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Folla festante a Teheran dopo l'attacco a Israele

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Molti fanno finta di non vedere che si è rimessa in moto una serie di palline che rimettono in moto tutta l’Asia, tutto il mondo sunnita, tutto il mondo sciita e tutto il mondo delle relazioni dentro i Paesi dell’immensa area asiatica tra Cina, Russia, Turchia e Persia. Se questo gioco pericoloso delle palline del mondo va in risonanza, allora diventa guerra di tutti contro tutti. L’Europa potrebbe essere lo stabilizzatore del sistema dell’area, ma fa il gioco di Putin e non ha voce. Solo i Paesi europei possono ribaltare la situazione e per loro l’alternativa è tra esistere uniti o sparire.

L’ATTACCO dell’Iran a Israele ha avuto un effetto prima di tutto scandaloso: ha dimostrato l’inconsistenza del regime iraniano e messo in evidenza le divisioni religiose che percorrono in modo diverso il mondo arabo. Con il 99% dei droni e dei missili abbattuti dagli asset militari soprattutto americani, poi inglesi, israeliani e francesi, c’è da constatare con il senno di poi come sembri veramente strano che l’Iran abbia potuto fare una cosa del genere. Che non può non indebolirla agli occhi del mondo come dimostrano peraltro anche le reazioni dei mercati e delle materie prime energetiche. Certo, sapendo tutti che è reale il pericolo che, prendendo spunto da una cosa del genere, comincino a soffiare un po’ sul vento russi e cinesi, e magari gli iraniani fanno qualcos’altro di folle sullo stretto di Hormuz dove passa il petrolio.

Il punto di fondo che non dobbiamo sottovalutare è, pero, il fatto che conosciamo ben poco dell’Asia e che dietro questo attacco dell’Iran a Israele c’è qualcosa che assomiglia al gioco del biliardo dove una pallina ne tocca un’altra e non sai quante altre palline verranno toccate per isolarle ed evitare che entrino in risonanza l’una con l’alta. Il mondo musulmano è diviso tra sunniti e sciiti, ma nel mondo sunnita, ad esempio, ci sono profonde differenze, gli hezbollah libanesi sono sciiti e non sappiamo se si sono ricaricati o no come non sappiamo quali relazioni ci sono in quell’area vastissima dell’Asia tra Turchia, Russia, Iran e Cina in mezzo. Poi dal Kazakistan all’Afghanistan fino all’Uzbekistan c’è tutto un altro mondo pieno di materie prime.

La realtà che molti fanno finta di non vedere è che questa vicenda Iran-Israele rimette in moto tutta un’altra serie di palline che rimettono in moto tutta l’Asia, tutto il mondo sunnita, tutto il mondo sciita e tutto il mondo delle relazioni dentro i Paesi dell’immensa area asiatica tra Cina, Russia, Turchia e Persia. Che è, peraltro, il punto da dove sono nate le grandi migrazioni. Tutti stanno sondando le singole situazioni di conflitto dentro Israele, nel Sud del Libano, tra Israele e Iran con la variabile folle della controreazione di Netanyahu che produrrebbe effetti devastanti, con gli houti che vengono affiancati tout court dai pasdaran e producono danni enormi ai nostri traffici sul mar Rosso.

Se questo gioco pericoloso delle palline del mondo va in risonanza, allora diventa guerra di tutti contro tutti. Biden lo ha capito perfettamente e dice aiutiamo Israele in difesa, ma in attacco no perché teme che il gioco delle palline produca una perdita del controllo globale. Di fronte a questo scenario reale di perdita di controllo l’Europa può giocare il ruolo strategico di stabilizzatore del sistema dell’area, ma sembra non capire nemmeno che cosa accada, dimostra di non rendersi neppure conto che le beghe interne di Netanyahu fanno parte di una serie di reazioni a catena incontrollabili. L’Europa fa il gioco di Putin e in tutti questi conflitti, come ha lucidamente ricordato anche ieri Romano Prodi, se ne guarda bene dal fare sentire la sua voce.

L’unico lavoro serio da fare oggi per il Medio Oriente è quello della deescalation. Israele ce la siamo giocati, per cui diventano cruciali Paesi come Egitto, Giordania, Qatar e Arabia Saudita. Ma è chiaro a tutti che se si vuole raggiungere l’obiettivo bisogna prima di tutto essere uniti come Paesi europei mentre neppure sulla crisi di Gaza siamo percepiti come un provider di pace. La citazione di Einaudi che ha fatto ieri Mattarella fotografa bene la situazione attuale: per i Paesi europei, oggi come allora, l’alternativa è tra esistere uniti o scomparire.


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