X
<
>

Don Giuseppe Pronesti

Condividi:
2 minuti per la lettura

POTENZA – Lui, parroco di Abriola, e lei, fedele parrocchiana, avrebbero vessato una vedova settantenne, imponendole umiliazioni di ogni tipo e spillandole denaro e l’utilizzo esclusivo di un paio di appartamenti.

E’ questo il nocciolo delle accuse per cui ieri mattina è iniziato il processo davanti al collegio del Tribunale di Potenza per don Giuseppe Pronesti e Teresa Larocca.

A denunciarli, nel 2019, è stata proprio la loro presunta vittima, che agli investigatori ha raccontato di un incubo iniziato con la frequentazione di un gruppo di preghiera.

La donna, assistita dall’avvocato Gaetano Basile, ha spiegato di essere stata costretta a restare chiusa in casa e a non frequentare  persone diverse dai suoi aguzzini. Ma il capo di imputazione per atti persecutori a carico di don Pronesti e Larocca è un lungo elenco di vessazioni.

«Le imponevano di spogliarsi di tutto “come fece Cristo”; la obbligavano a ospitarli a cena presso la sua abitazione e a sue spese; (…) la costringevano a consumare ciò che il parroco non mangiava».

Queste alcune delle “regole del Vaticano”, come le avevano ribattezzate, che la donna sarebbe stata obbligata a rispettare pena il pagamento di una multa da 300 euro per ogni infrazione compiuta.

E ancora: «le vietavano di alzarsi per andare in bagno, di assumere certe posizioni e di sfiorarsi qualsiasi parte del corpo; (…) tentavano di indurla a ricoverarsi presso il centro Don Uva di Potenza, suggerendo di fingersi inferma di mente; la convincevano (…) che erano tutti sottomessi al vescovo e ad altri preti; la costringevano, in diverse occasioni, a indossare il pannolone per fare i bisogni; le rappresentavano che in caso di trasgressione alle regole imposte i nipoti si sarebbero ammalati fino alla morte».

Il pm parla di un vero e proprio plagio, ma per le multe e i due presunti testamenti “indotti”  contesta  al sacerdote e dalla parrocchiana un’ipotesi di truffa aggravata. La sola Larocca, infine, è accusata di usura per aver chiesto 100 euro al giorno di interessi per i ritardi nella restituzione di un prestito di 2mila euro concesso alla vittima.

«Sono fatti risibili che saranno smontati facilmente a processo». Questo il commento dell’avvocato Rocco Viggiano, che assiste don Giuseppe Pronesti.

Il legale, contattato dal Quotidiano, ha spiegato che il suo assistito è sereno perché «sa di non aver fatto nulla».

«Siamo di fronte a una vicenda molto strana» ha aggiunto Viggiano. «Don Giuseppe ne è consapevole e continua la sua attività in parrocchia senza farsi turbare da quello che sta accadendo. Peraltro anche la donna che lo ha denunciato continua a frequentare la chiesa e le messe celebrate dal don Giuseppe come se niente fosse».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE