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L'ex pm potentino Francesco Basentini

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SI è dimesso ieri sera dai vertici del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria l’ex pm potentino Francesco Basentini.

Il passo indietro è maturato ieri sera dopo che anche il Pd si è accodato alle pressanti richieste di rimozione partite dall’opposizione e cavalcate, all’interno della maggioranza, dall’ex premier Matteo Renzi e i suoi fedelissimi, mai dimentichi della sua firma sull’inchiesta Tempa Rossa, che nel 2016 segnò l’inizio del declino per il politico fiorentino.

Il fuoco di fila sull’ormai ex capo del Dap era iniziato a marzo con le rivolte nelle carceri che hanno portato alla morte di 14 persone e una clamorosa evasione di massa a Foggia. Quindi si è intensificato a seguito degli arresti domiciliari concessi dai Tribunali di sorveglianza di mezza Italia, per il rischio sanitario, a diversi detenuti in condizioni precarie, tra i quali diversi nomi “eccellenti” del crimine organizzato come il casalese Pasquale Zagaria, fratello del più noto Michele. Scarcerazioni accompagnate da un duro scambio di accuse tra il Dap, a cui è stato contestato di aver emanato una circolare in cui si invitavano i direttori delle carceri a segnalare i detenuti in condizioni sanitarie a rischio, e i magistrati di sorveglianza.Basentini era stato scelto due anni fa dal ministro M5s della giustizia Alfonso Bonafede per guidare l’amministrazione penitenziaria.Martedì, dopo che le polemiche per le scarcerazioni erano tornate ad accendersi in televisione dalle frequenze di La7 con una violenta invettiva di Massimo Giletti, era arrivata la nomina di un vice alla guida del Dap, Roberto Tartaglia, per 10 anni in servizio nell’antimafia di Palermo.

A gennaio Basentini si era conquistato la fama di “punitore” anche tra alcuni sindacalisti della polizia penitenziaria dopo aver licenziato 5 agenti scoperti a suonare al matrimonio di un noto cantante neo-melodico napoletano e della vedova di un boss di camorra.“Le dimissioni di Basentini sono tardive ma giuste”. E’ stato il commento a caldo alla notizia dell’ex ministro renziano Maria Elena Boschi, che ha rivendicato come Italia viva le avesse invocate “pubblicamente in tutte le sedi”.

“Le dimissioni del direttore del Dap Francesco Basentini non bastano a cancellare quanto successo in poche settimane tra carceri in rivolta, morti, evasioni e perfino mafiosi e assassini usciti a decine di galera”. Così il leader della Lega Matteo Salvini, che ha rilanciato la richiesta di dimissioni anche di Bonafede.”Con le sue dimissioni da responsabile del Dap il dottor Basentini ha compiuto un gesto giusto e non inatteso, di cui gli va dato atto”. Ha scritto in una nota il deputato e responsabile giustizia del Pd Walter Verini. “Nel momento drammatico delle rivolte e delle morti in carcere e delle pericolosissime punte di sovraffollamento non ci eravamo accodati alle voci di chi chiedeva dimissioni immediate. In quel momento bisognava solo lavorare per spegnere gli incendi. Oggi i detenuti sono circa 53.000. Anche se ancora troppi, non sono i 61.000 di un mese fa. Poi c’è stata la brutta vicenda delle scarcerazioni di alcuni boss mafiosi e anche in questa vicenda il Dipartimento ha mostrato alcune lacune. Per questo anche come Pd abbiamo da qualche giorno posto il problema di una riflessione seria sul funzionamento del vertice del Dap. Le dimissioni del dottor Basentini possono aiutare il lavoro di rafforzamento per una gestione dell’Ordinamento Penitenziario fondata sui principi fissati dalla Costituzione: pena certa, trattamenti umani, percorsi di recupero e reinserimento per non tornare a delinquere. Dopo la significativa nomina a vice del dottor Tartaglia, ci aspettiamo adesso per il ruolo di Responsabile una figura autorevole, capace e all’altezza della delicata situazione”.

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