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Donato Ramunno

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«NON possiamo consentire che la legge diventi una subordinata agli interessi di parte e ci saremmo aspettati che il presidente della Regione Vito Bardi se ne fosse fatto garante, quale uomo di legge che ha ricoperto ruoli importanti nelle istituzioni del nostro paese, prima ancora che da presidente e da politico». È quanto dichiarato ieri da il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa, commentando la nomina del geologo rionerese Donato Ramunno, già collaboratore di un consigliere regionale di maggioranza come Vincenzo Baldassarre (Idea), quale nuovo direttore generale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (LEGGI).

Una nomina particolarmente attesa, quella del vertice dell’Agenzia, a distanza di poco più di 4 mesi dallo scandalo che ha portato alle dimissioni di Antonio Tisci, dopo la denuncia per essersi presentato in ufficio nonostante la positività al covid 19.

«La nomina del nuovo direttore generale dell’Arpab – ha sostenuto Summa – è l’ennesima testimonianza del modus operandi di questa giunta, per la quale nominare dirigenti e direttori generali senza requisisti sembra essere diventata la prassi».

«Potremmo – ha aggiunto il sindacalista – trovarci di fronte all’ennesima elusione delle norme da parte di questo governo regionale». In particolare della legge regionale numero 1 del 2020 con cui è stata riordinata l’organizzazione dell’Arpab stabilendo «con chiarezza i requisiti necessari per ricoprire il ruolo del direttore dell’agenzia ambientale, rimandando a quelli declinati all’articolo 8 della legge 132 del 2016».

«Il primo requisito richiesto – sottolinea Summa – è proprio la competenza in materia ambientale insieme all’esperienza gestionale, con la conseguente responsabilità di risorse umane e finanziarie».

«Da quel che ci è dato al momento conoscere – insiste il segretario regionale della Cgil – non sarebbero elementi rinvenibili nel curriculum del geologo Ramunno. Sappiamo, invece della sua candidatura nel 2019 con il centrodestra e della recente collaborazione nel gruppo politico del consiglio regionale».

«Dagli elementi oggi in nostro possesso – prosegue ancora Summa – sembrerebbe una nomina più orientata a favorire il ruolo e la comunanza politica che non il merito».

Di qui l’annuncio che «proprio per fare chiarezza sulla procedura e i criteri adottati nella scelta», già ieri mattina, «anche alla luce delle denunce pervenute al sindacato da alcuni dei candidati», il sindacato ha avviato «l’iter per l’accesso agli atti». «All’esito – conclude il sindacalista – valuteremo le conseguenti azioni da intraprendere».

L’ipotesi neanche tanto velata, insomma, è quello di un nuovo esposto alla magistratura come quello presentato a fine 2020 contro la nomina di Tisci, avvocato ed ex consigliere regionale di Alleanza nazionale. Esposto su cui sarebbe ancora aperto un procedimento sia davanti ai magistrati contabili che ai pm della procura della Repubblica di Potenza.

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