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Il gruppo Sudtirolesi del Sud - foto Angelo Liuzzi

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TUTTO esaurito, nei giorni scorsi, alla Fiera di Bolzano, che, dopo oltre 600 giorni di chiusura a causa della pandemia, ha riaperto i battenti con tre giorni di eventi nel nuovo Event Space. Tra gli eventi in cartellone, anche il Festival dei Sudtirolesi del Sud, un gruppo social nato quasi per caso, diventato un fenomeno culturale e sociale in Alto Adige e anche nelle regioni del Centro-Sud, dove, tramite Facebook, è diventato sempre più conosciuto come punto di riferimento per chi vuole trasferirsi o è appena arrivato a Bolzano e dintorni.
Chi e cosa sono i Sudtirolesi del Sud? “Qualcuno ci vede come ospiti, molti vedono in noi una risorsa in più per questa magnifica terra. Amiamo l’Alto Adige, anche questa è casa nostra. Siamo anche noi Sudtirolesi. Sudtirolesi del Sud”. Era questa la conclusione di una nota intitolata “Le nostre radici”, datata 23 luglio 2019, firmata da Luca Crisafulli, avvocato giuslavorista, cresciuto a Bolzano, tornato in Sicilia, a Santa Teresa di Riva, insieme ai genitori, entrambi insegnanti, laureato a Messina e ritornato a Bolzano per avviare la sua attività professionale.

Pochi mesi prima, il 5 febbraio 2019, lo stesso Luca Crisafulli aveva creato il gruppo Facebook “Sudtirolesi del Sud”, di cui è amministratore, che oggi, a inizio ottobre 2021, sfiora i 5.000 membri, equamente divisi tra uomini e donne. L’idea era nata durante una chiacchierata al bar con Felice Espro, giornalista, messinese, da 21 anni in Alto Adige. Entrambi cercavano una dimensione social garbata, amichevole, con una mission “sociale” nobile, utile alla collettività. Una forma di volontariato 2.0. Con un pizzico di goliardia.
Il gruppo social è nato come contenitore di esperienze e radici di quanti portavano il Sud nel cuore, senza sapere esattamente dove si andava a parare. Work in progress, si disse alla partenza.

“Inutile dire – ammette Felice Espro – che il primo comune denominatore è stata la “panza”. Per noi meridionali il cibo è vita, la preparazione del cibo è arte, il pranzo con amici e parenti è una gioia infinita”.

Pian piano, dal social sono nate iniziative reali in ambito culturale come le visite guidate ad opera dell’architetto Flavio Schimenti, palermitano; il coinvolgimento in eventi musicali del violinista e direttore d’orchestra Roberto Federico, siciliano; le attività sociali e didattiche della tarantina Francesca Morrone, moderatrice del gruppo in coppia con l’inseparabile Giusy Maestretti, pugliese di Manduria, entrambe insegnanti; le rubriche sociologiche di Pino Maiolo; le perle di saggezza del campano Luca Di Biasio; le parole incantevoli dello scrittore siciliano Giovanni Accardo; la musica dell’avvocato Domenico Laratta, calabrese; l’impegno culturale della performer Mara Da Roit, per metà romana; le chicche dell’esperto pugliese di social, Angelo Liuzzi, anch’egli moderatore; la rete di e-commerce dell’imprenditore pugliese Vito Valente; le iniziative del giornalista e traduttore siciliano Paolo Florio.

Pian piano, è nata una rete di mutuo-aiuto che ormai copre tutti i principali centri della provincia: Bolzano-Oltradige-Bassa Atesina; Merano-Burgraviato; Silandro-Val Venosta; Bressanone-Vipiteno-Val d’Isarco; Brunico e Val Pusteria.

Si fa davvero fatica a non citarli tutti, da chi pubblica post ironici a chi punta su spunti culturali o sullo sport o sull’arte, senza dimenticare chi perpetua con goliardici sfottò la rivalità tra palermitani e catanesi (arancino o arancina?), tra messinesi e reggini (cugini dello Stretto), tra palermitani e napoletani (le capitali rivali del Regno delle Due Sicilie), tra ciociari e romani, tra salernitani e napoletani, tra pescaresi e aquilani, o semplicemente tra regioni, tra Sud e Nord.

