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Il palazzo crollato a Vico Piave nel 2014

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POTENZA – Prescritte le accuse a 3 dei 6 imputati condannati in primo grado per il crollo, l’11 gennaio del 2014, della palazzina di vico Piave, ai margini del centro storico di Matera, che provocò due morti tra gli inquilini. Pene ridotte per gli altri 3.

Si è concluso così, ieri mattina a Potenza, il processo d’appello per la tragedia che 7 anni orsono scosse la Basilicata e l’Italia tutta. Proprio mentre a Ravanusa, in provincia di Agrigento, venivano ultimati i preparativi per i funerali delle 10 vittime di un altro terribile crollo, per cui in tanti già chiedono giustizia.

Il collegio presieduto da Pasquale Materi ha prosciolto, per decorrenza del termine di 7 anni e mezzo per la prescrizione del reato, tutti e 6 gli imputati dall’accusa di omicidio colposo. Per il decesso della 32enne Antonella Favale, morta sotto le macerie, e dell’ingegnere del Comune di Matera, Nicola Oreste, morto 3 mesi dopo in ospedale per le ferite riportate.

Sono state confermate, invece, le condanne per 3 dei 6 imputati, che erano accusati anche del reato di crollo colposo, per cui i termini di prescrizione sono di 15 anni.

Resteranno obbligati solo rispetto a un eventuale risarcimento, quindi, il proprietario dei locali interessati dai lavori “incriminati” per il crollo, Nicola Andrisani, che in primo grado era stato condannato per duplice omicidio colposo a 2 anni di reclusione. Più l’ingegner Emanuele Pio Lamacchia Acito, strutturista addetto all’ufficio opere pubbliche del Comune di Matera, e la dirigente del settore opere pubbliche del Comune di Matera, Delia Maria Tommaselli, che in primo grado erano stati condannati entrambi, sempre per duplice omicidio colposo, a un anno e 6 mesi di reclusione.

Pena ridotta da 4 a 3 anni di reclusione, invece, per Paolo Francesco Andrisani, titolare della ditta che ha eseguito i lavori in questione al pianterreno della palazzina crollata, e l’architetto Rossella Bisceglie, progettista di opere architettoniche e direttrice dei lavori stessi. E da 3 a 2 anni di reclusione, con la sospensione condizionale, per l’ingegner Francesco Paolo Luceri, progettista delle opere strutturali e direttore dei lavori a sua volta.

L’epilogo del processo d’appello era stato anticipato, a settembre, dalla sostituta procuratrice generale Emilia Tierno, evidenziando il decorso della prescrizione.

La procuratrice aveva sottolineato, d’altro canto, la convergenza di una serie di elementi a riprova della relazione tra il crollo e i lavori in corso a pian terreno dello stabile, per l’allestimento del nuovo ristorante-pizzeria di Andrisani.

Tra questi le testimonianze anche di alcuni inquilini che erano già svegli quando la struttura ha iniziato a collassare e sono riusciti ad allontanarsi dalla palazzina in tempo. Da tempo, infatti, si sarebbero sentiti scricchiolii sinistri, soprattutto la notte, quando i rumori di sottofondo si abbassavano.
L’allarme era arrivato anche ai Vigili del fuoco, che prima di Natale 2013 avevano effettuato dei sopralluoghi, e avevano indicato ai residenti la necessità di una perizia statica. Solo che il crollo sarebbe avvenuto prima che si potesse portare a termine.

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