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CI SONO due calabresi… e non è l’inizio di una barzelletta, tutt’altro. Ci sono, dunque, due calabresi di cui si sono occupate le cronache nelle ultime ore (ieri erano in prima pagina sul Quotidiano). Uno è indagato dai magistrati lombardi in una inchiesta sulle cosche della ’ndrangheta al Nord. Non serve, qui, fare il nome tanto di sicuro non passerà alla storia. Intercettato dagli investigatori che indagavano su una vicenda di estorsioni e violenze, come ha raccontato in un dettagliato articolo Antonio Anastasi (LEGGI), ha detto conversando con altri indagati: “… Quando vedono a me tremano tutti già… devono tremare quando vedono i calabresi, devono tremare”. E’ un’affermazione importante, ma solo perché nella sua essenziale brutalità rappresenta un modello di “successo” fasullo – o comunque un’aspirazione – che non fa bene né alla Calabria, né a chi quel modello fosse intenzionato a seguire. L’ennesimo schizzo di fango sulla maggior parte dei calabresi che non è impegnata in racket, minacce di morte o traffici di droga. E basta così.

L’altro calabrese, invece, è Vincenzo Amodeo, primario di Cardiologia di Polistena, un reparto considerato di eccellenza (come molti altri in Calabria, sì, in Calabria), che ha minacciato le dimissioni perché, come ha raccontato in una intervista a Valerio Panettieri (LEGGI), non ci sono le condizioni per portare a termine il compito affidatogli di risollevare e potenziare il reparto di Cardiologia di Locri. Amodeo parla di “nicchie di potere” come di pesanti zavorre per la sanità, ma, in alcuni episodi che riferisce, emergono concetti che dovrebbero essere già ben chiari ai “decisori”, come si usa dire, che vogliano davvero provare a dare una svolta alla Calabria. Sistemi di potere, lassismo, meritocrazia non pervenuta… tutte quelle cose, insomma, che inducono tanti giovani medici a fare le valige per lidi più adeguati.

Di eccellenze, è assodato, la Calabria ne sforna parecchie. Molti sono affermati professionisti disseminati anche oltre i confini nazionali. E nella regione ci sono coloro che continuano a resistere e altri che scappano. Quello denunciato dal primario Amodeo non è un caso che riguarda solo Locri. Né servono tante altre parole per sottolinearne la delicatezza e l’urgenza di interventi. La benzina per fare marciare la macchina Calabria la forniscono gli interventi (in questo come in tanti altri casi che non passano per le cronache).

Ci sono due calabresi, anche se l’accostamento è ardito e persino fastidioso. Uno destinato all’irrilevanza. L’altro degno di apprezzamento per la coraggiosa denuncia pubblica. Paura? Risponde lui: “Mai avuto paura. Ho solo paura di non poter fare fino in fondo il mio dovere utilizzando al massimo le esperienze che ho maturato. Ho paura a non avere una strumentazione per curare bene un paziente in una fase acuta”. Altro che “tremare quando vedono i calabresi”…

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