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BRUXELLES – Ripulire i mari europei dall’immondizia, che nel Mediterraneo significa soprattutto sigarette, bottiglie e buste di plastica, lattine. A lanciare la sfida e’ la Commissione europea, che punta ad un taglio del 30% dei rifiuti marini entro il 2030, in particolare degli oggetti piu’ comuni sulle spiagge e degli attrezzi da pesca abbandonati in mare. Critici gli ambientalisti, che promettono battaglia per ottenere un target piu’ sostanzioso e non solo indicativo, ma obbligatorio, gia’ per il 2020.

Bruxelles pero’ difende la sua proposta.

Intanto perche’ la maggior parte dell’immondizia che finisce in mare ha origine a terra, quindi secondo l’esecutivo Ue “la piena attuazione delle misure nel pacchetto di revisione sulla normativa dei rifiuti potrebbe portare ad un taglio dei rifiuti marini del 13% per il 2020 e del 27% per il 2030”. Un target ad hoc sui rifiuti marini fornisce in piu’ “un segnale chiaro agli Stati membri”, gia’ impegnati a raggiungere uno stato di ‘buona salute’ dei mari entro il 2020 e in appositi piani d’azione.

Sulla base di dati e analisi un ulteriore obiettivo di riduzione dei rifiuti marini “sara’ sviluppato a tempo dovuto” si legge nella comunicazione della Commissione Ue.

Gli ambientalisti pero’ sono convinti sia possibile fare di piu’. “Un target non vincolante del 30% non e’ abbastanza e consentira’ semplicemente agli Stati membri di andare avanti come prima” afferma Emma Pristland di Seas At Risk, l’associazione europea delle ong impegnate nella tutela dei mari, fra cui Legambiente, che chiede un obiettivo “legalmente vincolante del 50% per il 2020”.

“Ogni secondo 206 chili di immondizia finiscono in mari e oceani” rincara Antidia Citores di Surfrider Foundation Europe, l’organizzazione impegnata da anni in maxi-operazioni di pulizia delle spiagge, convinta che una riduzione del 50% per il 2020 sia realmente possibile.

“La Commissione europea ha fatto una proposta basata su quello che ritiene fattibile e misurabile” commenta Joe Hennon, portavoce del commissario Ue all’ambiente, Janez Potocnik, secondo cui “senza una base di riferimento accettata e’ difficile avere target vincolanti”. “Naturalmente speriamo che le riduzioni siano le massime possibili e terremo la situazione sotto controllo” rassicura il portavoce di Potocnik.

L’esecutivo europeo ha fatto la sua proposta, ma deve sempre trovare un accordo con Europarlamento e Consiglio Ue.

Oltre ai dati degli studi esistenti, a fornire una base di partenza per definire il nuovo target saranno i programmi di monitoraggio della direttiva quadro sulla strategia marina, che gli Stati membri consegneranno entro il prossimo 15 ottobre. Un tassello in piu’ da sistemare per la presidenza italiana dell’Ue. 

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