi sottosegretari, Alberto Barachini che ha la delega all’Informazione e all’Editoria “Mi impegnerò – ha dichiarato- fino in fondo per dare un supporto a questo importante settore dell’informazione, e lavorerò anche sui vecchi dossier”.

Ancora una volta l’ambasciatore, Sergey Razov, è autore di una provocazione contro l’Italia. E la fa quando il nostro Paese è nel centro del mirino da parte della Federazione Russa. Con un’intervista a Oval Media, a margine dell’ultima edizione di Eurasian Economic Forum, il diplomatico russo ha affermato: “Non escludo che, oltre alle armi, l’Italia abbia inviato anche uomini in Ucraina”. Non specifica altro, né se questi uomini sono legati a qualche potenza che sta dietro le quinte del conflitto con l’Ucraina. Né spiega se si tratta di personale militare dell’Intelligence. In ogni caso, in questo momento in cui il conflitto segna il passo, costituisce un punto allarmante benché non sia frutto di un’attività bellica, ma di una semplice affermazione del diplomatico russo.

Sui rave è scontro tra Letta e Salvini. Letta chiede al governo di ritirare il primo comma sui rave party sostenendo che viene messa in discussione “la libertà dei cittadini”. A stretto giro gli risponde Salvini: “Indietro non si torna”, e insiste “un Pd in confusione totale difende illegalità dei rave party abusivi chiedendo al governo di cambiare idea. No! Indietro non si torna, le leggi, finalmente si rispettano” risponde su Twitter il vicepremier leghista rispondendo al tweet in cui il segretario del Pd chiede all’esecutivo di ritirare il primo comma dell’articolo 434bis di riforma del Codice penale. “Un gravissimo errore. I rave non c’entrano nulla con con una norma simile. È la libertà dei cittadini che viene messa in discussione”, lo scrive su Twitter il segretario del Pd.

Scendono in campo anche gli avvocati penalisti secondo i quali, con il nuovo reato sui rave, le intercettazioni sono possibili. Il presidente delle Camere penali, Giandomenico Caiazza, ha detto che la norma che vieta i rave stabilisce sanzioni anche per i partecipanti, nei confronti dei quali la pena è diminuita. Ciò vuol dire che il giudice, al termine del processo, deve applicare una diminuzione che può arrivare fino ad un terzo della pena edittale che nei confronti degli organizzatori può andare dai tre ai sei anni. Non comprende quindi perché il premier Meloni abbia voluto rivendicare di non aver dato via libera alle intercettazioni dal momento che questo reato prevede pene superiori ai cinque anni.

Il Viminale in risposta alle accuse delle opposizioni sui rischi che il provvedimento possa essere allargato ad altri raduni fa presente: “Il provvedimento non lede la libertà di manifestare e il diritto di espressione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle istituzioni”. Carlo Nordio, “Le carceri, la mia priorità”. Rispondendo a una domanda dei giornalisti, Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ha fatto questa affermazione. Il ministro, appena arrivato all’università di Roma Tre, per la presentazione del calendario della polizia penitenziaria, ha in parte ripreso le affermazioni di Giorgia Meloni quando in Senato ha detto “Il sovraffollamento delle carceri non si combattte depenalizzando – ed ha proseguito dicendo di credere – nel valore e nel principio della certezza del diritto”. Nel nostro programma “c’è il potenziamento delle strutture edilizie delle carceri e delle risorse umane”, sottolineando che occorre costruire nuovi penitenziari e migliorare quelli esistenti ma anche “migliorare il trattamento economico degli agenti penitenziari e di chi lavora nelle carceri in condizioni veramente difficili”.

La certezza della pena – ha proseguito Nordio che è uno dei caposaldi del garantismo – prevede che la condanna deve essere eseguita, ma questo non significa solo carcere e soprattutto non significa carcere crudele e inumano, che sarebbe contro la Costituzione e i principi cristiani”. Il detenuto deve essere aiutato nel suo recupero o almeno non farlo diventare peggiore di quando è entrato in cella”. Per Nordio si può fare ancora molto per potenziare l’attività di sport e di lavoro per i reclusi. Critico Osvaldo Napoli, di Azione: “Un garantista autorevole come Nordio, non poteva scegliere un passo d’avvio meno rumoroso?”


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