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Il sommerso costa a ogni cittadino lucano 1.200 euro

POTENZA – Nove dei 13 ristoranti ed esercizi di somministrazione controllati nello scorso fine settimana dall’Ispettorato del lavoro nel Potentino sono risultati «irregolari» dal punto di vista dell’utilizzazione dei lavoratori. Lo ha reso noto oggi lo stesso Ispettorato. Le verifiche sono avvenute a Maschito, Rionero in Vulture, Genzano di Lucania, Acerenza, Forenza e Tolve. L’Ispettorato ha spiegato che «sono state verificate 57 posizioni lavorative e riscontrati ben 17 lavoratori completamente al nero”: sono state decise multe per migliaia di euro e «sei sospensioni temporanee di attività».

Controlli sono stati portati a termine con la collaborazione dei Carabinieri anche a Matera, in «esercizi vari e panifici», riscontrando «irregolarità in materia di videosorveglianza». In un esercizio di somministrazione, nella zona centrale della città, sono stati trovati «lavoratori al nero» ed è scattata la sospensione dell’attività. Infine, sono stati controllati anche negozi «di natura etnica»: a Venosa sono stati trovati lavoratori in nero che hanno portato a sanzioni amministrative per alcune migliaia di euro e sospensioni temporanee delle attività.

Non solo evasione fiscale, dunque, piaga che anche in questo caso accomuna le due province lucane. Proprio qualche giorno fa il segretario generale della Uil Basilicata, Carmine Vacacro, aveva rilanciato l’allarme facendo appello alla politica: «In Basilicata il lavoro irregolare continua ad essere una metastasi che tocca direttamente tra le 40-50 mila persone e il decremento annuo del 5-6% non ci soddisfa. Un dramma che – sottolinea Vaccaro – riguarda tutto il Paese ed investe, soprattutto, i più deboli ed indifesi, risultando sempre più collegato al fenomeno dell’immigrazione, e confermando che la stessa immigrazione irregolare è l’effetto e non la causa dell’economia sommersa. E l’altra faccia della medaglia del lavoro sommerso è costituita dalle tasse che mediamente vengono a mancare in Basilicata pari a circa 1.200 euro l’anno per ciascun residente e che quindi sono sottratte ad investimenti produttivi e sociali. Per un calcolo più preciso, secondo i dati del nostro Ufficio Uil, il gettito evaso è di circa 500 milioni di euro». 

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