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Alessandro Mattinzoli, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia

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Mattinzoli, chi era costui? “Guarda che è Mattinzoli non Martinazzoli come l’ex segretario Dc…”. Mattinzoli. Alessandro Mattinzoli, il prescelto dal Fato. Quando mi hanno segnalato il primo assessore contagiato d’Italia stavo ingollando placidamente un cafferino nell’androne del Palazzo delle Regione a Milano. Mentre cercavo di captarne il nome tra i bisbigli del portinaio che aveva prontamente indossato la mascherina come in un film di Zorro, l’addetto alle pulizie s’è cristallizzato in una smorfia di terrore, e la solitamente affettuosa collega di Sky Tg24 Tonia Cartolano ha rifiutato il mio bacio di saluto offrendomi dell’amuchina nell’unico slancio d’affetto che si sentiva di concedermi.

Distillavo il mio caffè, mentre al piano di sopra il governatore Attilio Fontana – giù abbastanza sfigato di suo per aver trovato nel suo staff una collaboratrice infetta – si struggeva nel pensiero di fare il tampone a tutta la Giunta, autoesiliandosi per altri, interminabili, 14 giorni. Perché, stavolta, il Coronavirus ha colpito uno dei suoi fedelissimi. Alessandro Mattinzoli, 60 anni di Desenzano sul Garda, è un omone dal sorriso ampio e dal volto lanuginoso vagamente somigliante all’attore John Belushi. La notizia del suo contagio viene somministrata ai voraci telespettatori assieme a quella del giovane vigile del fuoco romano e di un poliziotto di Pomezia anch’essi positivi al morbo ma con assai meno appeal. Mattinazzoli, assessore alla Sviluppo Economico, ha vissuto il paradosso di essere il primo politico italiano ghermito dal virus proprio mentre, nell’auditorium della sede delle Regione Lombardia faceva il punto sul contagio del Coronavirus assieme ai colleghi Gallera e Caparini che in queste ore si alterano in bagno a lavarsi le mani, con un furore che, a furia di smerigliare, sono usciti sul palmo gli appunti delle maturità.

Di Mattinzoli, entrato in politica dalla porta di Forza Italia, non si hanno grandi notizie. Si sa che è “è un imprenditore turistico e della ristorazione molto attivo sul territorio. Si occupa di industria, imprese, artigianato, commercio e fiere”; che è appassionato di birra lombarda al punto da sostenere ricerche per un settore che “vale quasi 9 milioni di euro”; che tiene molto a sostenere le piccole medie imprese; e che si è premurato di premiare le prime 120 botteghe storiche di Milano. Il resto delle opere mi sfugge. Oggi però la sua calma olimpica è un memento per tutti: “Sono assolutamente tranquillo. Il mio pensiero, lo ribadisco, va anzitutto a loro che in questi giorni stanno lavorando senza tregua. Ho potuto constatare di persona quello che stanno facendo in modo davvero straordinario. Il mio pensiero va inoltre alla mia famiglia già in quarantena, ma che sta bene, al mio staff e tutti i dipendenti della Regione”.

E ha aggiunto, ovviamente, in omaggio al suo ruolo: “da assessore allo Sviluppo Economico non posso non pensare all’economia lombarda e nazionale che ora più che mai ha bisogno di una grande mano per poter ripartire più forte di prima”. E lì tutti noi, al piano di sotto, abbiamo applaudito. A tratti con una mano sola, perché l’altra era talora impegnata, ad altezza inguine, in un gesto apotropaico sì lombardo ma anche molto internazionale…


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