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L'ospedale San Carlo di Potenza

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Rinviati a Giudizio due medici dell’ospedale san Carlo di Potenza, dovranno rispondere della morte di Donato Liscio

POTENZA – Finiscono a dibattimento le accuse a due cardiochirurghi del San Carlo per la morte del potentino Donato Liscio. Lo ha deciso, giovedì, il gup Salvatore Pignata accogliendo la richiesta avanzata, a fine marzo, dal procuratore aggiunto di Potenza, Maurizio Cardea.

Il prossimo 5 luglio, davanti al giudice Chiara Maglio, dovranno comparire Maurilio Di Natale, assistito dall’avvocato Donatello Cimadomo, e Filippo Prestipino, assistito da Francesco Fabrizio. Per la sorella di Liscio che si è costituita parte civile, invece, sarà presente l’avvocato Gianpaolo Carretta.
I fatti risalgono all’agosto del 2019, quando i due cardiochirurghi avrebbero sostanzialmente sottovalutato le condizioni di Liscio, reduce da un intervento importante effettuato 2 mesi prima.

Secondo il capo d’imputazione, infatti, non ne avrebbero impedito il decesso «pur avendone l’obbligo», e «con condotte autonome nell’esercizio della professione sanitaria quali cardiochirurghi in servizio presso l’Ospedale San Carlo di Potenza, ciascuno per la parte di rispettiva competenza».

MORTE DONATO LISCIO, A GIUDIZIO DUE MEDICI DEL SAN CARLO: LA RICHIESTA DELLA CONSULENZA

Tutto ruoterebbe attorno alla richiesta di «una consulenza» sulle condizioni di Liscio, figlio del titolare di una nota catena di autoscuole di base a Potenza con agenzie in tutta la regione, che «si era presentato all’Ospedale San Carlo dopo un intervento il 22 giugno 2019 di sostituzione dell’aorta ascendente con ricompattamento dei monconi e sostituzione della radice aortica, presentando uno stato di decadimento e sofferenza, degenerazione (anemizzazione progressiva, sofferenza renale febbre e astenia)».

A questo punto, infatti: «il Prestipino non evidenziava la necessità di una indicazione chirurgica all’intervento di sostituzione dell’arco aortico con reimpianto dei tronchi epiaortici, e parimenti il Di Natale, richiesto una consulenza sulle condizioni di Liscio Donato si limitava ad un consulto telefonico senza accorgersi di un evidente ulteriore aggravamento e che fosse necessario un intervento urgente cardiochirurgico cagionavano la morte di Liscio Donato a seguito di arresto cardiocircolatorio».

Il tutto «non segnalando la necessità di un intervento in tempi rapidi nonostante la documentazione di “aorta patologica perché disseccata comportante il rischio di morte improvvisa”, intervento che avrebbe comunque determinato un apprezzabile aumento delle probabilità di sopravvivenza».

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