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Akira Toriyama autore di Dragon Ball

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È morto all’età di 68 anni, Akira Toriyama, uno dei più celebri autori di fumetti giapponesi, creatore della serie di manga Dragon Ball.


Il Maestro mangaka Akira Toriyama, autore di Dragon Ball e Dottor Slump & Arale, a sessantotto anni, è salito su una nuova d’oro e ha lasciato questo piano dell’esistenza.
La morte è avvenuta il primo marzo a causa di un ematoma subdurale, ma la notizia è stata diffusa solo ieri. Cercare di spiegare l’importanza in questo secolo della figura di Toriyama nella cultura di massa a livello mondiale è come cercare di spiegare l’importanza delle api nell’ecosistema terrestre. Sarebbe follia sottovalutarne l’incidenza.

Toriyama, nel 1984 sulla rivista nipponica Weekly Shōnen Jump, pubblicata da Shūeisha, iniziò la serializzazione di un manga dal titolo Dragon Ball, ispirandosi all’opera letteraria cinese Il viaggio in Occidente, con protagonista un bambino di nome Son Goku, personaggio che ancora oggi rivaleggia per notorietà e diffusione con il pluri celebrato Harry Potter.
Dragan Ball cambiò per sempre il mondo degli shōnen manga, cioè i manga per ragazzi. Per comprendere meglio il fenomeno si deve tenere conto dello strettissimo legame che c’è tra la produzione cartacea di un fumetto e il suo adattamento per il piccolo schermo.

Se le generazioni precedenti erano cresciute con la tragica epicità dei robottoni di Go Nagai, da Mazinga a Goldrake, quelle successive conobbero l’approccio più leggero di Toriyama, che in Dragon Ball riusciva ad alternare momenti estremamente divertenti con scontri esaltanti e spietati. Importata da Doro TV Merchandising e apparsa per la prima volta in Italia sulla mitica Junior Tv 1989, la serie si diffuse rapidamente sull’emittenti locali per poi passare a Mediaset, che mandò in onda per la prima tutti gli episodi della prima “stagione” e poi le seguenti tra cui Dragon Ball Z e GT.
Toriyama cambiò le regole della narrazione, conquistando con il suo personaggio il cuore e l’affetto di milioni di bambini e ragazzi, che oggi adulti conservano nell’animo ancora una passione infinita per Goku & Co. Come ci riuscì?

Contro il parere dei suoi editor, decise di permettere ai suoi personaggi di crescere. Tex è sempre lo stesso Tex da decenni, caratteristica perfetta per chi cerca nell’immedesimazione solide certezze proprie dell’età matura. Invece Goku da bambino divenne prima adulto, poi padre, poi nonno, senza invecchiare troppo. Ciò permise un potente transfert emotivo dei lettori e spettatori che crescevano insieme al personaggio mantenendo però con e grazie a lui un contatto con il proprio sé fanciullo.
Ma Toriyama fece di più: raccontò un personaggio capace di essere al tempo stesso spietato ed empatico. Goku non solo riesce, grazie al sacrificio e all’impegno, a trovare sempre la forza di affrontare il nemico di turno, simbolo delle tante sfide che in continuazione la vita ci pone, ma fa di più: accoglie o cerca di accogliere quel nemico nella propria esistenza, nella propria famiglia, creando un parallelismo tra le sfide che affrontiamo e la capacità di interiorizzare quelle sfide, quella contrapposizione come parte di noi stessi. Sconfiggendo gli ostacoli che incontriamo li rendiamo parte di noi, anche attraverso il perdono.

Toriyama è stato infinitamente amato perché ha ispirato la parte migliore dei suoi lettori. Ha raccontato, con la leggerezza di Calvino, la capacità di superare i propri limiti, di non arrendersi, di crescere senza rinunciare a sé stessi e alle proprie passioni, di perdonare il nemico cercando sempre i punti di contatto.
Riuscire a trasmettere, tra una scazzottata e l’altra, a centinaia di milioni di lettori di tutte l’età questi valori positivi hanno reso il papà di Arale e Goku, suo malgrado e senza magari neppure fosse voluto, un’opinion leader generazionale, la cui scomparsa, intristisce e destabilizza, come radano al suolo il campetto di calcio dove sei cresciuto.
C’è un tema che ricorre nelle storie di Dragon Ball: quando un personaggio muore, tutti gli altri cercando ai quattro angoli dell’universo le sette Sfere del Drago, oggetti magici che permettono di esaudire un qualsiasi desiderio, anche di riportare in vita qualcuno, se riunite. Commuove e definisce la misura dell’affetto che i suoi lettori provavano per il Maestro leggere su tanti social le parole: “Maestro, stiamo cercando le sfere. Non ti preoccupare, ti ripoteremo presto a casa”.
I personaggi di carta sopravvivono sempre agli autori di carne, come ben sapeva Toriyama, che ci lascia in eredità un eroi umani che sapranno ancora ispirare la parte migliore delle generazioni che verrano.

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