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PISTICCI – Entro la prossima primavera, la Provinciale 176 Pisticci-Craco, potrebbe essere completamente riaperta, dando respiro a un territorio in apnea da fine agosto, quando un improvviso evento alluvionale causò la morte di una donna che percorreva con la sua auto la bretella sostitutiva, in seguito al crollo del ponte, avvenuto nel febbraio 2013.

Ad annunciare la buona notizia, è stato il presidente della Provincia, Franco Stella, aprendo ieri i lavori del Consiglio monotematico sui danni dell’alluvione dello scorso 7 ottobre.

Stella ha precisato che sono in corso verifiche tecniche per scongiurare l’abbattimento dei quattro ponti, oggi in stato di criticità lungo l’arteria fondamentale per unire il versante della Vald’Agri a quello della Valbasento.

In base alle prime perizie, infatti, entro ottobre sarà avviato l’appalto per la ristrutturazione dei due ponticelli piccoli, dove si sono manifestate evidenti crepe da carico.

Per quanto riguarda i due ponti più grandi, quello sul fiume Cavone leggermente compromesso, e quello crollato a febbraio, pare ci sia la possibilità, tutta da confermare in termini tecnici, di ristrutturarli senza abbatterli; il che accorcerebbe notevolmente i tempi di riabilitazione della strada, ma anche la spesa totale, che si dovrebbe aggirare intorno ai tre milioni di euro. Oggi i tecnici della Provincia incontreranno l’Anas, per studiare modalità e tempi di intervento, nonchè il reperimento dei fondi relativi. E’ davvero una buona notizia per tutte le popolazioni locali, oltre che per le attività produttive, fortemente penalizzate dalla chiusura forzata della strada; e gli studenti, costretti a sobbarcarsi viaggi molto più lunghi per raggiungere Pisticci, Marconia, Montalbano e Bernalda. Sembra scongiurata, quindi, anche l’ipotesi di realizzare un ponte militare di tipo bailey al posto di quello crollato, che però sarebbe rimesso in condizioni di sostenere solo il traffico leggero, ovvero non più le autocisterne dell’Eni, che sono le principali responsabili del cedimento strutturale registratosi su tutti i ponti della Provinciale 176.

In altri termini, come si apprende dai tecnici della Provincia, se i tir del Centro oli di Viggiano e delle zone estrattive del petrolio, non avessero percorso a decine ogni giorno la Provinciale per raggiungere l’impianto di smaltimento di Tecnoparco Valbasento, la Sp 176 probabilmente non avrebbe subìto alcun danno.

Le strutture dei ponti, infatti, realizzate tutte nel periodo fascista, quindi non in cemento armato ma con le tecniche ed i materiali che si adoperavano 60 anni fa, non sono in grado di sostenere mezzi di diverse tonnellate, come quelli che hanno circolato negli ultimi anni.

Del resto, anche la carreggiata della Provinciale 176 è evidentemente inadeguata. Vorrà dire che si dovrà trovare un altro percorso per le autobotti dell’Eni.

a.corrado@luedi.it 

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