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UNA BOMBA di tritolo di 1,6 non esplosa. Un imprenditore di una struttura ricettiva lungo la statale 99, Giardini della Corte,  vittima di cinque episodi estorsivi ed un altro imprenditore pugliese messo nel mirino e per il quale veniva pianificato un omicidio.

E’ l’attività di un gruppo criminale di nove persone, per la maggior parte originari della provincia di Taranto che sono state poste ieri agli arresti domiciliari dal Gip Nettis su richiesta del sostituto procuratore Salvatore Colella.

L’obiettivo era il controllo di una sala ricevimenti di Laterza messa all’asta e per riuscirci avevano progettato anche l’omicidio di un imprenditore del settore e una serie di episodi intimidatori nei confronti degli altri che volevano gestire la struttura stessa.

Tutto è cominciato con gli attentati alla sala ricevimenti di Matera: la banda – composta da persone residenti in provincia di Taranto, anche se una dimorava in provincia di Matera – voleva «convincere» il titolare a rinunciare alla gara per l’assegnazione della sala ricevimenti di Laterza, che stava per essere sganciata dall’amministrazione controllata in cui si trovava.

All’operazione «Tritolo» è sfuggito per ora il presunto killer che è attualmente latitante. Nei cinque episodi intimidatori in un caso un esplosione aveva lasciato due persone miracolosamente illese e in un secondo ed ultimo un guardiano sempre per miracolo aveva staccato in tempo la miccia di una bomba al tritolo pronta ad esplodere.

Quella delle forze dell’ordine è stata una risposta forte  dopo gli episodi contro la sala ricevimenti Giardini della Corte lungo la statale 99 e per i quali  è arrivata anche l’audizione a Matera della commissione antimafia. 

A cui ha fatto seguito pochi giorni fa l’audizione a Roma del procuratore capo di Matera Celestina Gravina.

Oggi, appunto, la risposta forte a questa serie di fatti è avvenuta con gli arresti e con una conferenza stampa a cui, contravvenendo alle proprie abitudini, ha scelto di partecipare lo stesso procuratore Gravina.

«E’ stata un’attività che si è sviluppata nel tempo attraverso una forte intelligenza investigativa ed una grande trasparenza da parte della vittima del fatto» ha spiegato il procuratore capo di Matera Celestina Gravina, «è stata verificata la pressione estorsiva su un imprenditore a Matera con artefici tutti quanti pugliesi (una sola persona ha dimora nel materano) e l’azione intimidatoria ha avuto un crescendo rossiniano e poi si è anche appurata con intercettazioni ambientali l’azione preparatoria di un omicidio ad un altro imprenditore ed allora si è deciso di intervenire privilegiando la necessità di portare a termine il tentativo di omicidio».

Le perquisizioni messe in campo hanno consentito di sequestrare pistole, un casco, munizioni ed una moto che doveva servire per portare a termine l’atto criminale.

«Si è trattato» ha spiegato il capo della mobile materana Nicola Fucarino, «di una decisione coraggiosa presa dal sostituto procuratore Colella che ha dato i suoi frutti».

La svolta delle indagini si è avuta proprio quando gli investigatori hanno appreso del piano omicida.

Questi i nomi degli arrestati: Egidio Apollinare 47 anni, Filippo Carbotti  50 anni, Marco Carenza 29 anni, Stefano Clemente 23 anni, Vincenzo Clemente 50 anni,  Matteo Ditaranto 58 anni, Cosimo Morrone 59 anni, Michele Mottolese 34 anni.

A questi va aggiunto il latitante Antonio Giannini Antonio di 38 anni.

Per tutti  le accuse vanno dal tentato omicidio, alla tentata estorsione, alla detenzione e porto illegale  di materiale esplosivo e armi.

 

p.quarto@luedi.it

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