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Il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi

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POTENZA – «LA delibera della giunta regionale sui tetti di spesa sanitari è da rivedere». Punto. Ha i toni ultimativi di un avviso di sfratto quello notificato, ieri, in un comunicato assai severo con l’amministrazione guidata dal governatore Vito Bardi a firma dei vertici di Fratelli d’Italia Basilicata. Proprio il partito che a oggi i sondaggi danno ampiamente davanti per consensi, anche in Basilicata, agli alleati della storica coalizione di centrodestra, che è anche forza di maggioranza relativa di quanto resta della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni regionali del 2019. Con ben 4 consiglieri regionali, dopo le ultime trasmigrazioni interne, sugli 11 che all’interno del parlamentino lucano dovrebbero assicurare quantomeno la gestione ordinaria dell’ente. Al netto degli “aiutini” ottenuti in più occasioni dalla parte più “centrista” dei 9 esponenti dell’opposizione.

«A seguito delle proteste dei rappresentanti delle strutture sanitarie private che operano in Regione fornendo un grande supporto per l’abbattimento delle liste di attesa, abbiamo esaminato la Delibera di Giunta regionale numero 189/2023 sui tetti di spesa». Così la nota a firma del senatore Gianni Rosa, dei deputati Aldo Mattia e Salvatore Caiata, del consigliere regionale nonché commissario di FdI Basilicata, Piergiorgio Quarto, del presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, e dei due commissari provinciali dei meloniani, Giuseppe Giuzio e Augusto Toto. Praticamente l’intero vertice del partito lucano con la sola eccezione, comunque significativa, del capogruppo in Consiglio regionale Tommaso Coviello.

«Dobbiamo constatare – hanno aggiunto i meloniani lucani – che la situazione denunciata è esattamente come la prospettano le strutture: nonostante nelle premesse della delibera si faccia riferimento agli accordi presi sui tavoli tra la Regione e la parte “privata”, in concreto, non vi è stato alcun passo in avanti per risolvere le problematiche che vanno avanti da almeno tre anni». Di qui una dura reprimenda che assomiglia da vicino a una bocciatura politica dell’operato di Bardi e dell’assessore regionale alla Sanità, Francesco Fanelli (Lega). «Gli accordi presi non sono stati rispettati». Hanno proseguito ancora Rosa, Mattia, Caiata, Quarto, Cicala, Giuzio e Toto, «stigmatizzando un comportamento che va contro i principi della buona amministrazione e che mina la fiducia dei cittadini nell’ente regione che si sottrae agli impegni presi».

Quindi la richiesta, «quale forza primaria della maggioranza», di «una immediata revisione della delibera della giunta regionale che vada nella direzione del vero cambiamento e non in quella del mantenimento dello status quo che ha già dimostrato di essere fallimentare». Cosa dovesse accadere nel caso in cui la richiesta di una modifica dei tetti di spesa non dovesse essere accolta i meloniani non lo spiegano. Ma a meno di un anno dalla scadenza naturale della legislatura regionale è chiara la volontà di “smarcarsi” dall’amministrazione uscente e stoppare, con le buone o con le cattive, qualsiasi velleità rispetto a un Bardi bis coltivata dagli alleati di Forza Italia. Anche a costo di anticipare di qualche mese la chiamata alle urne per provare a incassare il risultato pieno sfruttando la perdurante luna di miele tra gli italiani tutti e il governo di Giorgia Meloni.

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