Dopo i primi mesi, la voglia di stare insieme, anche di persona, ha portato ad organizzare un raduno a Bolzano a fine settembre 2019, grazie all’assistenza degli alpini (preziosissimo l’alpino pugliese Enrico Lillo). “C’era così tanto cibo, portato da centinaia di partecipanti, che avremmo potuto sfamare le Truppe Alpine per tre giorni – chiosa Felice Espro –. Indimenticabili le pagnotte da 5 chili l’una di Giusy Maestretti. E ancora pasta al forno, parmigiana, frittate, insalate, panzerotti, pizze, focacce, cannoli, babà, sfogliatelle. Dopo due anni, dobbiamo ancora completare la digestione”.

A seguire, un raduno a Merano, cene e bicchierate in compagnia tra membri del gruppo. Infine si è sviluppato quasi da solo il settore mutuo-aiuto, con post liberamente pubblicati dagli interessati. Dall’emergenza casa, molto forte per chi è appena arrivato in Alto Adige, alle riparazioni domestiche, dalle manutenzione di impianti al meccanico di fiducia, dalla ricerca della baby sitter ai consigli per una gita fuori porta, dai corsi di tedesco agli spunti per il tempo libero.

Il Covid ha rallentato tutto, almeno gli incontri di persona. Ma il contatto social è rimasto vivo, vivissimo. E’ stato persino di conforto, nei tanti momenti di scoramento individuale e collettivo.

Nell’ultimo anno, il gruppo è stato notato come potenziale vetrina da attività commerciali e artigianali (pasticcerie, rosticcerie) altoatesine create da meridionali, o che comunque vendono prodotti meridionali. Questa evoluzione è avvenuta a dicembre 2020, dopo che è stato proposto e realizzato un maxi acquisto di panettoni artigianali siciliani che ha avuto tante adesioni. In pochi mesi, i ritrovi o le rivendite di alimentari a gestione meridionale e con prodotti meridionali sono una trentina, tra Bolzano, Merano, Laives, Bressanone, Brunico e qualche centro più piccolo.

Il gruppo Facebook è diventato comunità per aiutare, supportare, riunirsi e sentirsi integrati anche lontano da casa. Ne fanno parte imprenditori, professionisti, giornalisti, operai, autisti, panettieri, pasticceri, artigiani, docenti, impiegati pubblici e privati, chef, pizzaioli, lavoratori di tutti i settori, musicisti, artisti, pensionati.

La maggioranza relativa, di pochissimo, è siciliana, ma è un testa a testa continuo con i pugliesi. A seguire i campani. Poi calabresi, lucani, abruzzesi, molisani, laziali, sardi. Nel gruppo non mancano toscani, emiliani, romagnoli, veneti, liguri, marchigiani, trentini e sudtirolesi doc, tutti innamorati del Sud e dei meridionali. Senza paletti, il gruppo è aperto a chi ne condivide i valori. Meridionali appena emigrati, oppure figli o nipoti di emigrati, o comunque appassionati del Sud.

“La nostra presenza social è utilissima perché siamo uno spaccato della presenza italiana in Alto Adige. L’idea, da tempo in cantiere, adesso è matura: vogliamo costituirci in associazione culturale – racconta Luca Crisafulli – per far sentire il nostro modo di intendere la vita a vari livelli. Potremmo puntare ad esempio sui voli diretti, magari solo estivi, tra Bolzano e il Meridione. Potremmo portare avanti anche delle battaglie per l’evoluzione dell’Autonomia: per esempio chi si trasferisce in Alto Adige per i primi 4 anni non può votare alle elezioni comunali e provinciali, deve continuare a votare nel comune di appartenenza. Oppure sono necessari 5 anni di residenza o domicilio continuativo per accedere a determinati contributi pubblici. Lo ritengo sbagliato perché chi viene qui si vuole identificare nella comunità a tutti gli effetti. Infine l’emergenza casa: prezzi alle stelle in un mercato bloccato, con tanti immigrati appena arrivati o in arrivo per coprire il vuoto di manodopera di una società ricca che continua a creare occupazione. Le azioni su questo tema sono indifferibili”.

