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CRACO sarebbe il primo nome in cima alla lista dei “siti idonei” un deposito di scorie nucleari. E’ quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche degli ex vertici della Sogni (la società statale che gestisce lo smantellamento delle vecchie centrali nucleari), realizzate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Potenza su un presunto traffico illecito di rifiuti nucleari (poi archiviata nel dicembre del 2009). Le intercettazioni risalgono al 2008 ma in realtà di Craco si parlerebbe già da molti anni. Come dimostra il fatto che in un verbale di dichiarazioni, Paolo Togni (che ha lavorato per Sogin per parecchio tempo) ascoltato nel 2004 dalla Procura di Potenza in qualità di persona informata sui fatti, dice: «Già intorno al 1967 era stato individuato il sito di Scanzano in una indagine del servizio geologico nazionale. Il secondo sito della Basilicata considerato è quello di Craco». Dopo la pubblicazione di questi contenuti è il primo cittadino di Craco, Pino Lacicerchia (in foto), a prendere la parola. «Scorie a Craco? No grazie – scrive in una nota stampa – Non siamo una comunità usa e getta». Di seguito il contenuto del suo intervento:

Periodicamente torna alla ribalta il problema delle scorie radioattive, periodicamente emerge l’incapacità di una intera classe dirigente nazionale: incapace di dare soluzione ad un problema di grande rilevanza e non coscienti e non contenti si riparla addirittura di riavviare la produzione energetica con le centrali nucleari. Fermo restando questo ambiguo torpore della politica nazionale , ambiguo poiché intanto si producono scorie e residui radioattivi da molte attività industriali e sanitarie, periodicamente viene fatto il nome di Craco quale sito lucano privilegiato. Anzitutto bisogna ricordare che il dottor Togni è stato già in prima linea a partire dal 1999 su tale orientamento, ricordo infatti un ambiguo e da me fortemente criticato convegno, ricco anche di presenze politiche regionali, in cui proprio Togni si faceva carico di promuovere una iniziativa sulle tematiche della frana a Craco, forse già all’epoca dietro tale interesse si nascondeva l’obiettivo vero: individuare nel territorio di Craco aree da destinare a cimitero delle scorie radioattive italiane. Avendo contribuito a impedire che nelle mani di questi signori finisse l’attività di studi , indagini e monitoraggio della frana di Craco e avendo in questi anni studiato e monitorato il sito serenamente oggi possiamo esprimerci con cognizione di causa su tale questione. Il sito di Craco è interessato da un complesso movimento franoso originato da molteplici fattori e fra questi possiamo in sintesi annoverare i seguenti: – estese frane di superficie dovute all’uso del suolo e alle caratteristiche orografiche e idrografiche del territorio; – movimenti rototraslativi di media profondità dovuti alle caratteristiche calanchive dell’area – movimenti rototraslativi profondi dovuti alla interazione tra copri argillosi profondi e conglomerati appennnici che trovano nello sperone su cui sorge il nostro antico centro medioevale una delle ultime propaggini prima dei depositi marini della costa e prima , a nord est , della murgia apulo-lucana. Basterebbe questo elemento per spingere a scelte diverse , a dire no al deposito di scorie. A questo però va aggiunta una seconda considerazione, per alcuni aspetti da me già fatta in relazione al permesso di ricerca degli idrocarburi Montenegro. Craco ha bisogno di case , di opere di difesa idrogeologica del territorio , di tutela e valorizzazione del centro storico, strade e trasporti, risanamento geologico e ampliamento del cimitero, sviluppo dell’agricoltura e delle infrastrutture. Da circa un anno e mezzo abbiamo chiesto al governo regionale e nazionale di sostenere il nostro piano di azione per dare risposte che questa comunità aspetta dagli anni ’70 e constato amaramente che nessun euro è stato stanziato e quello , e non è poco, che stiamo facendo lo facciamo da soli con le nostre risorse. Abbiamo chiesto l’inserimento tra i comuni che beneficiano delle royalties petrolifere dato che il nostro territorio è attraversato da circa 7 Km di oleodotto e purtroppo constato che sono beneficiari anche comuni che non sono neanche lambiti dalle opere di distribuzione del petrolio estratto ma non Craco , Montalbano , Pisticci e Bernalda che hanno rivendicato insieme tale diritto. Craco non è una comunità usa e getta e mi aspetto che anche dagli altri sindaci dell’area e della Regione vengano prese di posizione forti che facciano sentire la loro voce e non si accontentino di beneficiare perché amici e serbatoi elettorali dei potenti di turno. Noi non arretriamo, l’amministrazione comunale di Craco ed io quale sindaco e guida di questa piccola comunità dimostreremo coraggio e lungimiranza. Saremo un osso duro per coloro che pensano di poter fare i loro sporchi affari a Craco, non lo consentiremo.
Pino Lacicerchia
sindaco di Craco

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