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Lorenzo Cesa

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CATANZARO – Sono 79 le richieste di rinvio a giudizio avanzate nell’ambito dell’inchiesta “Basso profilo” (LEGGI TUTTE LE NOTIZIE) che a gennaio aveva portato all’emissione di cinquanta misure cautelari.

Al centro dell’indagine della Procura di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri, ci sono anche i legami tra le cosche di ‘ndrangheta ed esponenti del mondo politico, di professionisti e imprenditori.

Nel provvedimento emerge subito che, rispetto alle 85 persone coinvolte nell’avviso di conclusione delle indagini (LEGGI), sono 78 quelle per le quali è stato chiesto il processo.

Tra i nomi di coloro che non compaiono nella richiesta della Procura spicca quello di Lorenzo Cesa, la cui posizione è stata stralciata.

Rischiano il processo, invece, l’assessore regionale Francesco Talarico, l’ex consigliere comunale di Catanzaro Tommaso Brutto, il figlio Saverio Brutto, ex assessore al Comune di Simeri Crichi, l’ex sottoufficiale della guardia di finanza Ercole D’Alessandro.

La soddisfazione di Cesa

La decisione della Procura di stralciare la posizione di Cesa è stata accolta favorevolmente dall’ex leader nazionale dell’Udc: «Da credente ringrazio Dio. Questa vicenda – ha detto – mi ha creato un grande dolore. A mio figlio, quando il Covid mi ha costretto al ricovero, ho detto che se mi fosse capitato qualcosa di grave avrebbe dovuto difendermi fino in fondo, perché con questa storia non avevo nulla a che vedere. E oggi sono soddisfatto dall’esclusione del mio nome dalla richiesta di rinvio a giudizio. E un motivo di grande soddisfazione».

Parlando con l’AdnKronos ha aggiunto: «Finire la mia vita politica infangato come persone legata alla ‘ndrangheta sarebbe stato triste, sono molto contento. Evidentemente i magistrati hanno letto meglio le carte, assumendo questa decisione per me vitale dal punto di vista morale, per la mia famiglia, innanzitutto, e anche per quello che rappresento per questa piccola comunità che è l’Udc».

«Fin dall’inizio – ha concluso Cesa – mi sono dichiarato estraneo a questa vicenda, ero coinvolto in qualcosa che non mi apparteneva. Io ho sempre avuto la massima attenzione ogni volta che sono venuto in Calabria, così come in altri luoghi. Il mondo della ‘ndrangheta l’ho sempre contrastato».

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