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PER le visite e gli esami non urgenti anche i pazienti dovranno presentare il super green pass, in alternativa potranno sottoporsi a proprie spese ad un tampone massimo 48 ore prima di presentarsi in ospedale o in ambulatorio pubblico. La disposizione è contenuta nella circolare regionale 131 del 6 gennaio scorso ed è stata applicata dall’Asl Bari ma ha già provocato la reazione di cittadini e associazioni, che ieri hanno depositato un esposto penale chiedendo che venga verificato «se le limitazioni segnalate presso alcune strutture ospedaliere possano eventualmente avere già determinato delle responsabilità penalmente rilevanti».

Anche in Puglia, quindi, scoppia la polemica sull’accesso alle strutture sanitarie: le Regioni si stanno muovendo in ordine sparso, c’è chi non ha previsto limitazioni e chi, come la Puglia, invece obbliga i pazienti ad essere in possesso del certificato verde “rafforzato”, cioè quello che si ottiene dopo essersi sottoposti alla terza dose di vaccino anti Covid, oppure di effettuare un tampone molecolare 48 ore prima.

L’esposto contro la “limitazione” è stato depositato martedì scorso da alcuni cittadini assistiti dall’avvocato Giuseppe Angiuli e sostenuti dell’associazione “Colibrì Puglia: “Stiamo ricevendo in queste ore – spiega l’associazione – delle segnalazioni di utenti di servizi ospedalieri del territorio della Asl Bari che testimoniano alcune gravi ed ingiustificate preclusioni all’accesso alle strutture sanitarie del territorio, comunicate anche in forma pubblica dai relativi responsabili delle strutture.

Il cartello esposto nell’ospedale di Monopoli

In particolare, è stato documentato che all’ingresso del presidio ospedaliero di Monopoli, all’ingresso del servizio Cup, nonché all’ingresso dei vari reparti, campeggia un cartello con un avviso rivolto a tutti i pazienti a cui viene chiesto di esibire il super green pass. Tale prescrizione non appare conforme alla normativa vigente”.

Secondo l’associazione, imporre l’esibizione del certificato verde determina “una inammissibile ed illegittima preclusione dell’accesso ai servizi in danno di tutti i pazienti che non hanno aderito alla campagna vaccinale anti Covid-19 o che non abbiano effettuato la terza dose, ledendo in misura inaccettabile il diritto alla salute”.

Decine di persone si sono lamentate anche per la scarsa informazione e il mancato preavviso: un 48enne di Bari, ad esempio, aveva prenotato oltre sei mesi una visita cardiologica ma, non sapendo nulla delle nuove direttive, si è presentato in ospedale venendo rimandato a casa perché sprovvisto di super green pass e di certificato post tampone.

“Tale prescrizione – sostiene ancora l’associazione – non appare conforme alla normativa vigente che regola gli obblighi di esibizione delle certificazioni verdi di cui al decreto legge 22 aprile 2021, numero 52, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 giugno 2021, numero 87.

Perfino le recenti modifiche normative apportate con decreto legge 7 gennaio 2022 si limitano a prevedere che l’accesso ai servizi alla persona sia limitato ai soggetti in possesso di una delle certificazioni verdi Covid-19 e dunque non prevedono alcun obbligo di esibire necessariamente la prova dell’avvenuta vaccinazione”. Non solo: sempre secondo Colibrì “le nuove norme recentemente introdotte dal decreto legge numero 1 del 2022 entreranno in vigore soltanto nel periodo compreso tra il 20 gennaio ed il primo febbraio”. La vicenda è destinata a far discutere e a dividere.

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