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Domenico Laforgia, neo presidente dell’Acquedotto Pugliese

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CON Domenico Laforgia, neo presidente dell’Acquedotto Pugliese, abbiamo parlato delle grandi sfide che la società affronterà nel futuro, dell’utilizzo strategico delle risorse economiche, della parola «sostenibilità», valida solo se sostenuta dalla realtà progettuale, dei rapporti con l’Albania e dell’importanza degli impianti di depurazione lungo tutto il territorio regionale.

Presidente, si sente all’altezza di un incarico così strategico per la regione Puglia?
«Sarebbe inopportuno rispondere a questa domanda, sarebbe un vantarsi, guardi il mio curriculum, e sulla base di esso si farà un’opinione su quanto possa essere all’altezza di questo incarico».

Pensava che ci potessero essere altre figure, con uguale o maggiore competenza, in grado di sostenere un incarico del genere?
«Non conosco molti curricula da valutare, quindi da confrontare con il mio, lascio ad altri questo tipo di valutazione».

Giorni fa ha partecipato a Ecomondo, l’importante rassegna di Rimini, punto di riferimento in Europa per la green economy, affermando che “ha tessuto relazioni”, al fine di rendere concrete le parole inerenti allo sviluppo sostenibile. Con quali personalità e imprese ha instaurato un dialogo proficuo?
«Prima di tutto con tutte quelle che appartengono al settore idrico e ai servizi idrici destinati alla gente, poi con i nostri concorrenti privati e pubblici in ambito nazionale. Ho avuto contatti con Utilitalia, che è la raccolta, l’aggregazione di tutte queste aziende, in più ho avuto contatti con specifiche aziende legate alle forniture d’impianti, alle produzioni di macchine, che possono essere potenziali fornitori di AQP. Noi siamo fondamentalmente la più grande azienda del settore in Puglia, non abbiamo concorrenti sul nostro territorio, serviamo in parte anche la popolazione della Campania, lì abbiamo dei concorrenti, se non a livello nazionale, player di altissimo livello come A2A, il gruppo Caltagirone, che hanno aziende paragonabili alla nostra».

Si parla di un possibile intervento ambizioso dell’Acquedotto a sostegno del sistema idrico albanese.
«Io sono stato l’Autorità di Gestione del programma Italia – Albania – Montenegro. Conosco molto bene la situazione dell’Albania e quelli che sono i partner con il Paese, dobbiamo riprendere i rapporti con loro e riallacciarli. L’antica idea di fare l’acquedotto dall’Albania verso la Puglia non è detto che sia da scartare, faremo uno studio di fattibilità di tipo economico per capire e valutare se il progetto è conveniente o meno. Noi abbiamo l’esperienza che possiamo trasferire a quel mondo senza difficoltà, noi potremmo anche gestire il servizio di fornitura d’acqua in Albania senza difficoltà, spostiamo le nostre persone, le addestriamo, e facciamo un Acquedotto albano-pugliese, non sarebbe una cosa difficile. Loro sprecano molta acqua, ne hanno in abbondanza, così razionalizzerebbero e potrebbero mettere a disposizione nostra molta più acqua di quanto potremmo sperare di avere».

È quindi una previsione concreta?
«Il dialogo è sicuramente in previsione».

Per quanto riguarda il Pnrr ha detto che bisogna “spendere tutte le risorse che arriveranno per la Puglia”. Su quali obiettivi reali state puntando?
«Noi siamo ovviamente orientati verso l’impiantistica. Sicuramente puntiamo al rafforzamento della diminuzione delle perdite d’acqua, noi abbiamo il 48% di perdite d’acqua, dobbiamo ridurre almeno del 5% all’anno per i prossimi anni. Gli investimenti sono fondamentali, ci consentono di risanare la rete e di eliminare il più possibile le perdite. Noi poi abbiamo un problema di depurazione, abbiamo 185 impianti di depurazione, alcuni sono vecchi e obsoleti, altri sono nati con una progettazione antica, tutti questi andrebbero risanati con investimenti importanti, su questo versante il Pnrr ci aiuterà. Altre risorse saranno impiegate per la realizzazione di tre dissalatori, a Manfredonia, a Brindisi e sul Tara nel Tarantino, necessari per aumentare l’acqua in adduzione».

AQP ha avviato una manovra da oltre due miliardi di euro per il risanamento delle reti in tutti i comuni pugliesi. Come verranno gestiti i rapporti con le amministrazioni locali?
«C’è un’autorità regionale nella quale sono presenti tutti i comuni. L’autorità regionale ha il compito di programmare le esigenze dei comuni e gestirli in termini politici e strategici. Costituisce un piano che viene trasferito all’AQP, e quest’ultima deve trovare le risorse per realizzare, in termini ragionevoli, tutti gli interventi che vengono indicati come strategici».

Per la Barium romana che sviluppi ci sono e come procede la collaborazione con la Soprintendenza?
«Noi abbiamo la Soprintendenza come partner dappertutto, noi possiamo avere contemporaneamente 100 cantieri, è chiaro che, a furia di scavare, qualcosa può venir fuori. La dottoressa Piccarreta e il suo gruppo sono sempre con noi a vedere se ci sono scavi da modificare come approccio, recuperi di reperti, per poi proseguire le normali attività. Tra di noi c’è quasi una simbiosi, una piena collaborazione. Qui a Bari abbiamo trovato questi reperti di epoca romana, al centro della città, con i disagi ad essi connessi, ma hanno consentito di riscrivere una parte della storia dell’epoca di Bari».

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