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POTENZA – Un nuovo caso a Montalbano Jonico: quello di un cittadino originario del Marocco ma sposato con una donna del posto che era appena tornato da lei dopo un viaggio nella madre patria. Ma anche due falsi positivi “smascherati” tra Atella e Irsina, inclusa l’operatrice del centro dove sono ospitati 11 dei 37 bengalesi trasferiti in regione la scorsa settimana e risultati affetti da covid 19. Sollievo, infine, ad Avigliano e Pietragalla, dove è stata comunicata la negatività di tutti e 35 i tamponi già esaminati tra quelli sui contatti del 29enne, che ha scoperto di essere positivo giorni dopo il suo ritorno da Bologna. Quando si era già concesso diversi momenti di spensieratezza con amici e parenti.

E mentre a Moliterno torna l’obbligo di segnalazione al Comune di tutti i nuovi arrivi, Si avvicina alle migliori previsioni il bilancio quasi definitivo delle ricadute del martedì nero lucano, con la scoperta, all’indomani della notizia del 29enne di Avigliano, dei 37 contagiati del “focolaio bengalese” (divisi in 3 centri di accoglienza di Potenza e Irsina), di un indiano positivo a Colobraro, di una donna bulgara a Policoro, di un 50enne di Moliterno, e di un 70enne di Atella, che era atteso all’ospedale di Foggia per un intervento.

Dopo i primi segnali rassicuranti arrivati da Moliterno, Potenza, Colobraro e Policoro, dove chi aveva avuto contatti coi casi accertati è risultato negativo (eccezion fatta per la moglie dell’indiano), ieri è arrivato l’esito dei tamponi effettuati a Irsina, nelle frazioni Badia e Possidente di Avigliano, e a San Nicola di Pietragalla. E’ qui infatti che si trova uno dei locali più frequentati da giovani e meno giovani dell’area. Lo stesso in cui sabato e domenica scorsi si sarebbe intrattenuto il 29enne appena rientrato dall’Emilia (dipendente di un noto polo logistico colpito da diversi contagi tra i suoi lavoratori).

Tra i tamponi che ieri hanno escluso il contagio ci sono anche quelli prelevati proprio al personale di quel locale di San Nicola di Pietragalla.
Poi c’è l’altro possibile fronte epidemiologico sventato nel centro di accoglienza Villa Signoriello, a Irsina, dove pare aver retto la separazione tra i 12 bengalesi arrivati la scorsa settimana da Lampedusa (11 dei quali positivi) e tutti gli altri ospiti della struttura (una cinquantina di varie nazionalità).
E’ risultato negativo, infatti, il tampone di verifica su una donna nigeriana, già registrata tra i contagiati, che per lavoro effettua le pulizie nei locali che ospitano gli uni e gli altri, e avrebbe potuto trasmettere il virus a quanti anche nei giorni scorsi si erano allontanati dal centro per le ragioni più disparate. Chi per raggiungere i campi dove sono iniziate le attività di raccolta di frutta e ortaggi. Chi da paesi e città vicine, dove per “alzare” qualche euro basta stazionare all’ingresso di un supermercato.

Per questo, anche ieri, il sindaco del centro della collina materana, Nicola Morea, è tornato a ribadire la richiesta alla prefettura di Matera di trovare una sistemazione diversa e distinta ai 12 bengalesi.

Non è chiaro, d’altronde, fino a che punto si riuscirà a tenere “reclusi” all’interno del centro in via prudenziale, come adesso, sia loro che gli altri ospiti presenti (alcuni dei quali già passati “indenni” al tampone). A meno di non accollarsi il rischio di fughe di massa.

Negativi, infine, anche i test di controllo sul 70enne di Atella, che pure era stato già registrato tra i pazienti covid, e i suoi familiari. Il giallo sull’origine del suo contagio, quindi, sarebbe stato immotivato. Così anche i timori per l’unico caso non d’importazione, assieme a una 90enne di Matera, tra quelli tuttora positivi al coronavirus in Basilicata.

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