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Luca Camodeca

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CERSOSIMO- Sui muri manifesti listati a lutto. L’amministrazione comunale di Cersosimo, interpretando il dolore comune, ha proclamato il lutto cittadino. Le bandiere a mezz’asta, le serrande dei negozi abbassate. Tutto e tutti sotto una cappa di silenzio irreale. Tante le persone ieri ai funerali di Luca Camodeca. Un abbraccio forte e caloroso dalla sua comunità, ma anche da tanti altri cittadini provenienti da diversi comuni calabresi e lucani.

Una presenza che dimostra la stima e l’affetto che lo circondavano. Lo strazio della mamma, del papà, delle sorelle, dei fratelli, accompagnati dall’abbraccio dei tanti amici e parenti. Tante le corone e i fiori. Una via crucis lenta, rotta dai lamenti, dal pianto; le stazioni del martirio sul lavoro tante, tra le vie del paese che ricordano i primi passi di Luca, i primi calci al pallone, i primi giochi con gli amici di sempre.

Passi misurati, pesanti, le gambe si irrigidiscono, come se si volessero fermare, mentre le teste dei tanti, sempre più chine, su corpi feriti, continuano a scuotersi, come se volessero rifiutare di vivere quel dramma che per molti non ha senso. Le domande sempre le stesse: “perché succedono queste cose, perché a un ragazzo così giovane”. Domande appena sussurrate, mentre ci si porta i fazzoletti su visi pallidi, bianchi, ad asciugare lacrime e dolore dal sapore amaro, che queste terre continuano da troppo tempo ad assaporare.

La salma viene portata in chiesa, accolta da una folla immensa, capace di squarciare il velo della morte e momenti intensi di desolazione. Un giovane con una croce lunga davanti agli officianti indica la via e segna il passo; il parroco fa scorrere tra le dita i grani di un rosario, sussurrando preghiere per l’anima di Luca, mentre la sua mamma è stretta dai figli e dall’angoscia, chinata su se stessa, come se d’un tratto tutto il peso del mondo le fosse crollato addosso. Più e più volte si porta le mani sul viso, segnato da rughe che raccontano storie di lavoro e sacrifici e da oggi segnato dal dolore.

Una pietà trasfigurata, in processione. Orfana del figlio. Vago, onirico, sfumato il giorno. Ancora un’altra madonna, avvolta nel suo scialle sotto la croce del mistero, ancora una mamma piange il suo figlio, ancora un giusto muore su quella croce del lavoro che troppe volte quest’anno si è vista issare sul calvario, sotto il teschio scarno di Adamo. Dietro le spoglie, l’amore di una vita, la sua Katia, vestita di scuro, piange: «Vita mia, vita mia- ha scritto- il destino è stato crudele con noi… il mio cuore in un attimo è scoppiato di dolore, un dolore che nessuno potrà colmare. Tu, amore mio, mi hai insegnato a superare ogni dolore della vita, ma non mi hai insegnato a vivere senza te. Ce l’abbiamo messa tutta per vivere la nostra vita insieme e c’eravamo quasi riusciti… Ti amerò per sempre…».

Parole che non lasciano indifferenti, commuovono e toccano il cuore. Un pianto, una nenia struggente, lacrime che bagnano queste nostre terre sempre più desolate e avare, dove si nasce e si muore trattenendo il fiato. Inizia la celebrazione eucaristica, concelebrata da Monsignor Vincenzo Carmine Orofino, Vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, dal parroco Don Asfaha Tekle e Don Giacinto Giacobino. Tra i banchi, il sindaco di Cersosimo, Domenica Paglia, i consiglieri comunali e il sindaco di San Paolo Albanese, Mosè Antonio Troiano. Il Vescovo parla di momento di sofferenza «davanti a una bara – dice- sorge la domanda sul senso della vita. Vita e compimento sono nelle nostre mani, ma soprattutto in quelle di Dio, aggiunge.

Siamo fatti di corpo e di anima, ma la parte migliore, lo spirito, siate certi, non muore mai. Siamo stati creati dall’amore, per l’amore e per l’eternità. E ora che tutto è compiuto, pace a te, caro Luca». Si intona l’Allelluia, i brividi prendono il sopravvento, come quando parla la cugina Vittoria, il suo ricordo commuove, ci si stringe forte. Poi, i canti e il profumo dell’incenso accompagnano la bara all’uscita. Fuori i tanti amici lo accolgono con le sue note più care, la musica del cuore, decine di palloncini bianchi volano in cielo, lo accompagnano nell’ultimo viaggio.

Gli applausi tanti, come la commozione che si legge negli occhi di grandi e piccini. Cos’è l’esistenza si chiedeva la gente dentro e fuori il tempio cristiano. Un mistero, probabilmente, che continua a tenerci in bilico sul filo della vita, che alla fine diventa cenere; solo l’amore, il ricordo e la fede lotteranno con il vento per impedire che tutto porti via e che tutto possa disperdersi tra i mille rivoli del mondo. Buon viaggio, caro Luca.

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