X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

«Le dichiarazioni rilasciate dai tre rappresentanti della sinistra radicale, Tripodi, De Gaetano e Scarpelli inducono a considerazioni scoraggianti, vuoi per l’approssimazione della conoscenza dei problemi della sanità, vuoi per il tentativo maldestro di allontanare da sè e dalle forze politiche che rappresentano le responsabilità che hanno nella voragine dei conti della spesa sanitaria regionale». A sostenerlo, in una nota, è l’Aiop calabrese. «Michelangelo Tripodi (nella foto) è assessore in carica e nella giunta Loiero c’è dall’inizio della legislatura – e detto nella nota dell’associazione ospedalità privata calabrese – Nino De Gaetano è stato anch’egli assessore e non risulta che fosse assente quando insieme a Tripodi e agli altri assessori applaudiva agli inesistenti successi dell’assessore Lo Moro. Pino Scarpelli, dirigente non di primo pelo di Rifondazione comunista, non risulta che fosse nel Chiapas quando negli ospedali si assumeva a man bassa personale inutile per affrontare incerte competizioni elettorali. Naturalmente non arriviamo a sostenere che le maggiori responsabilità ricadono sugli esponenti della sinistra radicale anche se tutti coloro che oggi si vorrebbe proteggere dal ticket si aspettavano una più rigorosa vigilanza». «Quanto al ruolo che la sanità privata avrebbe nella voragine della spesa sanitaria – sostiene la nota dell’Aiop – si sbagliano di grosso e cadono in inesattezze gravi, considerato che fanno parte della maggioranza che governa alla Regione. L’assessore Tripodi assume che la sanità privata ‘significa deficit’, inefficienza e servizi scadenti quasi a voler addebitare ai privati i tragici decessi avvenuti all’ospedale Jazzolino di Vibo, dove deficit, inefficienza e servizi di non eccellenza hanno interessato tristemente le cronache nazionali. Ma non si tratta soltanto dell’ospedale Jazzolino di Vibo». Per l’associazione dell’ospedalità privata calabrese “l’assessore Tripodi si deve predisporre a fare i conti, politici e di governo, con i conti degli altri ospedali che tutti insieme danno luogo alla voragine della spesa sanitaria. Il dato comune è che sui costi di gestione la spesa degli ospedali pubblici per il personale incide per il doppio se non per il triplo del valore delle prestazioni prodotte. Sono i costi impropri che la politica trasferisce sulla sanità e cioè assunzioni clientelari di personale, appalti pilotati, forniture a prezzi maggiorati, primariati senza pazienti per compensare sostegni elettorali che con la tutela della salute del cittadino non hanno nulla a che fare». «L’assessore Tripodi non è sincero con se stesso ed i suoi elettori – sostiene ancora l’Aiop – quando si avventura a fare dichiarazioni ideologiche e demagogiche sul pubblico che deve prevalere sul privato. Se gli ospedali fossero affidati a imprenditori privati, il che non è impossibile, di certo quei costi impropri, quelle assunzioni clientelari, quelle apparecchiature costosissime inutilizzate, quei primari che non hanno un curriculum professionale decente non troverebbero spazio.Quello che l’assessore Tripodi non dice è chi pagherà per la voragine della spesa ospedaliera. Oggi si scopre che il torbido che si accumulava aveva il centro operativo nella burocrazia regionale ma siamo rimasti inascoltati quando, denunciando modalità e comportamenti di stampo sudamericano, chiedevamo il cambio della dirigenza negli uffici dell’assessorato». «Ora, a quanto pare, è venuto il momento della verità – è scritto ancora nel comunicato – non consentiremo a nessuno, da Loiero a Tripodi, di occultare le responsabilità di tanto sfacelo nel piano sanitario e nel connesso piano di rientro. Stiamo con il presidente di Confindustria Marcegaglia che, al riguardo, ha affermato che una volta individuate le responsabilità, bisogna impedire che chi ha sbagliato continui ad occupare le istituzioni e, aggiungiamo noi, la scena politica. Il nostro primo contributo all’accertamento delle responsabilità sarà quello di fornire quei numeri della vergogna che Loiero non vuole dare, Spaziante non ha voluto discutere e l’intero consiglio regionale ha paura di far conoscere. Ecco perchè perdono tempo in attesa che da Roma qualcuno li salvi».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE