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Il cardiologo Giuseppe Grandinetti durante un intervento

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La telefonata prima della mezzanotte. L’organizzazione del trasferimento dall’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa all’aeroporto di Catania.
Di lì il volo militare dell’aeronautica fino al Karol Wojtyla e il ricovero d’urgenza alla Mater Dei, dove dalle 8 del mattino, per rimediare ai continui arresti cardiaci, è stato sottoposto a un delicatissimo intervento al cuore: un’ablazione con la tecnica, mininvasiva, mappaggio epicardicodella per via subxifoidea.

A eseguirla il cardiologo aritmologo Giuseppe Grandinetti e la sua equipe. Operazione riuscita alla perfezione che ha di fatto salvato nella struttura ospedaliera di Bari un imprenditore ragusano di 56 anni, affetto da cardiomiopatia dilatativa con una severa disfunzione ventricolare complicata da tempesta aritmica.

L’uomo era stato già in passato sottoposto, ma con scarsi risultati, a un intervento in un centro specializzato, per porre rimedio alla propria patologia. In Puglia ha trovato il suo centro di eccellenza.
Prima dell’intervento d’urgenza nel capoluogo era stato ricoverato nell’ospedale siciliano dove nel volgere di tre giorni il suo quadro clinico era peggiorato. È arrivato in sala operatoria con ripetuti arresti cardiaci, oltre cento, causati dalla tempesta aritmica.

«Senza quel tipo di intervento – racconta Grandinetti, esperto in elettrofisiologia originario di Lamezia Terme, che ha eseguito l’operazione prima delle feste natalizie – il paziente non ce l’avrebbe fatta. Era insensibile alle terapie farmacologiche, con l’aritmia sull’epicardio, sulla superficie esterna del cuore. L’ablazione, vale a dire l’individuazione e l’eliminazione del segmento di miocardio che dà origine all’aritmia, era l’unica soluzione.

Quando sono stato contattato dal suo cardiologo, il dottor Giuseppe Campisi, non c’era altra scelta che organizzare in poche ore il trasferimento e l’intervento. Il risultato è stato soddisfacente e ora l’uomo sta bene, dopo aver trascorso le feste con parenti e amici. Potrà continuare a vivere normalmente seguendo la terapia farmacologica alla quale era già sottoposto. Lo abbiamo dimesso, del resto, dopo sette giorni di osservazione e di studio elettrofisiologico che ha dimostrato come anche sotto stimolazioni aggressive non si verificavano più aritmie».

Non è l’unico intervento eccezionale eseguito nell’ospedale convenzionato barese dall’equipe di Grandinetti. Lo scorso autunno è stata effettuata un‘estrazione in circolazione extracorporea su un uomo di origini calabresi affetto da setticemia per un’infezione di defibrillatore biventricolare e la presenza di vegetazioni infette intracardiache. Un tipo di intervento che in Italia si ripete poche volte in un anno e che per il Mezzogiorno è una novità assoluta. È stato il primo da Roma in giù.

«Di fatto – spiega ancora Grandinetti – sono stati aspirati dei trombi all’interno del cuore attraverso una tecnica innovativa, senza l’apertura del torace, quindi non a cuore aperto, attraverso una sonda inserita dalla gamba e dalla vena giugulare. Con un catetere chiamato angiovac abbiamo eseguito l’aspirazione extracorporea veno-venosa, con la successiva estrazione dei cateteri dalla succlavia».

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