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Il comune di Senise

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Sette consiglieri si dimettono, cade l’Amministrazione comunale di Senise. Si conclude il terzo mandato del sindaco Castronuovo


POTENZA – Si scioglie il consiglio comunale di Senise, e dunque cade l’amministrazione retta dal sindaco Giuseppe Castronuovo, come conseguenza delle dimissioni formalizzate ieri di ben sette consiglieri: Teodora Cicchelli, Giuliana Latronico, Maria Lista (ultima entrata perché subentrata il 22 marzo scorso), Francesco Marranchiello, Nicola Petruccelli, Dino Roseti, Valeria Sassano.
Questi consiglieri hanno protocollato ciascuno una nota che però conteneva le stesse motivazioni.

«Constatato – dicono gli esponenti dimissionari del “parlamentino” senisese – il venir meno del valore di ogni azione o iniziativa politica atta a garantire il regolare funzionamento dell’Ente, essendo venuta meno l’efficacia dell’azione amministrativa, con la presente rassegno le dimissioni immediate ed irrevocabili dalla carica di consigliere presso il Comune di Senise».
Il testo termina con la citazione, necessaria per questioni burocratiche, delle norme di legge (contenute nel Testo unico degli enti locali) in base alle quali hanno dato forfait in maniera definitiva.

Il primo cittadino era al terzo mandato. I primi due sono stati consecutivi (a partire dal 2007). Il terzo – quello interrottosi con le dimissioni dei sette consiglieri – era cominciato nel 2020 e sarebbe potuto durare dunque per un altro anno.
Per la cronaca, fra i primi due mandati di Castronuovo e l’ultimo c’è stato quello della sindaca Rossella Spagnuolo.
Anche in questo caso il mandato è terminato (nel marzo del 2019) in seguito allo scioglimento del consiglio comunale secondo modalità simili a ciò che è appena accaduto.
La crisi che ha portato alla brusca interruzione dell’amministrazione è cominciata meno di un anno fa, nel maggio del 2023, quando il sindaco decise di ritirare la delega all’assessore comunale Francesco Marranchiello (uno dei consiglieri dimissionari di ieri).

In quell’occasione Castronuovo motivò la sua decisione parlando di «divergenze inconciliabili» tra Marranchiello e l’amministrazione comunale.
L’ex assessore appena tornato semplice consigliere rispose per le rime con un lungo testo in cui diceva, fra le altre cose: «Sì, le divergenze diventano inconciliabili quando non c’è il confronto e quando si ha la difficoltà ad ascoltare anche le proposte degli altri».

Il consigliere terminava il suo scritto puntando il dito sulla mancanza di reazioni della maggioranza e dichiarando: «Oggi, questo gruppo tace di fronte a questo ennesimo atto, che sicuramente è nell’esclusivo potere del sindaco, ma sta di fatto che è anche una scelta politica di complicità e di responsabilità, di tutti questi amministratori. (…) Non vi nascondo che, di fronte “all’inquinamento istituzionale”, ho avuto la tentazione di mollare tutto; però alla fine il coraggio ha prevalso sulla paura e ho deciso di rimanere nelle istituzioni, ma fuori da questo sistema».

La situazione politica è in seguito degenerata: nell’ottobre scorso fu discussa una mozione di sfiducia proposta da 6 consiglieri, due di maggioranza e 4 di minoranza (divenuti poi cinque perché nel frattempo un consigliere, Rosario Marino, dopo aver protocollato la mozione di sfiducia aveva accettato l’assessorato alle Attività produttive, dicendosi pentito di aver presentato quella mozione e passando dall’altra parte).
La discussione, andata avanti per ore, era terminata in quel caso con il consiglio che respingeva la mozione sette contro sei.
Ieri l’epilogo con i consiglieri che, dimettendosi, hanno fatto definitivamente crollare l’amministrazione Castronuovo.

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