X
<
>

Share
4 minuti per la lettura

I metodi violenti dei “Bad Boys” calabresi della ‘ndrangheta in Lombardia: estromesso con minacce dal suo ristorante: «Dacci tutto o ti ammazzo, non avanzi nulla»

CIRÒ MARINA – «Senza spari, hai visto come è cambiato tutto?». Sembra essere il manifesto del “sistema mafioso lombardo”. Si spara di meno per fare più affari. Ma i Bad Boys cirotani al Nord non disdegnavano i metodi violenti del passato, rispolverati all’occorrenza. È il caso dell’estorsione ai danni di Giuseppe Moriggi, estromesso con minacce dalla gestione del suo ristorante. Dalle conversazioni intercettate dai carabinieri e dalla Dda di Milano emerge il livello di violenza alla quale le vittime del “locale” di ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, articolazione nel Varesotto della cosca Farao Marincola di Cirò, sarebbero sottoposte.

LEGGI ANCHE: Criminalità organizzata, così le mafie si riunivano in Lombardia già negli anni ’80

A parlare era Giacomo Cristello, considerato il braccio destro di Massimo Rosi, indicato come il nuovo reggente. «Pino, non entra nessuno lì, uno… due lo facciamo saltare in aria… però avvisa questi amici nostri… con te lo sai sto parlando di chi voglio bene… digli a questi amici qua, capito, se non vogliono la guerra di aggiustare le cose se no qua succede una guerra…da solo… lascio a casa tutto e vengo da solo…mi metto due pistole addosso e vengo lì». Gli fa eco Rosi: «Qualsiasi cosa, qua ci mettiamo compare Giacomo, qualsiasi argomento che avete, chiamate a compare Giacomo, e viene lui..; passate prima da compare giacomo, guardate, c’è sta situazione, così, e mai più una cosa del genere, perché siamo tutti tra amici».

ROSI: «CRISTELLO È UN MIO UOMO»

Nel continuare la conversazione, Rosi ribadisce che Cristello è alle sue dipendenze e gli ha dato l’ordine di non uccidere Moriggi. L’estorsione sarebbe stata perpetrata in favore dell’imprenditore milanese Roberto Paganin. La vicenda ruota attorno allo stabile in cui ha sede il ristorante “Bel Sit” di Bernate Sopra Ticino, ed in particolare i dissidi di natura economica sorti tra i soci Paganin e Moriggi. Paganin, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si affida per la risoluzione della controversia a Rosi, perché intervenga a costringerlo a firmare la cessione del ristorante. Rosi, a sua volta, coinvolge gli uomini del clan. Come nella più classica delle mediazioni mafiose, l’operazione comporta un vantaggio economico per Rosi che si sostanzia nel 10% sui profitti futuri del ristorante, ovviamente senza comparire formalmente negli assetti societari, una sorta di “pizzo” per la “protezione” che il suo gruppo è in grado di assicurare all’attività commerciale.

LEGGI ANCHE: Operazione Hydra, da Cirò l’input per il consorzio della mafia lombarda

Rosi quasi rassicura: «è un mio uomo questo qua, te lo sto dicendo… vedi che abbiamo parlato… ho dato ordine di non ammazzarlo, sono tutti uomini miei». Eppure quando Cristello viene chiamato dal coindagato Francesco Bellusci risponde: «prepara le pistole che ammazziamo a qualcuno oggi». I Bad Boys raggiungono la vittima, e Cristello minaccia ripetutamente Moriggi, intimorendolo per costringerlo a firmare la documentazione finalizzata alla sua estromissione dal ristorante.

‘NDRANGHETA IN LOMBARDIA, I CALABRESI E L’ESTROMISSIONE DELLA PROPRIETÀ DEL RISTORANTE

«Aspetta un attimo, Pino, molla tutto, firma tutto, molla tutto, se no veramente ti ammazzo io a te… ammazzo a tutti…firma tutto, firma subito o ti ammazzo adesso, firma tutto, non avanzi una lira, firma tutto e dacci tutto a noi… Pino firma tutto o ti ammazzo, oggi stesso ti ammazzo… Pino quando parli con me abbassa la mano, chiunque metti in mezzo vengo e ti ammazzo, hai chiuso oggi, hai chiuso, metti la firma». Poi Rosi dice di andare e Cristello continua: «Non hai capito, adesso andiamo, l’ultima parola, metti la firma e poi chiama a chi vuoi, fai venire a chi vuoi e arrivo io e vi ammazzo a tutti».

‘NDRANGHETA IN LOMBARDIA: «DEVONO TREMARE QUANDO VEDONO I CALABRESI

Cristello commenterà in questi termini la missione compiuta, al cospetto di Rosi e degli altri uomini del clan: «Giacomo Cristello fa parte della locale di Legnano…e quando c’è Cristello alla locale di Legnano, tutto a posto…quando vedono a me tremano tutti già…devono tremare quando vedono i calabresi, devono tremare. Li faccio tremare a tutti mio compare… ormai ho preso quella strada fino alla morte…come noi non ce n’e’ gli altri fanno pipipipipipi e noi facciamo i fatti».

Il loquace Cristello è un fiume in piena, la sua sembra una confessione inequivoca, ma dovrà comunque stabilirlo un processo: «Io sono associato da quarant’anni fa, io quando avevo 16 anni, e ne ho 58, è quarant’anni che faccio questa vita. Grazie a Dio vedi, i fratelli miei tutti mi vogliono bene, poi te l’ho detto, io mi sono comportato bene». Non a caso il grado di Cristello, quando Rosi comunicherà l’organigramma del clan in via di riorganizzazione, sarà “banda armata”.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE