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Due fidanzati in marcia verso lo stadio San Vito Marulla prima di Cosenza-Vicenza

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COSENZA – La lenta marcia verso il Marulla è iniziata in un tramonto ricco di tensione emotiva. Una coppia di fidanzatini, mano nella mano con le magliette del Cosenza calcio, camminano dentro la folla di una Via degli Stadi che ritorna quella di un tempo. Del tempo di Bergamini, Lucchetti, Padovano, Urban. Giocatori che solo per la loro presenza carismatica riuscivano a riempire uno stadio innamorato di due colori: il rosso e il blu.

Ieri sera, in questo spareggio da dentro o fuori l’amore di colpo è ritornato. Si vendono bandiere rossoblu e sciarpe in una strada diventata troppo piccola per quel fiume in piena che scorre lento verso lo stadio. Un colpo d’occhio straordinario in un tramonto da evento mundial. Bisognava vincere. Era l’unico risultato possibile per restare in B. Non serviva fare nessun calcolo, bastava la vittoria contro il Vicenza e il Cosenza sarebbe stato salvo. E allora ci si aggrappa a tutto. Alla scaramanzia dello stesso aperitivo nello stesso posto, lo stesso vestito, la stessa previsione, lo stesso coro.

Nella marcia verso il San Vito non c’è fretta. Ci sono i padri che tengono per mano i figlioletti piccoli che chiedono la maglia di Caso e del “Bati” Larrivey. Sono i due idoli di una tifoseria calda, appassionata con il “fuoco sotto la cenere”. Ritorna allo stadio gente mai vista in tanti anni e ritorna la provincia. Arrivano da Amantea e da Corigliano. Arrivano dalla Sila e da Diamante. Arrivano da ogni posto più lontano di una provincia grandissima che risponde presente e colorata. Nella lenta marcia verso il Marulla l’odore del panino con salsiccia sale che è un piacere, ma è ancora troppo presto per mangiare. E via con le birre. Una, due, dieci, venti, cinquanta. Si entra nello stadio. Si entra nella nostra tribuna vip vop e flop. Questa volta “ il portoghese” che ha avuto l’omaggio all’ultimo minuto resta in piedi. Perché chi ha pagato il biglietto ha diritto ad avere la sua poltroncina.

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Ritorna allo stadio Franco Covello: “Noi siamo vincenti e vinceremo…”. E non manca il presidente dei presidenti. Quel Paolo Fabiano Pagliuso, con la sua cravatta rossa, che fa un sorriso e mette serenità a Luca Altomare e Giovanni Paschetta che lo salutano con affetto: “Un vi preoccupate…vinciamo facile”. Il presidente Guarascio ,in rigorosa camicia bianca, stringe mani e bacia tutti. E’ la prima volta allo stadio per l’assessore regionale Gianluca Gallo rimasto in città per il concorso mondiale dei vini. Il Comune di Cosenza risponde presente con consiglieri comunali, assessori e naturalmente il sindaco Franz Caruso.

L’elenco può essere infinito, ma non c’è tempo perché il fischio d’inizio arriva puntuale. Non si scherza più. Non si ride più. Il pubblico tifa, ma la palla pesa e il Vicenza nel primo tempo è più pericoloso di un Cosenza che non punge. Nel secondo tempo entra lui, entra quel ragazzotto alto alto con la numero 40. Vola in cielo Zilli al primo traversone buono riesce a fare un colpo di testa maligno. Cosi maligno che il portiere del Vicenza non trattiene la palla che rimbalza sui piedi del bomber Larrivey che segna il goal liberatorio. Il boato è pazzesco. Lo stadio Marulla si trasforma nel Marakana di Belgrado. Una bolgia.

E poi “rigore…rigore… rigoreeeeee”. E tutti quei torti arbitrali subiti durante un campionato difficile sono in minima parte ricompensati dal rigore sacrosanto fischiato nell’area del Vicenza per un fallo di mano evidente. Ancora lui dal dischetto e segna ancora Larrivey.

Triplice fischio e in tribuna stampa il giornalista Pippo Gatto si commuove: “Ora lo posso dire. Questa notte ho sognato Ciccio Denapoli che mi ha pronosticato il 2-0. Era sereno, felice. Bello, bellissimo…”.

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Fuori dallo stadio inizia la festa. Dura tutta la notte con i giocatori che arrivano con il pullman in pieno centro e iniziano il ballo scatenato in mezzo ai tifosi in noto locale della città. Il più scatenato è il piccolo Florenzi e Bisoli viene sballottato come un palla da biliardo da tifosi impazziti. L’adrenalina è cosi alta che si spegne solo nel cuore di una notte infinita. La notte più bella. Quella da raccontare più volte anche tra dieci anni. In fondo l’emozioni non hanno tempo… e “i Lupi su sempre i Lupi…”.

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