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Il Centro olio Tempa Rossa, a Corleto Perticara

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POTENZA – Via libera al programma di Total e soci per continuare a estrarre, per altri 5 anni, il petrolio e il gas del giacimento di Tempa Rossa, nel cuore della Basilicata. Con un’ “opzione”, messa nero su bianco, per proseguire le attività fino al «2068». Diciotto anni dopo il termine del 2050 fissato dall’Europa per compiere la sua transizione ecologica. Azzerardo le emissioni nette dei gas prodotti dalle fonti fossili di energia.

Lo ha stabilito, venerdì, la giunta regionale guidata dal governatore Vito Bardi, approvando l’intesa richiesta dal governo sull’istanza di proroga della concessione presentata dal Total E&P Italia spa a luglio del 2021. Il lasciapassare dell’esecutivo regionale è arrivato 11 giorni dopo la scadenza naturale della legislatura, iniziata col voto del 24 marzo del 2019. Lo scorso 21 marzo, però, in Consiglio regionale era stato votato, senza discussione e col voto favorevole di 7 degli 11 consiglieri presenti, su 21 (più 2 contrari e 2 astenuti), il “rapporto istruttorio sull’istanza di proroga quinquennale di vigenza della concessione”. Un documento redatto dall’ufficio compatibilità ambientale di via Verrastro, diretto da Maria Carmela Bruno, in cui vengono passate in rassegna le indicazioni fornite dalla compagnia sulla situazione del giacimento e le prospettive.

Quindi si afferma, «in linea tecnica», che «possa essere resa intesa favorevole» alla proroga delle estrazioni «subordinatamente al rispetto di tutte le disposizioni previste in materia dalla vigente legislazione e delle prescrizioni rese nelle autorizzazioni, pareri e nulla osta occorrenti». Riservando, evidentemente, la scelta “in linea politica” ai vertici istituzionali dell’amministrazione. L’ufficio compatibilità ambientale ripercorre anche gli ultimi ritardi accumulati sul programma di lavori approvato nel 2018. Con lo stop alle prove di produzione del Centro olio Tempa Rossa, a Corleto Perticara, da settembre del 2018 a dicembre del 2019. In seguito a una diffida emessa dalla vecchia amministrazione regionale per inadempimenti rispetto alle normative ambientali. Quindi, a fine 2019, la verifica di ottemperanza da parte dell’attuale amministrazione regionale, subentrata nel frattempo, la ripartenza delle prove e la «messa a regime» degli impianti, a gennaio 2021. Anche in questo caso senza una discussione vera e propria in Consiglio regionale, ma soltanto una relazione del governatore in aula, a novembre 2019. Relazione a cui sarebbe dovuto seguire un dibattito che però non si mai aperto. Restando all’ordine del giorno di tutte le sedute successive del parlamentino lucano fino al termine della legislatura.

«A partire dalla messa a regime del Centro olio – si legge nel rapporto dell’ufficio di compatibilità ambientale della Regione – si sono verificate diverse criticità che hanno dato luogo ad eventi di visibilità della torcia, a seguito dei quali la Regione ha fatto richiesta di definizione di un programma di manutenzione straordinaria dell’installazione, basato sull’affidabilità e la rilevazione delle criticità già emerse. I primi interventi sono stati effettuati durante la fermata generale del 24 marzo 2021». A riprova dell’interesse a una proroga della concessione, i tecnici della giunta regionale della Basilicata evidenziano quanto affermato da Total a proposito dei quantitativi di petrolio greggio e gas stoccati nel sottosuolo, per cui «è» prevedibile una coltivazione del giacimento, nei limiti di produzione autorizzati, in un arco temporale che si estende fino al 2068».

Sul programma di lavori di Total nei prossimi 5 anni, poi, si spiega che la compagnia francese e i suoi soci, Shell e Mitsui, intendono trivellare altri due pozzi, il Gorgoglione 3 e 4, per «valutare il potenziale» della parte meridionale e settentrionale del «campo» petrolifero, «finora mai perforata».

Infine vengono calcolati anche i costi di esercizio e le royalty attese dalla Regione Basilicata e dai comuni dell’area delle estrazioni di petrolio. Sempre di qui al 2068. «I costi d’esercizio dell’intero progetto – si legge ancora nel testo allegato alla delibera di giunta approvata venerdì – sono stimati nell’ordine dei 150 milioni di euro/anno fino al 2023, 100-120 milioni di euro/anno tra il 2024 e il 2048 e 65-75 milioni di euro/anno dal 2049 per tutto il rimanente periodo di vita del campo, fino al 2068. I costi associati alle attività di ripristino sono stimati circa 200 milioni di euro».

Il rapporto ripercorre anche l’iter del procedimento, gestito in tempi ristretti dalla giunta regionale uscente. La richiesta di intesa della Regione Basilicata, infatti, risulta trasmessa dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica il 28 dicembre 2023, e sarebbe stata integrata di un documento mancante lo scorso 18 gennaio, «a seguito di richiesta formulata per le vie brevi».

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