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POTENZA – Possiamo solo immaginare cosa sia passato per la testa di molti parlamentari, il 21 settembre del 2019, quando davanti alle telecamere gioivano per la vittoria del Sì al referendum sul taglio del numero di deputati e senatori, mentre dentro già avvertivano il richiamo alla battaglia che si sarebbe scatenata. Che si scatenerà – è molto facile prevederlo – di qui al 25 settembre prossimo, quando si andrà a votare. Non più per eleggere quasi mille parlamentari, ma seicento per una tornata di elezioni politiche che in Basilicata scatenerà una vera caccia al seggio.

La batosta: Seggi disponibili ridotti da 13 a 7

La Basilicata ha subito una batosta, dal punto di vista della rappresentanza, notevole.
Per quanto riguarda la Camera dei deputati il territorio lucano è incluso in un’unica circoscrizione elettorale, cui sono assegnati un unico collegio uninominale e 3 seggi plurinominali, per un totale di 4 seggi. Relativamente al Senato della Repubblica alla Basilicata sono riconosciuti un unico collegio uninominale e 2 seggi plurinominali, per un totale di 3 seggi.

Elezioni in Basilicata, caccia al seggio

Dalla Basilicata andranno a Roma 4 deputati e 3 senatori. Alle ultime elezioni politiche – nelle quali si votò con il cosiddetto “Rosatellum”, ossia l’attuale legge elettorale – il 4 marzo del 2018, furono eletti in Basilicata 13 parlamentari (sei deputati e sette senatori).

La rappresentanza politica della Basilicata si è dimezzata e tra i politici in vista delle Elezioni si scatenerà una caccia al seggio.

La proporzione tra seggi e popolazione

Eppure, secondo le tabelle elaborate dagli uffici di Camera e Senato – e che riportiamo in questa pagina – il sacrificio in termini numerici della Basilicata nasconde un vantaggio nelle proporzioni dei cittadini per seggio. Alla Camera sarà attribuito un seggio, in Basilicata, ogni 144.509 persone.

Rispetto all’indice di popolazione media nazionale (per le elezioni politiche) per seggio (151.616) per la Basilicata sembra un discreto risultato, con una variazione del 4,7 per cento a favore dei lucani. Certo, scendendo nel dettaglio si nota come sul collegio uninominale la popolazione è l’intera Basilicata, dunque (si utilizza il censimento del 2011, il che – considerando quanto sia diminuita la popolazione in undici anni – è un’ulteriore penalizzazione) 578.036 persone. La media nazionale di persone per seggio uninominale (404.311) porta a un risultato maggiore (e dunque svantaggioso) per la Basilicata del 43 per cento.

Ma selezionando invece i collegi plurinominali, la Basilicata ne esprimerà uno ogni 192.670 persone, contro una media italiana di 242.586 (20,6 per cento in meno).
Al Senato il calcolo per la Basilicata risulta ancora più conveniente: un seggio ogni 192.678 (in Italia ogni 303.233, il 36,5 per cento in più) abitanti, che è una media fra quelli plurinominali (uno ogni 298.108 contro uno ogni 487.161, una differenza del 40,7%) e quelli uninominali (uno sull’intera popolazione lucana contro uno su 803.158, differenza del 28 per cento).

Le proporzioni sembrano sforare generosamente quello che imporrebbe il decreto legislativo 177 del 2020, ossia: «La popolazione di ciascun collegio uninominale e plurinominale può scostarsi dalla media della popolazione, rispettivamente, dei collegi uninominali e dei collegi plurinominali della circoscrizione di non oltre il 20 per cento in eccesso o in difetto».

Per il Senato ovviamente bisogna rispettare l’articolo 57 che, da poco modificato, indica in tre il numero minimo di senatori che una regione esprime. Il numero di deputati è stato calcolato proporzionalmente.

Ma – al di là di questi rapporti fra cifre – l’imbuto di soli sette eletti produrrà un prevedibile accapigliamento nelle segreterie (molto meno “militarizzate” di un tempo) dei partiti per riuscire a rientrarvi.

Il dato: Il numero più basso di parlamentari lucani mai eletto nella storia

Ed è – questo 4+3 – il numero di seggi più basso della storia repubblicana per la Basilicata, se non si considerano le votazioni per la Costituente nel 1946: in quell’occasione furono sei i lucani vittoriosi (due per la Dc: uno per l’Unione democratica nazionale – una formazione liberal-progressista cui aderiva anche l’Unione nazionale per la ricostruzione di Francesco Saverio Nitti e che elesse Vito Reale, di Viggiano, che era stato ministro dell’Interno nel Governo Badoglio del Regno del Sud – con il 23 per cento circa; uno per il Psiup e uno per il Pci che arrivò appena al 13 per cento).

