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Una fase della manifestazione di ieri a Roma

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TARANTO – Circa 400 lavoratori e delegati sindacali di Fim, Fiom e Uilm sono partiti ieri da Taranto intorno alla mezzanotte dal piazzale antistante lo stabilimento Acciaierie d’Italia (ex Ilva) diretti a Roma per l’adesione dello sciopero di 8 ore, con manifestazione davanti al mise. La protesta ha riguardato anche il gruppo siderurgico Acciaierie Piombino-JSW. E’ previsto un corteo dalla Stazione Termini fino alla sede del ministero dello Sviluppo Economico per «chiedere al mondo istituzionale – osservano le sigle metalmeccaniche – di mettere fine alle incertezze e alla cassa integrazione». È folta la rappresentanza dei lavoratori di Acciaierie d’Italia, Ilva in Amministrazione Straordinaria, dell’Indotto e delle aziende dell’appalto chehanno partecipato alla manifestazione.

«Da Taranto alla volta di Roma – sottolineano Biagio Prisciano e Vincenzo La Neve della Fim Cisl Taranto-Brindisi – per urlare la voglia di tornare a lavorare in un’acciaieria ecosostenibile». Per Francesco Brigati della Fiom «serve chiarezza da parte del governo sul futuro ambientale, occupazionale e industriale che non può essere lasciato nelle mani della multinazionale ArcelorMittal. L’intervento pubblico non ha procurato nessun cambiamento e migliaia di lavoratori sociali continuano a fare cassa integrazione, insieme a tanti altri lavoratori dell’appalto che continuano a riscontare problemi in merito al pagamento regolare degli stipendi».

«Pieno sostegno della Cisl alla mobilitazione di Fim, Fiom, Uilm di Acciaierie D’Italia ex Ilva e Acciaierie Piombino-JSW. Occorre un piano nazionale della siderurgia: più investimenti, tutela dell’occupazione, sicurezza, manutenzioni. Basta incertezze e ritardi». È quanto sottolinea su twitter il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, sostenendo le ragioni dello sciopero generale dei lavoratori metalmeccanici dei gruppi Acciaierie d’Italia- ex Ilva ed Acciaierie Piombino – Jsw.

Il tempo è scaduto e siamo qui i centinaia di lavoratori siderurgici da Taranto e da Piombino per ricordare al governo che da luglio non ci convoca più e che dobbiamo dare futuro a questi stabilimenti e a questa siderurgia. L’acciaio in questo momento è molto richiesto nel mondo ed è gravissimo che non si affrontino le crisi occupazionali. Abbiamo bisogno di soluzione: il governo che mette i soldi per la decarbonizzazione deve mettere i soldi anche per gli operai per dare lavoro e non ammortizzatori sociali».

Così invece il leader Fim Roberto Benaglia. «Lo stabilimento ex Ilva e lo stabilimento di Piombino, due realtà che sono state vendute anzi regalate a gruppi industriali indiani legando il futuro della siderurgia primaria in Italia al destino di due gruppi industriali che sono venuti in Italia, che continuano a conservare la produzione nei loro paesi e praticamente hanno una sola missione, di bloccare i nostri stabilimenti, depauperarli, renderli inutili da un punto di vista produttivo e continuare a produrre nei loro Paesi». Ad accusare le multinazionali dell’acciaio proprietari sia dei siti Ex Ilva che di quelli del gruppo Jws di Piombino è il leader Uilm, Rocco Palombella.

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