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Angelo Chiorazzo

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POTENZA – Chiudere la stagione delle ambiguità nel Partito democratico rispetto alla candidatura a governatore del re delle coop bianche lucane, Angelo Chiorazzo. Assumendo il ruolo di ambasciatori della proposta del laicato cattolico di centrosinistra, che lo ha già individuato come portabandiera, col Movimento 5 stelle e gli altri partiti di una possibile coalizione anti-centrodestra.

E’ questa la “linea” che il segretario regionale del Pd, Giovanni Lettieri, dovrebbe sottoporre, nel pomeriggio, ai componenti della nuova direzione del partito.

La decisione di rompere gli indugi, sposando la causa dell’imprenditore di Senise, sarebbe maturata negli ultimi giorni, per effetto dell’investitura ufficiale a candidato governatore da parte di “Basilicata casa comune”, anche nota come la “lista dei fedeli”. Investitura a cui è seguito il rumoroso silenzio dello stesso Chiorazzo, che di fatto, dopo mesi di fuoco preventivo e prese di distanze da parte di un pezzo importante della coalizione in costruzione, ha preso tempo prima di accettare la sfida. Aspettando che quanti lo hanno corteggiato per tutta l’estate, nel Pd come nel resto del centrosinistra, escano allo scoperto mettendoci la faccia a loro volta.

A premere per rompere gli indugi, quindi, sono stati i fedelissimi dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, che rispetto a un possibile rinvio della decisione sul sostegno al re delle coop sarebbero arrivati a minacciare un atto di sfiducia a Lettieri, giunto alla guida dei democratici a febbraio, grazie a un accordo unanime delle loro varie componenti.

Al termine di una prima ricognizione interna del segretario regionale, ad ogni modo, l’unica obiezione dichiarata al paladino dei nostalgici del partito dei cattolici si sarebbe confermata quella di altro ex democristiano, come l’ex senatore Salvatore Margiotta. Oltre a una generica perplessità di sindaci e amministratori locali. Mentre l’ex governatore Vito De Filippo, il consigliere regionale Roberto Cifarelli e l’ex presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, si sarebbero mostrati diffidenti sulla coalizione in costruzione più che sul candidato in sé.

Vuoi per il dilemma irrisolto sulla possibile presenza nelle liste alleate di nomi ingombranti come quello dell’ex governatore Marcello Pittella. Vuoi per le resistenze all’interno del Movimento 5 stelle e dei socialisti alla candidatura del re delle coop. Senza dimenticare il “diritto di maggiorasco” rivendicato dai chiorazziani della prima ora riuniti nel cartello “La Basilicata che vogliamo”. Incluse alcune personalità con una storia politica importante alle spalle, pronte a riciclarsi sotto le insegne del civismo.

Anche se la maggioranza della direzione di questo pomeriggio dovesse consegnare a Lettieri un mandato per esplorare con i possibili alleati l’ipotesi di una candidatura a governatore di Chiorazzo, insomma, è evidente che si aprirebbe una partita dall’esito tutt’altro che scontato. Nonostante il sistema di relazioni nella capitale su cui ha già dimostrato di poter contare il re delle coop bianche lucane, specie in Vaticano.

Ieri, a riprova del livello romano delle trattative tra Pd e Movimento 5 stelle sulle prossime regionali, sono arrivati gli ultimi sviluppi sul “dossier Piemonte”, dove pure si andrà al voto nel 2024.

In risposta al “congelamento”, da parte del Pd, delle primarie per la scelta del candidato governatore, infatti, sarebbe arrivata un’apertura dei 5 Stelle sulla democratica Chiara Gribaudo. Con la possibilità di accordi incrociati anche sui candidati nelle altre regioni al voto in primavera.

Lo stesso presidente del M5s, Giuseppe Conte, avrebbe confermato questo scenario all’Huffington Post, spiegando che «ad oggi, su un lavoro di mesi su temi e progetti, possiamo dire di aver trovato una sinergia importante in Sardegna, non solo con il Pd ma con un fronte progressista deciso a dare una alternativa al fallimentare governo a guida Solinas». Mentre: «sia in Basilicata che in Piemonte, che vanno a votazione qualche mese dopo la Sardegna, il Movimento è ancora impegnato nella condivisione con la nostra base del programma elettorale, attraverso assemblee provinciali per raccogliere commenti e suggerimenti».

«Il faro – ha aggiunto l’ex premier – sono sempre i temi ed il progetto politico viene prima di qualsiasi nome. Questa destra reazionaria va battuta evidenziando i loro fallimenti e offrendo ai cittadini risposte alternative ben piu’ efficaci. Non ci interessano progetti politici che nascono semplicemente dalla convenienza elettorali di “andare assieme”, perché il nostro obiettivo non è gestire il potere, ma migliorare il Paese e farlo correre».

«Forse uniti si vince – ha concluso il leader pentastellato -, ma il giorno dopo bisogna governare e dare seguito a ciò che si è promesso in campagna elettorale. Altrimenti il rischio e’ che i cittadini, che ti hanno creduto e votato, poi non vadano più a votare e la piaga dell’astensionismo si allarghi sempre più. E’ per questo che le fusioni a freddo non funzionano da nessuna parte, serve avere una piattaforma comune, con obiettivi ben chiari e risposte condivise. E’ una questione di serietà»,

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