La crescita nel tempo della rappresentanza lucana in parlamento

Ma subito dopo, e cioè dalle consultazioni elettorali del 1948, vengono eletti sei candidati alla Camera (4 per la Dc e 2 per il Fronte democratico popolare, che rappresenta l’unione di comunisti e i socialisti dietro un’immagine suggestiva: il volto di Garibaldi in bianco su una stella verde dai bordi rossi) e sei al Senato (3 alla Dc, 2 al Fronte e uno all’Unità socialista, anche in questo caso con un’effigie diventata un’icona; il sol dell’avvenire che si leva dal mare).

Il numero di parlamentari eletti aumenta ancora nel 1953: sette alla Camera e sei al Senato (due appartengono al Partito monarchico).

Passano cinque anni (uno dei governi più stabili della storia repubblicana, evidentemente) e c’è l’ennesimo progresso: otto eletti alla Camera (uno al Partito monarchico popolare, scissione di Achille Lauro dai monarchici nazionali) e sei al Senato.

Il primato: la massima rappresentanza ottenuta nel 1963

Ma non è ancora il record, che arriva nel 1963: addirittura quindici persone, otto a Montecitorio e sette a Palazzo Madama.

Numero identico nel 1968 e nel 1972 (anno in cui il Pci va col Psiup ma non riesce a superare la Democrazia cristiana che, esattamente come nelle precedenti votazioni, porta nella Capitale cinque deputati e quattro senatori).

Sempre quindici anche nel 1976 (quando, per la cronaca, al Senato il Pci pareggia 3 a 3 con la Dc. Terzo il Psi).

La pattuglia lucana diretta nell’Urbe decresce di un’unità nel 1979: sono sette sia alla Camera sia al Senato. Da questa elezione s’intravede una sorta di schema che diverrà fisso per molto tempo, ossia il podio che vede prima la Dc, secondo il Pci e terzo il Psi.

Sette più sette saranno nel 1983, altrettanti nel 1987.

Il giro di boa del 1992

Nel 1992, anno della grande svolta politica – quella passata alla storia come Tangentopoli – si assiste all’ultima esplosione di partiti e partitini.

Può sembrare strano, ma la Lega Lombarda si presenta in Basilicata e prende 857 voti alla Camera e 959 al Senato.

Pur travolto dalla tempesta politica, in Basilicata il Psi supera al Senato il Pci, due a uno. Alla Camera un deputato a testa. In tutto, sei deputati e sette senatori.
Il governo si sfalda dopo poco e nel 1994 si torna a fare la fila davanti alle sezioni elettorali.

Si vota con un sistema elettorale completamente modificato da una legge che prenderà il nome dal relatore Sergio Mattarella. Alla Camera si elegge con un sistema misto, i calcoli diventano ancora più complicati del solito. Sette i deputati (cinque all’uninominale nei cinque collegi in cui è divisa la circoscrizione Basilicata, ossia Potenza, Melfi, Lauria, Pisticci e Matera; due al proporzionale) e sette i senatori. Proprio per Palazzo Madama c’è una novità storica per chi apre la scheda elettorale: i poli. Buon governo, Progressisti e Patto per l’Italia, che in Basilicata prende un seggio al Senato. Si notano liste con nomi curiosi come “Vulture-Melfese Pulito, Verde, Progressista – Rizzitiello” o “Basilicata Pulita, Verde e Progressista – D’Angella”).

Anche questo governo (retto dal premier Silvio Berlusconi) non dura molto. Le urne si riaprono nel 1996. Per i seggi lucani si ripropone lo schema sette-sette.
Piccola notazione: Gianni Pittella, che non era stato eletto alle Europee di due anni prima, qui si rifà e diventa parlamentare (ovviamente – c’è bisogno di dirlo? – nel collegio di Lauria). Si dimetterà nel 1999 per cominciare una lunga carriera a Strasburgo e Bruxelles.

Nel 2001 di nuovo 7 deputati e 7 senatori.

Elezioni, la riduzione dei seggi in Basilicata

È l’ultima volta che la Basilicata sceglierà 14 parlamentari: nel 2006 i i senatori eletti sono sempre sette (quattro con Romano Prodi, tre con Berlusconi) ma diventano sei i deputati (quattro con il primo e due col secondo).

Idem nel 2008, nel 2013 (quando però è ormai saltato il bipolarismo e ci si divide i parlamentari fra centrosinistra, centrodestra, Cinquestelle e seguaci di Mario Monti) e nel 2018.

Elezioni Basilicata, caccia al seggio: che comporterà il dimezzamento?

Quel modello sembra oramai consolidato. Poi il taglio dei parlamentari, la modifica dell’articolo 57 della Costituzione. Si vedrà se davvero passare da 13 a 7 eletti vorrà dire per la Basilicata non avere quasi più voce in capitolo nelle istituzioni e se quindi il gioco (tagliare i parlamentari) sarà valso per tutti la candela (esistere politicamente).

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