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Tavolini al centro strada e a debita distanza da marciapiedi e palazzi. Per consentire il libero passaggio di residenti e pedoni. Ma i ristoratori non ci stanno – «così dimezziamo i posti a sedere» – e preannunciano battaglia rivolgendosi al Tar. A Bari si profila l’ennesima “guerra dei tavolini”, l’eterno braccio di ferro sulle regole dei locali della movida e dei gazebo. L’ultima saga arriva dalla centralissima via Roberto da Bari, nell’ultimo tratto pedonale compreso tra via Nicolai e via Dante, davanti all’Ateneo.

Per questa zona il Comune, con un’apposita delibera di giunta del 5 novembre scorso, ha recepito le prescrizioni della Soprintendenza, le stesse già applicate sui progetti unitari delle occupazioni di suolo pubblico per altre strade del Murattiano come via Sparano e via Argiro e per le piazze di Bari Vecchia.

Per via Roberto da Bari l’organo periferico del Ministero ai Beni culturali prevede tassativamente che «le aree occupabili potranno solo ed esclusivamente essere previste lungo un’unica fascia di ingombro di larghezza pari a circa 400 metri» analogamente alle stesse condizioni imposte per l’altro tratto pedonale della strada, quello che insiste tra corso Vittorio Emanuele e via Piccinni (in pratica davanti al Comune).

E dove da tempo i ristoratori si sono adeguati posizionando al centro tavolini, sedie, stufe e ombrelloni. Lasciando così libere le fasce laterali alla circolazione dei pedoni. Ma nell’altro tratto di via Roberto da Bari – dove la Soprintendenza intende tutelare anche la pavimentazione composta da vecchie basole e in un contesto di notevole interesse storico e artistico per la presenza di numerosi edifici vincolati – soffiano venti di guerra.

Le otto attività che insistono lungo questa strada pedonale, che conquista sempre più i favori dei clienti e della movida, hanno deciso (assistiti dai legali Anna Del Giudice e Pierluigi Quaranta) di impugnare la delibera dai giudici amministrativi di piazza Massari. Con il Comune che nelle ultime ore (sarà assistito dal legale dell’avvocatura interna, Augusto Farnelli) ha deciso di costituirsi in giudizio. Insomma, si andrà in aula per capire chi la spunterà sul corretto posizionamento dei tavolini.

Ma già prima di avviare il contenzioso, gli stessi ricorrenti hanno inviato una lettera per chiedere un passo indietro su una delibera a loro dire troppo pesante per le attività, ma da Palazzo di città hanno ribadito di doversi attenere alle indicazioni della Soprintendenza.

Soprintendenza che, nelle sue prescrizioni sui progetti unitari per le occupazioni di suolo pubblico, ribadisce regole chiare: ombrelloni bianchi e/o ecru, privi di coperture laterali e in plastica, senza loghi e sponsor e di un’altezza massima di 240 centimetri. Negli isolati interessati dal progetto unitario dovrà essere garantita uniformità di colori e di tipologia degli arredi, bandendo l’installazione di fioriere e di elementi divisori di qualunque tipologia.

«Ora ci chiedono di posizionare i tavolini in fila indiana. È una soluzione logisticamente impossibile visto che siamo ben otto attività in appena 60-70 metri di strada» spiegano alcuni dei ristoratori di via Roberto da Bari. Una strada che negli obiettivi del Comune dovrebbe essere completamente pedonalizzata congiungendo così gli unici due tratti, quelli laterali, chiusi alle auto. Nulla di definito invece sul progetto unitario di Bari vecchia; anche qui dovranno essere varate regole uniformi per alcune aree fortemente vincolate come le piazze del Ferrarese, Mercantile, Odegitria e piazza del Gesù.

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