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Seimila euro per firmare i contratti prima di partire dal Nordafrica e poi venire ospitati in strutture fatiscenti nel metapontino tra Pisticci, Scanzano e Nova Siri costretti a lavorare senza orari adeguati (fino a 16 ore al giorno) anche nei festivi e con una paga di meno di cinque euro a ora cioè inferiore a quanto previsto dal contratto. E’ il destino toccato a circa 140 uomini e donne che sono stati vittime di sfruttamento nel Metapontino.

I Carabinieri della Compagnia di Policoro e il nucleo ispettorato del lavoro hanno provveduto ad arrestare 10 persone in un’operazione denominata Veritas. Si tratta di un imprenditore di Scanzano titolare di tre aziende agricole (Luigi Verardi di 62 anni) in carcere mentre altri 9 sono agli arresti domiciliari (tra questi Francesca Pia Verardi di 24 anni e l’amministratore delle società Angelo Truncellito 60 anni. Inoltre 7 caporali extracomunitari Souaibou Coulibaly senegalese di 24 anni, Ciprian Ionita Vasile rumeno di 44 anni, Cristina Mihaela Chiriac rumena di 40 anni, Ramona Anca Paltineanu rumena di 48 anni, Corneliu Paltineanu rumeno di 50 anni, Georgeta Angela Moisa rumena di 52 anni, Georgeta Gabor rumeno di 58 anni) con l’accusa di associazione a delinquere e sfruttamento della manodopera straniera.

Contestati anche reati in materia di violazione di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro e la realizzazione di una discarica di rifiuti speciali non autorizzata oltre a illeciti amministrativi.

LA CONFERENZA STAMPA

Ieri è stato spiegato dal comandante provinciale dell’Arma Russo e dal comandante per il Sud del Nil Verdicchio che nei Comuni di Policoro, Pisticci, Scanzano, Nova Siri i Carabinieri di Policoro e il Nucleo Ispettorato del lavoro hanno dato esecuzione al provvedimento cautelare emesso dal tribunale di Matera su richiesta della Procura nei confronti di 10 persone.
«In carcere c’ è il titolare di tre aziende agricole facenti capo ad un’unica società in cui la figlia è il principale socio e poi un fiduciario è amministratore unico. Poi ce ne sono altre 7 di nazionalità straniera che hanno svolto mansioni di caporalato. Queste ultime nove persone sono tutte agli arresti domiciliari». Dalla Compagnia dei Carabinieri di Policoro arriva la ricostruzione di quanto avvenuto.

«L’attività investigativa nasce nel luglio dell’anno scorso durante un normale servizio di controllo dei Carabinieri che intervengono perchè ci sono braccianti agricoli che lamentano ritardi nel percepimento del salario.
Da lì nasce un’attività che fa emergere sospetti circa l’ipotesi di uno sfruttamento nascosto. A quel punto ci siamo coordinati con il Nucleo ispettorato del lavoro che ad agosto rileva indici di sfruttamento e procede al sequestro di due immobili che sono dormitori in cui la gente è ammassata in condizioni igienico sanitarie precarie» spiega il comandante provinciale Russo.
«Sono stati verificati orari al di sopra di quelli consentiti. Si arrivava fino anche a 16 ore giornaliere, una media di 8-10 ore cioè più delle 6 previste.

La retribuzione prevede maggiorazioni per straordinario e festivi che qui non vi erano. Ma la soglia oraria di retribuzione scendeva dai 6,95 euro ad ora a meno di 5 euro». Poi l’elemento più importante. «E’ emerso anche che l’imprenditore per rientrare nel decreto flussi stipulava contratti di lavoro avvalendosi di un intermediario nordafricano che reclutava questi lavoratori.

A questo intermediario i braccianti per avere il contratto e lasciare il proprio paese versavano 6mila euro.
Poi venivano collocati in abitazioni fatiscenti senza servizi e per cui dovevano versare un canone di 3 euro al giorno».
I lavoratori sfruttati erano oltre 140 tra uomini e donne del nordafrica e dell’est Europa. «Inoltre durante le prestazioni nei campi venivano sorvegliati e se si assentavano per bisogni fisiologici recuperavano un’ora e se venivano considerati poco diligenti dovevano recuperare una o due ore. Infine i salari erano spesso corrisposti con ritardo e in molti casi venivano date cifre minimali ad esempio di 50 euro».

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