“Siamo una Ellis Island 4.0 – aggiunge Felice Espro – perché chi, appena immigrato o residente da anni ma con pochi contatti, approda nella nostra isola social, per prima cosa cerca persone del suo stesso paese, poi della sua stessa provincia o regione. Dal social al bar il passo è breve: nascono amicizie, comitive, amori. Siamo stati molto utili ad esercizi commerciali, rosticcerie e gelaterie-pasticcerie che faticavano a crescere. Ora i loro clienti sono aumentati. Non solo meridionali, anche autoctoni. Siamo certamente d’aiuto a chi arriva e non ha un alloggio, il medico di base, non sa a chi rivolgersi per avere informazioni, ad esempio il patentino di bilinguismo, la dichiarazione di appartenenza linguistica, l’accesso ai contributi”.

Dopo quasi due anni di distanza fisica, domenica scorsa (3 ottobre 2021) i Sudtirolesi del Sud hanno potuto tenere il loro raduno. Mascherine, distanze, disinfettanti, green pass e tanta allegria. Il calore del Sud ha riscaldato l’autunno sudtirolese con le canzoni di Modugno, Battiato, Rosa Balistreri, Murolo, Venditti, Mia Martini, Pino Daniele e altre voci note e meno note, i versi immortali di Totò e Trilussa, l’allegria della pizzica salentina e della tarantella del Gargano.

La scaletta ha visto diverse performances artistiche che spaziavano dalla musica al ballo alla lettura attorale. Il programma è stato allestito dal direttore artistico Roberto Federico, siciliano, insegnante di viola e direttore della Merano Pop Symphony Orchestra, che ha coordinato l’organizzazione artistica assieme a Domenico Laratta. La conduzione sul palco dell’evento è invece stata curata dalla brillante Mara Da Roit, l’assistenza di palco del materano Romolo Radicchi.

I cantanti: il casertano Pinomò (Giuseppe Mone) accompagnato da Matteo Pra Mio al cajon e dal chitarrista Mark Markin; il siciliano Andrea Russo; i bolzanini con grande passione per la tradizione musicale del Meridione, Chiara Veronese e Matteo Bozzo; Lorenzo Sola accompagnato da Federico De Zorzi; Vincenzo Perriello, di origini calabro-lucane, con il siciliano Paolo Bonvissuto; l’avvocato calabrese Domenico Laratta con la band musicale “B-Folk”; il cantautore Andrea Maffei e Gigi Mongelli. E ancora l’attore Angelo Torrice, romano, e le applauditissime ballerine dell’Associazione Terpsichòre di Trento guidate da Evelina Capannolo (abruzzese) ed Elisa Leonesi (trentina), che promuovono nel profondo Nord le danze popolari del Sud come la “pizzica pizzica” salentina, la tarantella del Gargano e la Tammurriata dell’Agro Nocerino sarnese. In tedesco patria si dice “Heimat”, un vocabolo che non ha un vero corrispettivo nella lingua italiana. Viene spesso tradotto con “casa”, “piccola patria” o “luogo natio” e indica il territorio in cui ci si sente a casa propria perché vi si è nati, vi si è trascorsa l’infanzia o vi si parla la lingua degli affetti. La patria, intesa come tutto ciò che costituisce lo spirito, le radici, l’identità di un popolo.

Per i Sudtirolesi del Sud, casa e patria non per forza sono la stessa cosa. La patria è quella che si porta nel cuore. Ma la casa è dove ci si realizza come persona, come lavoratore, come membro della comunità. “C’è chi sente nostalgia della terra d’origine, chi non si integra, chi torna indietro. Noi vorremmo – conclude Crisafulli – che chi arriva in Alto Adige si sentisse a casa. E chi lascia l’Alto Adige lo decidesse per validi motivi sentimentali, professionali, per una scelta ponderata. Di certo non perché si è sentito solo. Ci saremo noi a fargli compagnia”.

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