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Il vescovo metropolita monsignor Salvatore Ligorio

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POTENZA- Poche parole e nessun commento: «L’Arcivescovo monsignor Salvatore Ligorio, che ha compiuto ieri settantacinque anni, ha rimesso il suo mandato episcopale nelle mani del Papa, secondo quanto prevede la procedura del codice di diritto canonico. Resta in carica come arcivescovo fino all’atto di accettazione da parte del Pontefice, ma continuerà ad esercitare il suo servizio anche dopo, come Amministratore Apostolico, titolo che gli spetta dalla nomina fino all’ingresso in diocesi del successore».

E’ così che con una nota stampa la Diocesi annuncia la fine del mandato di monsignor Ligorio, uno dei pochi vescovi ad aver «esercitato il suo ministero episcopale esclusivamente nella Basilicata, prima a Tricarico dove è giunto nel 1997, poi a Matera dal 2004 ed infine dal 2016 a Potenza, come metropolita della provincia ecclesiastica lucana e presidente della conferenza episcopale regionale».

«Nativo di Grottaglie, provincia e diocesi di Taranto, è stato ordinato prete il 13 luglio del 1972 , ed eletto vescovo di Tricarico, a 49 anni, nel 1997. La rinuncia al mandato episcopale per raggiunti limiti di età è stata introdotta -ha proseguito la nota- nella vita della Chiesa all’indomani del concilio da papa Paolo VI nel 1966 ed è entrata a far parte del diritto canonico riformato nel 1983».

Ma negli anni in cui monsignor Ligorio ha vissuto a Potenza sono tante le iniziative da ricordare, come quelle promosse per i più deboli in collaborazione con la Caritas. Gli ultimi anni del mandato, poi, sono stati caratterizzati dall’emergenza sanitaria da Covid 19. Ed è riguardo a quest’ultimo particolare momento storico che è legata la vicenda giudiziaria che l’ha visto indagato e poi prosciolto perché il fatto-reato contestato «non sussiste».

Il vescovo, infatti, era stato coinvolto nel processo sui “vaccini vip”. Ma, probabilmente, il momento più delicato del suo episcopato ha riguardato la riapertura della Ss Trinità. La decisione ha suscitato non poche polemiche dividendo la comunità sulla opportunità o meno di riaprire la chiesa e se riaprirla o meno al culto. L’omicidio della sedicenne potentina Elisa Claps nel sottotetto della chiesa resta una ferita che sembra impossibile da rimarginare.

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