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Il Centro olio Tempa Rossa, a Corleto Perticara

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Gli ambientalisti perplessi: anche l’Eni riferisca i suoi piani; e intanto solo silenzi sul Caravan petrol lucano


POTENZA – Ora che si sa che Total stima di poter estrarre petrolio nella Valle del Sauro per i prossimi 44 anni (LEGGI LA NOTIZIA), si faccia chiarezza anche sulle riserve stimate da Eni nell’altro giacimento della Basilicata, in Val d’Agri. Per restituire ai lucani le conoscenze necessarie a ragionare liberamente, e a decidere quanto sarà “verde” il proprio futuro.
E’ questa la proposta, al limite della provocazione, lanciata ieri da Giorgio Santoriello, portavoce dell’associazione ambientalista Cova Contro. Dopo le rivelazioni apparse sull’edizione di ieri del Quotidiano del Sud a proposito del programma di lavori della compagnia francese, a Tempa Rossa, e le royalty attese di qui all’esaurimento del giacimento. Qualcosa come 1,4 miliardi di euro di qui al 2068.

«Il petrolio è un bene dello Stato eppure finora non abbiamo mai avuto diritto a sapere l’ammontare esatto delle riserve esistenti». Queste le parole di Santoriello, per cui uno Stato e una regione, che non hanno a disposizione una stima su questa ricchezza nascosta nel sottosuolo, non possono che subire il gioco delle compagnie petrolifere nelle trattative sulle concessioni e le compensazioni ambientali da corrispondere per l’occupazione del territorio.
«Così non si può andare avanti». Ha aggiunto l’ambientalista lucano. «Lo Stato ha completamente abdicato abdicato al suo ruolo di padrone delle risorse pubbliche e di controllo. E c’è un disegno molto chiaro: un’accelerazione forte verso la fossilizzazione non tanto dell’economia, ma di tutte le strutture sociali, politiche ed economiche della Basilicata.
Perché in una regione come la nostra un’industria così forte come quella estrattiva tenderà a polarizzare ulteriormente tutto. Il petrolio e le royalty diventeranno ancora più centrali di quanto già non lo siano oggi. Arriveranno altre richieste di concessioni, Total avrà il via libera per fare altri due pozzi e forse anche Eni ne chiederà ancora».

Quindi la sfida: «Perché Eni non fa come Total e ci dice quante riserve stima e che programmi fa sulla Val d’Agri. Nel 2000 a Report dicevano di avere 20 anni di estrazioni davanti. Ma nel 2021, dagli accordi sul bonus gas, si è scoperto che in realtà ce ne sarebbero altri 9. Ora basta. Si faccia chiarezza una volta per tutte su quanto petrolio c’è nel sottosuolo lucano. Perché questo dato viene nascosto? Perché la politica non usa una minima parte delle royalty per farsi fare una stima realmente terza? O ci sono ricadute che non sappiamo? Spero che non ci si trovi di fronte all’ennesima parentopoli come quella scoperta anni addietro proprio dal Quotidiano. Anche perché mentre si procede a tambur battente in questa fossilizzazione della nostra economia, dall’altro lato la trasparenza e le norme sul conflitto di interessi sulla partecipazione arretrano in una maniera mostruosa».

Santoriello se la prende anche con la dirigente dell’ufficio compatibilità ambientale della Regione Basilicata, Maria Carmela Bruno, che ha firmato il “rapporto istruttorio sull’istanza di proroga quinquennale di vigenza della concessione” presentata nei mesi scorsi da Total. Riferendo del programma di lavori con scadenza nel 2068 presentato dalla compagnia francese, a riprova dell’interesse perdurante alla coltivazione del giacimento di idrocarburi, avviata soltanto nel 2020.

«La Regione – insiste l’ambientalista – non ha adottato ancora il Piano regionale di tutela dell’acqua, che la legge ci chiede dal 2006. Non c’è il piano regionale di tutela dell’aria. Sulla sismicità indotta dalle attività estrattive si è arrivati nel porto delle nebbie e per la medicina ambientale non c’è nulla e questi continuano solo a pensare alle royalty e ai soldi».

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