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L’acrobazia di Antenucci che per poco non ha sbloccato il derby (foto in pagina di www.sscalciobari.it)

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BARI – Qualche fiammata, nessun gol e un punto che serve solo a non farsi male. Si può riassumere così il derby tra Monopoli e Bari. Entrambe chiamate a riscattarsi dalle sconfitte, rispettivamente contro Vitus Francavilla e Messina, le due squadre se la sono giocate alla pari in una gara che in questa fase del campionato offre molte risposte. Le prime, più chiare, mostrano come i biancoverdi si confermino una squadra davvero ostica tra le mura amiche, in grado di mettere in difficoltà chiunque alzando un vero e proprio muro di fronte alla propria area di rigore. I giocatori del Bari sono stati spettatori, infatti del lavoro di Colombo sulla squadra, nella sua fase difensiva, e d’altronde le sole quattro reti incassate nelle tredici partite in casa dicono tanto.

La capacità di saper difendere in maniera ordinata e compatta per tutti i novanta minuti per poi tentare di ripartire in velocità è stata, infatti, la chiave tattica anche del derby contro i galletti e, nonostante l’inferiorità numerica, ha portato a mettersi in tasca il miglior risultato auspicabile in quelle condizioni. Dall’altra parte il Bari ha messo in mostra, ma questo è ormai chiaro a tutti, le eccellenti doti tecniche dei suoi singoli. Soprattutto nella ripresa non è certo venuta meno la capacità di palleggiare, di tenere palla con sicurezza e farla circolare da una fascia all’altra per aggirare il Monopoli schierato a baluardo della propria porta. È mancata, però, rapidità di manovra e quell’inventiva che permette di affondare il colpo nelle partite bloccate.

La prima pecca l’ha ammessa anche mister Mignani al termine della gara sia confermando un calo della condizione dovuta alle tante partite ravvicinate e alla difficoltà di recuperare le energie, sia elogiando la bravura del Monopoli nel bloccare gli sbocchi di gioco su attaccanti ma anche sui centrocampisti: “Loro erano ben organizzati nella pressione e ci costringevano a saltare un reparto perché faticavamo a trovare i nostri giocatori negli spazi. – ha spiegato – Noi di solito non lo facciamo e per questo ci hanno messo in difficoltà nel trovare i centrocampisti”.

È però altrettanto evidente che l’assenza di Botta, nella sua posizione di fantasista e di collegamento tra centrocampo e attacco, si fa sentire, eccome. Il giocatore Argentino, alle spalle della qualità e dell’esperienza di Antenucci e Paponi o della fisicità e prorompenza di Cheddira, è in grado come nessun altro in questa squadra di aprire varchi nelle difese serrate, di inventare giocate quando gli spazi sono chiusi e la pressione degli avversari si fa asfissiante.

Senza di lui, certamente, il Bari non azzera il suo valore, resta la squadra più forte del campionato e la formazione da battere, ma con un Botta in meno se il gioco si fa duro i galletti sudano un po’ di più. E Mignani, grazie anche agli innesti di gennaio sta provando a trovare la quadra migliore, cercando un equilibrio nuovo all’assetto tattico. I tentativi ci sono, a volte premiano l’allenatore ligure, a volte no.

E a volte qualche giocatore ci mette anche del suo, come ha evidenziato la bacchettata data a D’Errico, davvero poco incisivo e svogliato nel suo ingresso in campo a gara in corso. La classifica, comunque, resta favorevole al Bari. Catanzaro e Avellino, vincenti contro Andria e Monterosi, sono entrambe seconde a sette punti dalla capolista, non un abisso certo, ma una distanza che permette ancora di poter gestire la situazione con una certa tranquillità. Domani pomeriggio si torna già in campo, contro la Turris settima in classifica, ed è qui che il Bari dovrà ricominciare per affrontare e vincere la scalata alla B con forza e convinzione.

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